Le autorità dell’Uzbekistan hanno condannato una donna protestante di Urgench, nel nord ovest del Paese, a 18 mesi di “lavoro correttivo”, colpevole di “produrre illegalmente e distribuire materiale religioso”. Il giudice Makhmud Makhmudov ha deciso che la donna dovrà lavorare al servizio dello Stato e una parte dello stipendio verrà requisito come multa. Inoltre per i prossimi mesi non potrà uscire dallo Stato.
Fonti locali hanno raccontato ad Asianews, che la polizia avrebbe montato delle prove fasulle per incastrare Sharofat Allamova. L’Uzbekistan è noto per la fortissima censura del materiale religioso, e spesso accadono fenomeni coercitivi ai danni della minoranza cristiana.
La donna era stata portata via dalla sua casa nel gennaio scorso e il giudice ora ha stabilito al condanna in base all’articolo 244-3 del Codice penale. Oltre ad aver ricevuto la confisca della Bibbia ed altri testi religiosi, ora Sharofat rischia di essere spedita in autunno nei campi di cotone per la raccolta.
L’88% della popolazione uzbeka è musulmana sunnita mentre i cristiani costituiscono una minoranza dell’8%. Nel Paese la libertà religiosa è soggetta ad una forte limitazione da parte del governo e rientra nella lista dei 15 “paesi oggetto di particolare attenzione”, stilata dalla Commissione statunitense per la libertà religiosa del 30 aprile.
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