Di nuovo in piazza i movimenti antisemiti a Budapest. Malgrado il divieto della polizia, alla vigilia del congresso mondiale ebraico in programma in Ungheria, i sostenitori del partito di estrema destra “Jobbik” sono scesi nelle principali piazze della capitale per manifestare proprio contro l’organizzazione del congresso. La terza forza politica locale parla di complotto israeliano per comprare il Paese e rilancia la proposta di schedare i cittadini ebrei.
“Cosa ci ha dato Dio?” – chiede alla folla il leader di Jobbik, Gabor Vona. “Un futuro migliore!”, risponde la platea. “Siamo un’eccezione qui in Europa – aggiunge Vona – non perché siamo la nazione più antisemita, ma perché anche se tutta l’Europa è ai loro piedi, se tutta l’Europa lecca i loro piedi, noi non lo faremo mai”.
Negli ultimi anni sono aumentati vertiginosamente gli attacchi di stampo antisemita in Ungheria. Nel Paese vivono oltre 100mila ebrei, una delle comunità più grandi del Vecchio Continente: “L’ascesa di Jobbik è solo uno dei sintomi”, sostiene Peter Feldmajer, capo della federazione delle comunità ebraiche ungheresi. “Il problema più grande è che circa mezzo milione di persone sostiene l’estrema destra e in tanti accettano l’atteggiamento di disprezzo verso gli ebrei”.
Nonostante gli attacchi antisemiti, il governo conservatore di Viktor Orban si difende ricordando il sostegno a diverse commemorazioni, così come avvenne per la “Marcia per la vita” lo scorso 21 aprile, in cui oltre 10mila persone si sono mobilitate per ricordare le vittime dell’olocausto.
Resta la realtà di un Paese, però, dove il 24% della popolazione mostra pregiudizi verso gli ebrei. In questo il clima prenderà il via, questa domenica, il Congresso ebraico mondiale.
Luca La Gamma
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