Fedeltà, gelosia e libertà sessuale: un’intervista per conoscere il poliamore

poliamore.org a Roma Pride 2013

Milan Kundera diceva che “chi perde la propria intimità, perde tutto”. Ma cosa succede invece se l’intimità la si vive con più persone? Se c’è un argomento che sembra occupare l’umanità da secoli, in qualunque ambiente e a qualunque livello sociale, questo è quello dell’amore e della passione. Che fosse tempo di guerra, dittatura, crisi economica, rivoluzione, conflitto sociale, non esiste epoca che non abbia prodotto romanzi, poesie, liriche e canzoni a tema amoroso o passionale. In Occidente l’amore e le relazioni sono indissolubilmente legati all’idea di “coppia”: uomo e donna (ma anche, più di recente, uomo e uomo o donna e donna), uniti da un rapporto esclusivo, sia dal punto di vista sessuale, che affettivo, che intellettuale.

Ma davvero l’amore è un sentimento esclusivo? L’esclusività del rapporto amoroso e sessuale è un segno di amore oppure di bisogno di rassicurazione da parte di chi lo pretende? La coppia è l’unico tipo di relazione possibile, oppure solo un modello culturale ben assimilato? Aprire la propria relazione ad altre persone, dal punto di vista sessuale e ancora di più affettivo, è segno di debolezza o di maturità e certezza del legame? Amare più di una persona allo stesso tempo significa che non si ama davvero nessuno dei propri partner? Chi pratica il poliamore dice “no”, e vive relazioni profonde e leali… con due o più partner. L’amore incondizionato è un’utopia? La risposta (o una delle possibili risposte) nell’intervista che ho realizzato con la redazione di poliamore.org, portale italiano sul mondo del poliamore.

di Francesca Zanni

 Come descrivereste il poliamore a chi ne sente parlare per la prima volta?
Per poliamore s’intende la pratica, ma anche la semplice accettazione come possibilità, di intrattenere più relazioni intime contemporaneamente, a patto che ci sia consapevolezza e consenso da parte di tutte le persone coinvolte

Chi ha parlato per la prima volta di “poliamore” e quando?
Il termine nasce negli USA nei primi anni Novanta, e il contesto nel quale il fenomeno comincia ad assumere la sua forma “moderna” è quello delle sperimentazioni in ambito sessuale e relazionale che hanno caratterizzato la cosiddetta “rivoluzione sessuale americana” (alcuni commentatori la chiamano “seconda rivoluzione sessuale”), che si colloca tra l’epoca degli hippies negli anni Sessanta e i primi anni Ottanta. Deborah Anapol, che è una delle voci più prominenti del poliamore, nel 2010 ha pubblicato un testo (Polyamory in the 21st Century) nel quale per la prima volta traccia una storia del fenomeno, legandolo ad esperienze di vita comunitaria che sorprendentemente sono spesso connesse a contesti religiosi, non solo pagani ma anche di matrice cristiana, e di cui è possibile rintracciare esempi anche molto più indietro nel tempo, per esempio nelle comuni ispirate a Fourier dell’Ottocento. Nei tempi più recenti il poliamore ha assunto una connotazione specifica misurandosi con una varietà di tendenze e orientamenti relazionali e sessuali minoritari che negli Stati Uniti delineano ambiti piuttosto ben definiti.

Cosa c’era “che non andava” nelle relazioni di coppia?
Elisa: Nella mia relazione di coppia nulla andava male. A sedici anni mi sono innamorata di quello che oggi è mio marito, e per tre anni siamo stati la classica, “normalissima”, felice coppia monogama. Ma non siamo mai stati gelosi l’uno dell’altra, e avevamo idee molto più “aperte” rispetto ai nostri amici sulle esperienze sessuali “extraconiugali”, anche se non ne avevamo mai fatto esperienza. Quindi a diciannove anni ci siamo detti: “perché privarci di qualcosa che per noi non costituisce un problema?”. Un anno dopo un altro partner è entrato nella nostra vita, e dopo sette è ancora con noi. Anzi, ha celebrato lui il nostro matrimonio!

Nicola: L’unica cosa che non va nel modello monogamo è il fatto che sia ritenuto socialmente come l’unico valido, anzi l’unico possibile. Ci saranno sempre situazioni in cui un singolo rapporto esclusivo è un’ottima scelta: l’importante è che rimanga appunto una scelta all’interno di un ventaglio di possibilità.

 Elena: Nulla, se non il fatto che, da cosiddetta “monogama seriale”, andavo di relazione in relazione dando per scontato che l’amore, quello “vero”, quello “per sempre”, sarebbe durato senza spegnersi come inevitabilmente succedeva a tutte le mie relazioni, mai alimentate da un impegno a farle funzionare ma sempre e solo dalla convinzione che “prima o poi arriverà quello giusto di cui non mi annoierò”. La profonda riflessione fatta quando ho conosciuto il concetto di poliamore mi ha portata a comprendere che le relazioni richiedono impegno, dialogo, confronto, intimità intesa come esporsi l’uno all’altro. E mi sono anche resa conto che le relazioni non sono affatto cose banali o che vanno avanti da sole.

 Morena: Mai avuto una relazione di coppia monogamica! Io non “vado” nelle relazioni di coppia monogamiche, mi sento costretta, innaturale (questo vale per me, s’intende), immersa in una convenzione sociale che non mi appartiene.

 Alessandro: Ciò che “non va”, principalmente, è che non sono sessualmente geloso, e non mi interessava il “faccio sesso solo con te, ma poi te lo faccio pagare”. In secondo luogo, mi piace essere libero di poter esplorare amicizie/relazioni con le persone a cui tengo senza la spada di Damocle del “se diventa troppo intima, va contro qualcos’altro”. Odio che mi si dicano balle, e nella coppia monogama succede. E poi una donna che mi dice che “vuole tutto da me” mi terrorizza.

 Quindi secondo voi l’esclusività della relazione amorosa (cioè il sentimento esclusivo per una persona) è qualcosa di culturale, invece che una tendenza innata nell’uomo? Se la nostra società avesse un sistema di valori diverso, le persone sarebbero tendenti al poliamore?
La monogamia è qualcosa di assai raro in natura, e anche nella nostra specie è molto più diffuso l’avere relazioni con più partner (dichiarate o nascoste che siano), che avere un rapporto “esclusivo” per tutta la vita. A ben vedere, ogni relazione è unica e quindi – sotto certi aspetti – esclusiva. Volendo fare un paragone: è impossibile pensare che un genitore ami allo stesso modo, o per gli stessi motivi, i suoi due bambini. Eppure li ama ugualmente entrambi. E nessuno insinuerebbe mai che quel tipo di affetto possa diminuire, “dividendolo” tra più destinatari d’amore. L’unico aspetto che faccia pensare che il legame sessuale e romantico tra due persone possa comportarsi diversamente è il sentimento del possesso.

Ma possesso ed esclusività sono cose molto diverse: ci si può sentire unici per una persona, ed avere quindi un rapporto esclusivo, pur non “appartenendo” all’altro, e mantenendo quindi la libertà di provare affetto e attrazione anche per altre persone. Quindi sì: mettendo in discussione il sistema di valori per il quale amore coincide con possedere l’altro, quasi al pari di un oggetto, ecco che la non esclusività sessuale potrebbe essere vista non come un ostacolo all’amore, ma come una semplice scelta relazionale.

 La prima associazione che viene in mente è quella con le più “famose” coppie aperte: in che cosa è diverso il poliamore?
La coppia aperta è solo uno, dei possibili volti del poliamore. Se guardiamo alla definizione, per poliamore si intende ogni situazione in cui si hanno (o si accetta anche solo idealmente di avere) più relazioni intime. Questo significa che poliamore può essere: la coppia che decide di avere altre esperienze sessuali, senza aprire gli aspetti emotivi a terzi; ma anche la coppia che sceglie di avere altre relazioni sessuali e affettive con terzi; o anche la coppia che instaura un legame talmente forte con una terza persona, da trasformarsi in triade. Da definizione anche la coppia che non ha altre relazioni (né sessuali né emotive) con terzi, ma che accetta la possibilità che nel futuro avvengano, è definibile “poliamorosa”. All’interno del poliamore poi ci possono essere anche vere e proprie famiglie allargate: formate da coppie e triadi con relativi ulteriori partner, che decidono di vivere tutti insieme. Ecco perché è difficile parlare di poliamore in un unico modo: ci sono davvero infinite possibilità di relazioni poliamorose, tante quante ce ne sono per le coppie monogame.

 Se una persona dice di amare più persone nello stesso modo, non sarà che forse non ne ama nessuna davvero?
È un cliché molto comune quello di mettere in dubbio un sentimento solo perché l’altro ha un modo diverso di viverlo. Si chiama egocentrismo cognitivo, ed è anche ciò che porta a pensare che una cultura possa essere superiore ad un’altra, o che il nostro punto di vista sia quello oggettivo e “giusto” in senso universale.

Volendo ragionare allo stesso modo: siamo davvero sicuri che chi non ha mai provato amore per più di una persona alla volta, sappia cosa sia davvero “essere innamorati”? Ma grazie al cielo questa domanda non ce la vogliamo neppure porre. Ognuno ama e vive i sentimenti in modo diverso. C’è chi fa coincidere l’amore con la fedeltà sessuale, chi con la fedeltà sentimentale, chi con la gelosia ossessiva, e chi con la semplice onestà e condivisione dei comportamenti. In ogni caso, se c’è reciprocità e accordo, è di certo un bel rapporto.

 Perché l’esclusività affettiva e sessuale non sono “indici” della profondità e autenticità del sentimento d’amore, secondo voi?
Lungi da noi (noi ovvero redazione di poliamore.org) pensare che non ci sia profondità nelle relazioni monogame! Chi ha messo in giro queste voci?

Sfatiamo subito questo stereotipo di monogamia vs poliamore: ognuno è libero di impostare le proprie relazioni affettive in modo che rispondano ai propri bisogni. Non c’è un rapporto “giusto” o “sbagliato” a prescindere.

Di certo scegliere consapevolmente che si può essere liberi di avere altre esperienze e altre relazioni, è indice di una comunicazione di coppia molto matura, sicura del rapporto e della solidità del legame, e che non si fa mettere inutili soggezioni da giudizi sociali che non c’entrerebbero nulla con la propria visione del rapporto di coppia.

Ma questo è altrettanto vero per chi sceglie consapevolmente di mantenere un’esclusività affettiva e sessuale all’interno della coppia, senza ricorrere a tradimenti extraconiugali, bugie, raggiri e manipolazioni…

Quindi, ogni rapporto è profondo e autentico finché c’è fiducia, rispetto per l’altro e per i suoi bisogni, e onestà.

 Già è difficile far durare felicemente una relazione con una sola persona, come è possibile farlo con più persone?
Anche qui ognuno ha la sua ricetta: c’è chi trova molto faticoso gestire più relazioni sentimentali (ma non ne farebbe comunque a meno) e chi ne può essere addirittura ricaricato! Di certo – se si riesce a guardare oltre il luogo comune delle gelosie e della competitività tra partner – si potrà notare come certe triadi o certe coppie poliamorose siano in realtà agevolate, nei rapporti, dall’avere più partner e più figure di fiducia a cui rivolgersi nel momento del bisogno. Avere più punti di vista, più voci, più esigenze in gioco, complica di certo le cose. Ma più complesso non significa per forza meno felice o meno appagante. Anzi: spesso è una complessità faticosa ma molto arricchente, che permette di vivere al 100% (e oltre) ogni singolo rapporto.

 Come si gestisce la gelosia?
Come gestiscono la gelosia le persone monogame e con partner fedelissimo, ma affette da “gelosia cronica”? La domanda potrebbe essere più o meno la stessa.

Chi è geloso solitamente non lo fa perché gli piace o lo trova divertente; di solito teme per la relazione, e ha paura di perdere la persona che ama.

E ciascuno calma le paure del partner in maniera diversa: ci sono le coppie che puntano sul ridimensionare le relazioni con gli altri (amici o partner che siano), della serie “ti dimostro che nessuno è importante quanto te”; e ci sono le coppie che puntano sull’individuare i motivi dell’insicurezza e lavorano per rafforzare il loro legame, in modo da non vietarsi di avere altri partner (o altri amici del sesso opposto, il paragone come vedete funziona in ogni caso) ma bensì di poter dire “ecco: è questo che trovo di unico e insostituibile in te, e nessun altro rapporto potrà togliermi la voglia di averti al mio fianco”.

E a volte non basta neppure questo.

Per alcune persone ci possono volere anni di lavoro su di sé e sulla relazione di coppia, e per altri addirittura il troncare quella relazione. E anche chi non è mai stato geloso in vita sua potrebbe vedersi arrivare prima o poi un metamore (il nuovo compagno/a del proprio partner) che gli faccia saltare ogni certezza.

Quindi rispondere a questa domanda è abbastanza difficile; perché per ciascuno di noi, e per ciascuna relazione che ognuno di noi ha (o ha avuto), la gelosia assume motivazioni diverse e una gestione differente. Ma che comunque comporta un grandissimo lavoro di analisi di sé e del proprio rapporto di coppia.

 Che ruolo ha la libertà/fedeltà sessuale in queste relazioni? Il poliamore implica la libertà sessuale o una sorta di “polifedeltà”?

 Poliamore può implicare totale libertà sessuale, come fedeltà assoluta ed esclusiva ai propri 2, 3 o n partner che si abbiano. Come già detto in precedenza, non vi è un’unica forma di relazione poliamorosa; come d’altronde non vi è un’unica forma di fedeltà “monogama”… C’è chi la intende come non avere altri rapporti sessuali, e chi non vuole proprio altri rapporti fisici, di qualsiasi natura essi siano, anche non sessuali. Alcuni addirittura considerano tradimento l’aprirsi emotivamente a qualcun altro che non sia il proprio partner. Stessa cosa avviene nel poliamore: alcune triadi sono chiuse, e restano fedeli – sia sessualmente che affettivamente – a vita. Ma altre relazioni prevedono una libertà sessuale totale, o limitata, o condivisa. Dipende da ciò che fa star meglio ciascuno.

Pensate che sia possibile una famiglia poliamorosa? Un figlio non rappresenterebbe un legame più profondo ed esclusivo tra due membri del nucleo familiare?

 Sì, potrebbe rappresentare un legame più profondo ed esclusivo; come accade anche ai genitori separati, che sono comunque legati a vita dal loro bambino anche se hanno nuovi partner. Potrebbe tuttavia non esserci la “coppia” genitoriale ma una triade genitoriale, formata da una mamma e due papà, o da due mamme e un papà, o anche da tre papà o tre mamme. In alcuni casi il bambino cresce direttamente nel gruppo “famiglia”, senza un numero di mamme o papà definito. Ma non è certo il poliamore ad aver introdotto tutto ciò; da secoli assistiamo, sia nel mondo animale che in quello umano, all’esistenza di famiglie allargate, ricomposte, monogenitoriali o omosessuali, di comunità educative e di famiglie naturali e affidatarie coesistenti. Verrebbe più naturale chiedersi: esiste davvero un unico tipo di famiglia?

Per essere poliamorosi bisogna essere bisessuali?

Scusateci se deviamo con un’altra domanda retorica, ma: per essere monogami bisogna essere etero? Poliamoroso è chi concepisce che l’amore possa essere tra più di due persone. Questo non implica essere etero, omo o bisessuali, né maschi o femmine o transgender, né simpatici, antipatici, belli o bruttarelli.

 Come siete giunti alla consapevolezza di volere una relazione poliamorosa?

Elisa: Non ne ero consapevole. Per me e il mio partner la fedeltà sessuale non era un’esigenza, quindi concepivamo l’idea di avere altre relazioni fisiche, stile coppia aperta. Ma c’è voluto un anno, prima che uno dei due sentisse davvero quest’esigenza; e quando è successo, io mi sono innamorata. Siccome andavamo tutti e tre molto d’accordo e stavamo bene insieme, ci siamo detti: “perché no”? Solo dopo anni di vita a tre abbiamo scoperto che esisteva il “poliamore”.

 Nicola: Ho spesso avuto dubbi sull’obbligo dell’esclusività. Alcuni anni fa ho scoperto tramite internet che molte persone avevano accantonato la monogamia e gestivano i loro rapporti chiamandoli con questo curioso termine, “poliamore”. Mi ci son ritrovato subito, ma non credevo che l’avrei visto praticato in Italia per un bel po’: e invece eccoci qui.

Elena: Di relazioni aperte ho cominciato a parlare con il mio attuale partner (quello di più lunga durata, al momento), ancora prima che instaurassimo una relazione. Non avevo mai avuto, da sola, lo spunto di mettere in dubbio che la monogamia fosse il modo “naturale” di stare insieme. Però parlandone mi sono resa conto che non doveva essere necessariamente così, che altri modi sono possibili. E se nei primi tempi ammetto di aver “subito” l’apertura della mia relazione, tanto era difficile staccarmi dall’assetto mentale che avevo, adesso sono finalmente serena al punto da aprirmi io stessa ad altre possibili relazioni.

Morena: Ne sono consapevole da sempre, fin da adolescente non ho mai capito fino in fondo tutte le storie che mi raccontavano le amiche sulle loro relazioni monogamiche. Io sentivo di avere la necessità di un’apertura e di maggiore chiarezza nei rapporti. Una sincerità e una consapevolezza che non vedevo nelle relazioni altrui.

Alessandro: L’ho circa proposto alla mia prima morosina, a diciotto anni. Mi ha considerato un pazzo. Ho scoperto a ventiquattro anni che esisteva il concetto, e dopo i ventisei ho provato a trasformare una relazione monogama con infedeltà di lei in relazione poly (disastrosamente). Dai ventotto non cerco altro.

Una persona tende al poliamore in modo “innato”, ha una sorta di orientamento affettivo e sessuale per questo genere di relazione, oppure è qualcosa a cui ci si può “avvicinare”?

Anche qui non esiste una risposta unica. Per alcune persone il poliamore non è che una modalità relazionale, e quindi può variare a seconda del partner con cui ci si relaziona, ma anche a seconda dei propri bisogni attuali. Per altri è un tassello della propria identità, e non lo si può scegliere né cambiare: si ha l’incapacità di provare affetto solo per una persona alla volta e non si sarebbe mai felici in una relazione monogama. Quindi ci si può benissimo avvicinare gradualmente al poliamore, si possono avere relazioni poliamorose per un periodo transitorio della propria vita e basta, come scoprire che lo si era da una vita ma non si conosceva “il nome”.

Cosa dà in più il poliamore, rispetto alle relazioni “tradizionali”?
Ciascuno darebbe a questo quesito una risposta diversa, perché per ciascuno i valori aggiunti a una relazione sono relativi e personali. Stando sullo spiritoso: dà di certo almeno un partner in più…

Tornereste alla classica “coppia”, eventualmente?
Elisa: Io non riesco a vedermi in un diverso assetto relazionale, con i miei due partner attuali. Forse con una persona diversa potrei anche tornare a vivere una relazione monogamica, ma onestamente non vedo come “migliore” né l’una né l’altra. Dipende tutto da come sono le persone di cui ti innamori, e di come tu sei con loro.

Nicola: No, non mi sento di promettere più l’esclusività a nessuno. La sento una limitazione troppo forte, arbitraria e negativa delle mie possibilità di scambio con gli altri.

Elena: Credo di avere smantellato abbastanza i capisaldi della “coppia classica” da non poterci credere più. Non potrò mai più pensare di avere occhi e cuore soltanto per una persona, e che qualcuno possa davvero avere occhi e cuore solo per me. Sono convinta che questa totalità di coinvolgimento non sia possibile. Credo che non potrei più fare a meno dell’onestà totale che permette a me e a chi mi sta vicino di poter parlare in totale trasparenza di altre persone che ci piacciono.

Morena: Non ci tornerei perché non l’ho mai provata.

Alessandro: No, grazie, ma sono stato “monogamo” a lungo, perché a tratti non vuoi semplicemente nessun altro. Ma l’idea che desiderare un’altra persona sia sbagliato non la posso condividere, e l’idea di dover chiederlo alla mia compagna mi pare ipocrita.

 

Forse la coppia è solo un modello culturale, forse no. Forse la pretesa di esclusività è solo un personale bisogno di affermazione, o forse è segno che si ama tanto una persona da soffrire se questa non ha occhi che per noi. Forse la libertà sessuale e affettiva è segno della certezza e indissolubilità del legame tra due persone, forse della sua debolezza. Ma forse fare distinzioni così nette, in fondo, non è importante e nemmeno possibile. Forse quello che il poliamore ci insegna, alla fine, non è quale sia il “vero” amore, ma che un “vero amore” non esiste, e che ogni forma di relazione, se praticata con il sincero consenso di tutte le persone coinvolte e nel rispetto delle loro idee, sentimenti e tendenze, è “naturale” e legittima, e come tale va rispettata e riconosciuta.

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