“Avevo così tanta paura, sapevo che non potevo muovermi da quell’unica stanza. La casa era sotto tiro di armi da fuoco. Siamo stati in 13, stipati in una sola camera, per due settimane. Quando mio padre è uscito, è stato ucciso davanti ai miei occhi”. Sono le parole di Rana, 12 anni e tanta, troppa sofferenza già vissuta.
Save the Children lancia una nuova petizione internazionale all’ONU per fermare le violenze sui bambini. Bambini che, come Rana, da due anni sono vittime di guerra e violenze, che cercano riparo ovunque. Fuggitivi, abbandonati a loro stessi, costretti ad abbandonare le loro case per trovare cibo, per venire curati.
Secondo il rapporto di Save the Children, che verrà pubblicato il 14 marzo, alla vigilia del secondo anniversario del conflitto in Siria, un bambino su tre ha subito percosse o è stato ferito con armi da fuoco, senza contare le violenze sessuali.
Parchi, fienili, grotte da rifugi temporanee si trasformano nelle loro nuove case, edifici fatiscenti, dove il rischio di malattia cresce insieme a quello della malnutrizione.
“È ora di dire basta a queste violenze inaccettabili – ha dichiarato Valerio Neri, Direttore Generale di Save the Children – Diamo voce ai bambini in Siria firmando la petizione internazionale che Save the Children lancia oggi, a 9 giorni dalla vigilia del secondo anniversario dall’inizio del conflitto, appellandosi a Ban Ki Moon e ai 5 membri permanenti del Consiglio di Sicurezza dell’ONU, perché concordino un piano che ponga fine immediata alle violenze e assicuri l’accesso degli aiuti umanitari che devono raggiungere con urgenza i bambini sul territorio”.
Sono 240mila le persone raggiunte da Save the Children in Siria e nei campi profughi in Giordania, Libano e Iraq, dove sono stati distribuiti kit igenici, coperte, vestiti e generi di prima necessità. Per aderire basta andare sul sito e firmare. Usiamo la nostra voce per darla ai bambini che non ne hanno.
Ilaria Bortot
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