Iran: 50 milioni al voto per eleggere il nuovo presidente

Teheran – Sono sei i candidati che domani si sfideranno per prendere il posto di Mahmud Ahmadinejad, attuale Presidente della Repubblica islamica dell’Iran in procinto di completare il suo secondo e ultimo mandato. Le candidature che hanno passato il vaglio del Consiglio dei Guardiani della rivoluzione sono sei. Quattro fanno riferimento allo schieramento conservatore vicino alla guida suprema Ali Khamenei e sono: il negoziatore per il nucleare Said Jalili, il sindaco di Teheran Mohammad Baqer Qalibaf, il consigliere diplomatico di Khamenei Ali Akbar Velayati e il candidato indipendente Mohsen Rezai. Lo schieramento dei riformisti è rappresentato dal religioso Hassan Rohani mentre i moderati sono rappresentati dall’ex ministro del petrolio e delle telecomunicazioni Mohammad Gharazi.

I candidati favoriti. Il favorito delle elezioni, il riformista ed ex presidente Rafsanjani, è stato escluso nelle scorse settimane per motivi di età (78 anni). Il sospetto è che il Consiglio dei Guardiani, molto vicino al conservatore Khamenei, abbia preso questa decisione per evitare una sua possibile vittoria. Il candidato dei riformisti è così divenuto Rohani, che non sembra però avere lo stesso appeal elettorale di Rasanjani. Tra i conservatori il favorito sarebbe Qalibaf, attuale sindaco di Teheran, anche se è poco probabile che uno dei candidati riesca a superare la quota del 50% dei voti che eviterebbe il ballottaggio tra una settimana.

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La denuncia di Google. Ad inquinare l’atmosfera pre-elettorale è arrivato oggi un comunicato di Google che ha denunciato attacchi hacker contro decine di migliaia di account Gmail in Iran. L’azienda di Mountain View ritiene che l’attacco sia “politicamente motivato in relazione alle elezioni presidenziali”. Pare infatti che nelle scorse settimane molti oppositori del regime abbiano subito tentativi di phishing. L’opposizione iraniana denuncia, inoltre, che più di 80 suoi esponenti sono stati uccisi negli ultimi sei mesi, mentre i due candidati riformatori che si erano presentati alle elezioni del 2009, Mir Hossein Mousavi e Mehdi Karroubi, restano agli arresti domiciliari.

di Manuele Petri

 


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