Indonesia, da 19 secoli la comunità cinese tramanda l’arte della ceramica – Fotogallery

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L’industria artigianale della ceramica (a San Keuw Jong, nel Borneo occidentale) è un’attività portata avanti dalla comunità cinese locale. Questo antico patrimonio manifatturiero, tramandatosi di generazione in generazione, si narra risalga a ben 19 secoli fa, e possiede un valore artistico molto alto.

Non c’è da stupirsi allora se variegati motivi antichi, riportati su prodotti ceramici, possono essere trovati qui e sono così sorprendenti alla visione. Si va da motivi di piante, come rose, fiori jampa, fiori meihoa, sino alla realizzazione di disegni raffiguranti un drago, otto Dei, nove draghi e molto altro, tutti motivi che caratterizzano la tradizione della comunità cinese.

Tuttavia, se si presta attenzione alle forme, agli smalti, ai colori, gli ornamenti ed ai materiali utilizzati, questo tipo di ceramica è molto simile a quella realizzata nell’antica Cina, in un periodo che va dalla Dinastia Tang (618-906), Sung (906­-1279), Yuan (1279-1368) sino ad arrivare alla Dinastia Ming (1368-1644).

Secondo Hendra Wijaya, 22 anni, tale somiglianza è strettamente collegata alle influenze culturali che furono portate dagli antenati provenienti dalla Cina continentale, al tempo della grande migrazione a Singkawang, nel passato, giunti qui nella speranza di cambiare il loro destino. Così, ricchi di competenze sul processo di realizzazione della ceramica acquisite nel loro paese natale e di alcuni esempi di manufatti ceramici, ne fecero poi il loro mestiere.

“Tutto ciò non può essere disgiunto dalle influenze culturali portate dagli antenati. Tuttavia, a quel tempo essi (gli avi) non producevano direttamente ceramiche, ma dei contenitori di terracotta per fare scorta di acqua potabile, molto importanti per la società cinese. Dopo il successo di quei vasi, espansero allora i prodotti di loro produzione con altri tipi di merci, come ciotole, piatti, teiere e ceramiche,” afferma il proprietario dell’industria ceramica ‘Sinar Terang’ della terza generazione, nel villaggio di Saliung, distretto 17, a sud di Singkawang.

Per quanto riguarda il processo di realizzazione, gli artigiani di questa città hanno anche mantenuto le modalità tradizionali. Oltre alla ruota girevole per formare il corpo ceramico, utilizzano il forno Naga, o Dragon, come camera di combustione. Nella nazione della Grande Muraglia, questo forno è conosciuto dal 10° secolo d. C. La sua presenza è registrata nella città di Singkawang da decenni, ed è l’unico ancora esistente al mondo.

“Fu costruito nel 1935. Tuttavia ha subito diversi lavori di restauro e manutenzione. Infatti tre dei sette forni appartenenti all’azienda non sono più operativi, per bancarotta,” afferma il proprietario dell’industria ceramica, la cui produzione risale al 1980.

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La designazione del forno Naga stesso, secondo quanto raccontato ad Hendra dai propri genitori, trae origine dalla regione del Guangdong, nella Cina meridionale. In passato, la popolazione del luogo non aveva familiarità con questo forno per cuocere ceramiche. Essi (gli artigiani) utilizzavano esclusivamente le grotte presenti sulle montagne per fungere da camere di combustione. Dopo molto tempo, osservando la forma delle grotte, furono ispirati a realizzare dei forni.

“La forma ricordava quella di un lungo drago (Naga), per questo poi la comunità cinese lo denominò forno Naga. In genere, la lunghezza di questo forno può raggiungere i 38 metri, è dotato di un paio d’occhi, e vi sono altresì tre fori che ricordano delle bocche in basso. Queste bocche servono come cavità in cui introdurre il legno ardente,” aggiunge l’uomo, padre di un figlio.

Come avviene il processo di realizzazione della ceramica allora? In verità esso non è molto diverso dal modo utilizzato nella vecchia industria ceramica presente nella città di Jingdezhen, provincia dello Jiangxi, nella Cina continentale. Il primo passo è la preparazione della materia prima, il suolo caolino -una terra speciale per fare la ceramica- che viene poi immerso nell’acqua per due settimane.

Tale terreno viene in seguito lavorato a macchina per eliminare l’umidità, fino a ché il suolo diventa elastico. Per una vasca di terra questo procedimento può richiedere 2-3 ore. “Però si può anche calpestare il suolo sinché questo diventa flessibile,” dichiara l’uomo dalla pelle bianca.

A miscelazione completata, il secondo stadio dopo la fresatura, il cui scopo è quello di compattare e drenare l’acqua ancora contenuta nel terreno, la terra viene tagliata ed adattata alle dimensioni della ceramica che verrà posta sulla ruota girevole.

“Nel corso di questo processo non tutte le ceramiche sono realizzate allo stesso modo. Per le ceramiche di grande formato è necessario un processo di connessione delle parti, che devono essere tre. Ci si impiega circa un giorno,” asserisce ancora, con un semplice sorriso.

Quando la forma è completata, la ceramica passa poi tra le mani degli artigiani, esperti nel campo della decorazione. I motivi realizzati sono diversi, realizzati tramite stampe, intagli e timbri. Poi il prodotto deve essere lasciato riposare per circa due ore, girato all’ingiù in un posto ombroso, per evitare il formarsi di fessure e rotture.

In seguito le ceramiche realizzate vengono smaltate o colorate attraverso la tintura o il getto di colore. La tecnica della tintura viene di solito utilizzata per oggetti di artigianato di piccole dimensioni, come ciotole o piatti, che vengono immersi uno ad uno in un recipiente contenente smalto liquido, mentre per le ceramiche di grandi dimensioni, la colorazione avviene versando la tinta sui bordi. La ceramica viene tenuta capovolta, per poi essere cosparsa di colore dal basso verso l’alto, mentre la parte inferiore solitamente non viene smaltata. Nel caso si voglia utilizzare più colori (polychroom) si può adoperare un pennello. Nel giro di due giorni quest’industria d’artigianato può realizzare migliaia di ceramiche.

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“Questo vale per i manufatti di piccole dimensioni ma, per quanto riguarda quelli più grandi, siamo in grado di tingerne circa 50 in due giorni,” afferma l’uomo corpulento.

La fase successiva è la cottura. Tutta la ceramica che è stata smaltata, grande o piccola, viene inserita nel forno Naga. “Tuttavia bisogna ricordare che, prima di fare questo procedimento, la camera di combustione dev’essere controllata e pulita, perché qualora le condizioni all’interno fossero di sporcizia, o vi fossero dei piccoli orifizi, la cottura della ceramica risulterebbe insoddisfacente, addirittura potrebbe portare alla rottura di molti manufatti,” spiega Hendra.

Le ceramiche vengono poi disposte in base al tipo di resistenza al calore. Quelle non smaltate sono poste nella parte posteriore, vicino al camino di sfiato –lontane dalla fonte di calore- in modo che non si crepino o rompano. Nel mezzo invece vi stanno le ceramiche colorate di dimensioni relativamente piccole.

Quando tutti i manufatti sono stati introdotti nel forno Naga –il loro numero può raggiungere le migliaia di pezzi ceramici- gli sportelli ed i fori del forno vengono tappati con mattoni o argilla. Dopodiché la combustione è pronta per iniziare. Si accende il primo fuoco a partire dal quarto foro posto sulla parte anteriore, o testa, utilizzando legno di albero della gomma, che ha un potere calorifico molto elevato.

Il fuoco che arde nella testa del Drago deve essere attizzato per 12 ore, mai lasciato smorzarsi o morire. Se poco prima si erano chiusi gli orifizi del forno Naga con mattoni, il passo successivo consiste nel dischiudere questi sportelli ed aperture, in modo graduale a partire dal fronte. In ogni fessura s’infila immediatamente del materiale combustibile ardente.

E quando il colore della fiamma nel foro inizia a cambiare diventando biancastro, allo stesso modo fa la ceramica, è il segnale che i manufatti contenuti all’interno sono pronti. Il fuoco va quindi spento nel primo foro, per poi passare al successivo. E si continua così sino ad arrivare all’ultima apertura.

“Per trasferire il fuoco da una finestra all’altra ci vogliono circa 12 ore, sino a che tutto il forno arde per 24 ore, raggiungendo una temperatura anche di 1200° gradi. Tuttavia, quando inseriscono il materiale combustibile nei fori, gli artigiani devono prestare molta attenzione, una mancanza di cautela potrebbe causare il crollo delle ceramiche disposte all’interno, o la rottura dei manufatti in fase di cottura,” spiega Hendra.

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Quando il processo di cottura è concluso, il forno Naga deve riposare per più di una giornata, lasciando le ceramiche a maturare all’interno. Per accelerare il calo della temperatura del forno, gli sportelli e tutte le aperture vengono spalancate. Dopo che il forno ha raggiunto il giusto stadio di raffreddamento, allora le ceramiche vengono prelevate una ad una e sono pronte per il mercato.

“Per la commercializzazione della ceramica di Singkawang gli operatori del settore si limitano al campo locale. Non sono in grado di esportare, considerando che il mercato è dominato dai moderni prodotti in ceramica provenienti dalla Cina. Ma se vi sono prodotti ceramici che escono dal territorio, questo avviene poiché i compratori vengono direttamente qui, di solito da Jakarta, Java, o dalle Filippine. E le ceramiche dai motivi tradizionali cinesi, in particolare quelle della dinastia Ming, sono le più popolari,” conclude Hendra radioso, terminando l’intervista di quel pomeriggio.


Profilo dell'autore

Jemy Haryanto
Sono nato e vivo tutt'ora in Indonesia. Una nazione plurale, multiforme, con migliaia di isole, migliaia di tradizioni, di etnie, di lingue locali. Sono 11 anni che lavoro nel mondo del giornalismo, ho iniziato da un piccolo giornale locale, per poi diventare inviato televisivo per un'emittente nazionale. Ora, oltre a scrivere per Frontiere News, lavoro come giornalista full time per un rivista internazionale, e faccio anche il Freelance. Sono sposato con una donna italiana, che mi continua a dare l'energia per scrivere. Non sono un amante della politica, ma nei miei articoli cerco di trasmettere il mio amore per la natura, le tradizioni e le usanze dei popoli.

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