Tahjack Tikaz (che significa un “calcio forte”) è un giovane rapper filippino. Ha 22 anni ed è nato a Roma, anche se ha vissuto per molti anni dell’infanzia in Filippine. I suoi testi sono in tagalog (la lingua filippina) ed è il rapper filippino più famoso a Roma, tanto che si esibisce quasi ogni anno al grande evento del Giorno dell’Indipendenza delle Filippine, ed inoltre è stato uno dei pochi artisti chiamato ad esibirsi davanti alla comunità mondiale dei filippini durante la scorsa D2D – la conferenza mondiale sulla Diaspora Filippina svoltasi a Roma nel 2012. Il simbolo di Tahjack è una fionda di legno con inciso l’emblema della bandiera filippina, fattagli dal padre, che lui porta sempre con sé. È un bravo ragazzo, dal forte legame con la sua cultura e i suoi testi parlano di pace. Intervista e foto di Stefano Romano.
Tahjack, presentati ai nostri lettori.
Io sono nato il 31 luglio 1990, a Roma, da genitori filippini. Ho frequentato il liceo fino al secondo anno; ho dovuto abbandonare la scuola perché mia madre si è ammalata, e io ho dovuto iniziare a lavorare per aiutare la mia famiglia. Ho fatto molti lavori, dal cameriere, al giornalaio, al cuoco. Da quando ho 17 anni non ho mai smesso di lavorare.
Quando hai iniziato a fare musica e perché?
Ho iniziato a fare musica all’età di 17 anni grazie ad alcuni rapper filippini che mi hanno ispirato molto. Prima era soltanto un gioco fare musica ma poi, continuando a farlo, è diventato una vera passione. Per me la musica è molto importante perché mi solleva sempre il morale.
Tu sei nato a Roma, ma i tuoi brani sono in tagalog. Quanto è importante per te la tua lingua? Lo fai per far arrivare il messaggio al tuo popolo o come tuo intimo legame con la tua terra?
Per me il tagalog è fondamentale perché è l’emblema delle miei origini, cioè rappresenta l’essere un vero filippino. Infatti il mio motto è: ”la persona che non dà importanza alla propria cultura è come un pesce puzzolente”.
Solitamente il rap veicola testi trasgressivi e duri; ma dalle tue liriche emerge invece un messaggio positivo, addirittura un tuo brano significa “Pace” (“Naniniwala”). È importante per te questo aspetto?
Si è veramente importante per me il messaggio positivo delle mie canzoni, perché voglio che tutte le mie canzone abbiano dei messaggi che possano aiutare le gente a riflettere su varie cose. Sopratutto nel mio paese, dove la criminalità sta crescendo molto, per questo la maggior parte delle mie canzoni parlano di pace.
Veniamo al testo di “PINOY”, il tuo brano più rappresentativo, che mi ha colpito molto. È un’analisi del tuo rapporto e del tuo punto di vista sul tuo popolo? Interessante il riferimento ad un verso classico della tradizione musicale filippina, quando il cantante Heber Bartolome esortava il popolo filippino a non vergognarsi se aveva il naso schiacciato.
I versi del brano a cui ti riferisci significano “mangia il riso anche se è bruciato”. Vuol dire che a noi va bene tutto; in questi versi io ho descritto il tipico carattere filippino, che accetta qualsiasi cosa, l’importante è quello di stare insieme e divertirsi, che sia in casa o per strada. “Sono un filippino e sono fiero di esserlo \ non c’è mai stato un momento in cui mi sono vergognato di avere un naso schiacciato \ quindi se sei filippino non ti devi vergognare \ bisogna essere fieri della propria origine che tu sia ricco o povero \ bisogna sempre essere orgogliosi del nostro paese, le Filippine \ perché nessuno è mai riuscito a conquistarlo”. In questi versi si capisce subito cosa intendo dire: vorrei che tutte le persone, sia delle Filippine o di un’altra nazionalità, possano sentirsi sempre fiere della propria origine.
Cosa pensi, invece, della generazione dei ragazzi filippini della tua età che nascono a Roma?
La generazione dei ragazzi filippini che nascono a Roma, da come ho visto, nella maggior parte non sa quasi nulla della cultura filippina. Alcuni di questi infatti negano pure di essere filippini; e alcuni non conoscono neanche le parole del nostro inno nazionale. Però non tutti sono così, ci sono anche quelli che cercano di conoscere le proprie origini.
Anche se sei nato in Italia senti molto forte il legame con le Filippine? Sei orgoglioso di essere filippino?
Si tantissimo, io sono molto legato al mio paese, anche se non ci torno da dieci anni. Fiero di essere filippino, e lo sarò per sempre. Come dico sempre: “One movement, one passion and one love. Mabuhay ang Kulturang Pinoy (viva la cultura filippina)”.
Nel ringraziare Tahjack Tikaz, la redazione di Frontiere News si unisce nel fargli le condoglianze, poiché sua madre è deceduta pochi giorni fa. Lui ha voluto ugualmente fare questa intervista perché ci tiene a portare avanti il suo messaggio e la cultura del suo Paese. Nel lasciarci mi dice che sta andando a farsi un tatuaggio, il primo della sua vita, nonostante il padre sia assolutamente contrario. Rapper e tatuaggi sono uno stereotipo, ma poi mi fa vedere cosa si vuole tatuare: la foto del volto della madre defunta, che andrà per sempre sul petto, sopra il cuore. Sono piccole cose che fanno la differenza.
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