dalla nostra corrispondente Federica Marsi
Riprendono le proteste in Tunisia contro il governo di Ennahda, questa volta sotto forma di un ballo, l’Harlem Shake, divenuto virale sul web e utilizzato dai giovani tunisini come arma per ribadire il loro diritto alla libertà di espressione. Il primo episodio è avvenuto al liceo Imam Moslem di Tunisi lo scorso 23 febbraio, quando un gruppo di studenti ha ballato l’Harlem Shake nel cortile dell’istituto. Come è avvenuto ormai in numerosi paesi del mondo, anche loro hanno deciso di creare la loro versione del video postato per la prima volta da alcuni ragazzi australiani, che ha dato il via ad una serie virale di imitazioni.
Come nel video originale, i ragazzi si sono lasciati andare ad un ballo sfrenato che include l’imitazione di atti sessuali, indossando i costumi più svariati, dai boxer alla tradizionale tunica indossata dai salafiti. Il video, reso pubblico su You Tube, ha suscitato la forte reazione del ministro dell’Educazione, Abdeltif Abid, che ha indetto un’indagine e minacciato di prendere seri provvedimenti nei confronti degli studenti e di quanti hanno preso parte a questa “violazione del sistema educativo”.
Le dichiarazioni del ministro hanno provocato un’immediata ondata di proteste sotto forma di nuovi Harlem Shakes, nati per esprimere solidarietà con gli studenti dell’Imam Moslem. All’istituto di lingue Bourguiba di El Khadra, alcuni salafiti hanno cercato di impedire agli studenti di girare un nuovo video ma sono stati invitati ad andarsene. Uno dei salafiti ha brandito una molotov per intimorire i manifestanti, che è fortunatamente rimasta inutilizzata., mentre un altro ha redarguito gli studenti dicendo “i nostri fratelli palestinesi vengono uccisi dagli israeliani e voi state qui a ballare”. Alcuni manifestanti hanno lanciato pietre contro la polizia, intervenuta per disperdere la manifestazione, la quale ha risposto utilizzando bombe lacrimogene.
L’ultima manifestazione di dissenso per la reazione del ministero dell’Educazione, giudicata repressiva dagli studenti, è avvenuta venerdì scorso proprio di fronte la sua sede di Tunisi. Un centinaio di ragazzi, truccati e mascherati, si sono radunati nel pomeriggio per ballare davanti all’edificio, circondato dal filo spinato e protetto da alcuni poliziotti. Questa volta, a causa di disguidi tecnici, gli studenti non hanno potuto ballare la colonna sonora tipica dell’Harlem Shake, ma hanno intonato l’inno tunisino e urlato a gran voce “Libertà!”.
Nonostante il ministero abbia attribuito la severità della sua reazione alla mancata richiesta di autorizzazione al direttore dell’istituto da parte degli studenti dell’Imam Moslem, è chiaro che gli eventi degli ultimi giorni sono da inserirsi nel dibattito politico attualmente in corso nel paese. Ennahda, partito d’ispirazione islamica, ha introdotto nella stesura della nuova costituzione un’interpretazione della libertà di espressione che tutela l’Islam e tutto ciò che è ad esso collegato. Secondo questa definizione potrebbero quindi essere passibili di reato tutte quelle manifestazioni che, come l’Harlem Shake, si fanno beffe di simboli religiosi o urtano la sensibilità islamica. Si oppongono a questa interpretazione tutti quei tunisini figli del laicismo di Bourguiba e del passato regime, ma anche tutti quei musulmani che non vedono nell’austerità del nuovo governo un’espressione autentica della loro religione.
La gravità della reazione delle istituzioni è da imputarsi non a un discorso di merito, che potrebbe apparire ad alcuni condivisibile, ma alla scelta, sempre più lampante, di soffocare la libertà di espressione conquistata con il sangue dai tunisini durante la rivoluzione. L’Harlem Shake è solo l’ultimo tentativo di far capire al nuovo governo che il popolo non è disposto a vedersi sottrarre nuovamente questo diritto.
Video del primo Harlem Shake, al liceo Imam Moslem di Tunisi
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