Yasemin Yılmaz è rinchiusa nel carcere di tipo E di Mardin da marzo. E’ stata arrestata circa due mesi fa semplicemente per aver consegnato i quotidiani kurdi Azadiya Welat ed Özgür Gündem nel distretto di Mazıdağı. In manette lo stesso giorno finì anche suo marito, Nizamettin Yilmaz. Di recente è stata pubblicata una sua lettera riguardante la propria esperienza.
IL GRIDO DI DOLORE – La donna, che portava avanti una gravidanza da due mesi, racconta dell’aborto spontaneo subito mentre era detenuta presso il Quartier Generale di Polizia di Mardin: ”Sono stata aggredita mentre ero in custodia ed ho avuto un aborto perché i poliziotti mi hanno preso a calci sulla pancia e mi hanno sottoposto a torture psicologiche mentre mi interrogavano. In seguito sono stata portata all’ospedale statale di Mardin, dove ho saputo per la prima volta che stavo avendo un aborto. Nonostante gli avvertimenti dei medici, i poliziotti mi hanno riportato in carcere e condotto in cella”.
LA DENUNCIA – Yasemin Yilmaz ha scritto di aver denunciato i poliziotti; questi ultimi sono stati comunque giustificati dal procuratore che ha affermato che la donna avrebbe subito un aborto a causa delle medicine che aveva preso o a causa del cibo che aveva mangiato prima o durante la detenzione, come riporta il sito Rete Kurdistan Italia (http://www.retekurdistan.it/?p=3402).
La Yılmaz, inoltre, ha scritto di aver contestato il Procuratore per aver giustificato i poliziotti invece di aver lanciato un’indagine contro di loro ed i loro comportamenti, aggiungendo che difenderà i suoi diritti fino alla fine e si rivolgerà alla CEDU per chiedere la punizione dei poliziotti che l’hanno torturata.
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