di Logan Lee
La battaglia per queste fredde isole dura dal 1833, da quando i britannici hanno dichiarato sovranità sulle isole nonostante la popolazione locale fosse argentina e da quattro anni fossero presenti strutture argentine che salvaguardavano tale popolazione. Da allora Argentina e Regno Unito contendono sovranità sul territorio, e la guerra delle Falkland del 1982 non ha modificato lo status dell’arcipelago: Territorio d’oltremare britannico.
Negli ultimi anni è risorto il reclamo argentino su quelle che per loro sono sempre rimaste le “Islas Malvinas”. Le amministrazioni della famiglia Kirchner, prima con Nestor ed ora con Cristina, hanno avanzato la legittimità della loro richiesta su ogni sede possibile ottenendo svariati consensi, principalmente dai paesi latinoamericani che non vedono con simpatia l’occupazione inglese. Dal lato suo, l’Inghilterra ha organizzato un referendum nel territorio e circa 99% ha votato per mantenere l’attuale status. Il problema di fondo è valutare quanto sia valido tale dato in una popolazione che al momento è interamente di origine britannica. In effetti, lo stato sudamericano non ha dato alcun valore a questo risultato visto che da quando è finita la guerra il numero di cittadini di origini argentini è diminuito drasticamente (arrivando a meno di 30 nel 2012).
È questa dicotomia, insieme al grande giacimento di petrolio sotto il territorio dell’arcipelago, che ha spinto la Kirchner a rivolgersi al neo eletto Papa Bergoglio per chiedere di intervenire per il maggior dialogo tra le parti, che al momento sono in una fase di completo stallo. Cristina Kirchner ha avuto un colloquio con il nuovo pontefice, nato in argentina ed ex arcivescovo di Buenos Aires, e ha asserito che questa potrebbe essere una opportunità unica.
Difficile ipotizzare un intervento diretto da parte del Vaticano che raramente si espone in questioni geopolitiche di questa portata, ma la Gran Bretagna potrebbe prendere in considerazione di riprendere le discussioni sotto richiesta di Papa Francesco. Un buon inizio dal quale far partire l’avvicinamento delle parti potrebbe essere la diminuzione delle restrizioni di accesso alle isole per cittadini argentini, visto che ad oggi non ci sono voli diretti partendo dall’Argentina (è necessario andare prima in Cile o in Brasile).
Un fattore che potrà pesare nei calcoli del pontefice è proprio la pressione pro autonomia argentina esercitata da un altro paese molto cattolico e con molto peso internazionale: il Brasile. L’interesse dietro questa pressione potrebbe essere connesso al fatto che in quella nazione è già presente la più avanzata tecnologia per l’estrazione del petrolio ad altissime profondità e tale investimento ha già portato risultati fantastici per il colosso sudamericano.
Quindi non è da ritenersi un caso che entrambe le presidentesse siano state tra le prime a visitare il nuovo capo della chiesa cattolica e che la questione Falkland sia stata al centro delle attenzioni. Un suo eventuale intervento potrebbe essere considerato un vero aiuto caduto dal cielo.
Il desiderio delle nazioni sudamericane per una maggior integrazione regionale, sposata in pieno dall’intero Mercosur nonché dal Venezuela (altro alleato argentino), passa dal controllo delle risorse naturali presenti in quel continente e sembra vitale, sia dal punto di vista politico che da quello strategico, che l’arcipelago torni ad essere chiamato Malvinas sotto egemonia argentina.
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