La parola “razza” sta per scomparire dalla Costituzione francese. Il testo originale dell’articolo 1 (datato 1946) che recita: “La Francia è una Repubblica indivisibile, laica, democratica e sociale. Garantisce l’eguaglianza davanti alla legge di tutti i cittadini senza distinzione d’origine, razza o religione”, sta per essere infatti modificato abolendo la parola “razza” e aggiungendo un breve testo per precisare che “la Repubblica combatte il razzismo, l’antisemitismo e la xenofobia. Non riconosce l’esistenza di nessuna razza presunta“.
Il primo passo in questa direzione è stato fatto appoggiando il progetto di legge presentato dal partito di Jean-Luc Melenchon, il Front de gauche, e appoggiato dai socialisti, tra cui appunto l’attuale presidente Hollande. Il Presidente aveva promesso fin dalla campagna elettorale queste manovre, sottolineando come la Francia fosse fiera del suo “mix-etnico e della sua molteplicità”.
Fortemente contrario a questa modifica è il centro-destra, capeggiato dal presidente uscente Nicolas Sarkozy, che ha subito bollato come “ridicola” l’idea di cambiare il testo costituzionale. Tuttavia, nel quarto paese d’Europa per numero di immigrati (quasi 4 milioni), appare ormai inevitabile attuare una politica di larghe e moderne vedute. Come disse proprio Hollande in tempo di campagna elettorale: “Non c’è posto nella République per la razza. Per questa ragione domanderò all’indomani della presidenziale al Parlamento di sopprimere la parola razza dalla nostra Costituzione”.
Dubbi arrivano anche dalle frange più aperte all’immigrazione: intervistata dal quotidiano francese Le Monde, Daniéle Lochak, professoressa emerita di Diritto Pubblico presso l’Università di Parigi Sud ed ex presidentessa del Gisti (associazione no-profit per il supporto immigrati), spiega come il testo sia in effetti puramente simbolico, e che quindi questa modifica non apporterebbe significativi cambiamenti. “Il termine, del resto, non è un tabù in molti altri paesi che, come la Francia, hanno messo fuori legge la discriminazione razziale. E, soprattutto, si trova in tutte le convenzioni internazionali sui diritti umani che vietano la discriminazione a causa di provenienza o etnia o razza.”, spiega la professoressa, che continua: “non si può immaginare di cambiare il preambolo del 1946. Inoltre è legalmente impossibile”.
Profilo dell'autore
- Dal 2011 raccontiamo il mondo dal punto di vista degli ultimi.
Dello stesso autore
- Americhe20 Dicembre 2024Usare l’AI per ridare un’identità a 10 milioni di schiavi afroamericani
- Centro e Sud America20 Dicembre 2024Capoeira, la ‘danza’ che preparava gli schiavi alla libertà
- Nord America19 Dicembre 2024La vita straordinaria di Elizabeth Miller, da Vogue a reporter di guerra
- Europa19 Dicembre 2024La doppia vita di Solomon Perel, nella Hitlerjugend per sopravvivere all’Olocausto