di Arbër Agalliu
Sono in tanti a non sentire la mancanza della “Lady di Ferro” e non si tratta solamente di minatori e operai.
Dopo la tragica notizia trasmessa dalle emittenti televisive internazionali, le quali dichiaravano la morte di Margaret Thatcher, il tam tam sui social network ha fatto il giro del paese e centinaia di persone si sono riversate nelle strade del Regno Unito dopo che si erano date appuntamento con lo scopo di festeggiare la morte della “Iron Lady”. Quella che doveva essere una festa organizzata soprattutto dai sostenitori del partito laburista, si è trasformata in una manifestazione violenta e pericolosa. L’anarchia ha invaso le strade di diverse grandi città del Regno Unito, ci sono stati scontri tra la folla e le forze dell’ordine e molte vetrate dei negozi sono andate in frantumi.
L’ex Primo Ministro conservatore della Gran Bretagna ha sempre diviso l’opinione pubblica inglese, dal momento in cui ha assunto la carica del paese nel 1975 fino ai giorni nostri. Il segretario generale della Durham Miners Association, David Hopper ha commentato così la scomparsa della Signora Thatcher: “Per i sindacati questo giorno non è arrivato abbastanza in fretta ed io sono felice di essere vissuto abbastanza per assistervi, questo è il più bel regalo di compleanno che io possa aver ricevuto”. Anche in casa nostra non sono mancate le dichiarazioni shock. «Nemmeno una lacrima ipocrita per mrs Thatcher. Il leader politico che in Europa, dopo i dittatori fascisti, ha fatto più male al lavoro». Così ha commentato la morte dell’ex Primo Ministro inglese il sindacalista Giorgio Cremaschi.
Lo scorso febbraio il museo della città di Grantham, città natale della “Ledy di ferro”, respinse la possibilità di ospitare nei suoi spazi una statua proprio della signora Thatcher, la decisione venne presa dopo la manifestazione svolta dai sostenitori del partita laburista. Le forze dell’ordine non escludono la possibilità di nuove violente manifestazioni durante i funerali che si terranno il 17 Aprile e che dovrebbero costare al Regno Unito almeno 8 milioni di sterline.
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Odio ripetere il mio nome due volte quando mi presento agli altri, come odio rispondere a chi mi domandano se mi trovo meglio in Italia o in Albania. Io mi sento un italiano albanese a Firenze, ed un albanese italiano a Tirana.
Tra le varie collaborazioni in Italia ed in Albania c'è anche quella con ToscanaTv. All'interno del programma "Toscana senza frontiere" riporto la bella faccia dell'immigrazione, attraverso reportage e interviste da me realizzate.
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