Thailandia, stop al commercio legale di avorio

In molti paesi del mondo possedere oggetti in avorio è un vero e proprio status symbol. Molti ricchi arrivano a pagare anche 800 dollari al chilo al mercato nero per aggiudicarsi il prezioso materiale. Da Bangkok arriva una notizia incoraggiante:la Thailandia, il secondo paese al mondo per il commercio dell’avorio, ha annunciato la fine del mercato legale dell’“oro bianco”.

Un annuncio storico ottenuto grazie alla campagna del Wwf per chiedere la messa al bando del commercio dell’avorio, una petizione alla quale hanno aderito un milione e mezzo di persone.

“Come prossimo passo riformeremo la legislazione nazionale con l’obiettivo di porre fine al commercio dell’avorio e allinearci con le normative internazionali – ha annunciato intervenendo al Cites il primo ministro thailandese Yingluck Shinawatra, come reso noto dal Wwf – Questo ci aiuterà a proteggere tutte le specie di elefanti, da quelli africani a quelli thailandesi selvatici o domestici”.

La Thailandia oggi dopo la Cina è il più grande mercato illegale dell’avorio. Le autorità hanno certificato 67 venditori autorizzati di avorio, eppure i turisti comprano oggetti in più di 250 negozi.

Nel comunicato del Wwf si legge anche che “porre fine a ogni forma di commercio dell’avorio in Thailandia avrà un ruolo determinante nell’arginare un drammatico bracconaggio globale che sta causando la strage di decine di migliaia di elefanti ogni anno e che alimenta un’attività criminale internazionale legata al commercio di parti di animali, un traffico illegale secondo solo a quello di armi e droga”.


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