GINEVRA – Tra il marzo 2011 e la fine di aprile 2013 le vittime del conflitto in Siria sarebbero state 92.901. Sono i dati forniti oggi a Ginevra dall’Alto commissariato delle Nazioni Unite sui diritti umani durante la presentazione di un rapporto dedicato al conflitto siriano. “Il numero di omicidi continua a crescere a ritmi incredibilmente elevati”, ha commentato l’Alto commissario Navi Pillay durante la presentazione del rapporto.
Le vittime sarebbero sottostimate. L’ultimo studio, che aggiorna il precedente dato di circa 60 mila morti documentate fino al 30 novembre 2012, si è basato su un elenco combinato di 263.055 vittime segnalate da 8 fonti selezionate. Da questo totale sono stati eliminati i doppioni e tutte quelle morti per cui non è stato possibile accertare in maniera ufficiale luogo, data e nome della vittima. Secondo la Pillay “è molto probabile che il totale di 93 mila morti sia sottostimato. Sono infatti circa 38 mila le vittime escluse dall’analisi per mancanza di informazioni. Si pensa inoltre che un numero significativo di omicidi non sia stato riportato delle fonti prese in considerazione”.
Una escalation di violenze. L’analisi mostra un drammatico aumento del numero medio mensile di omicidi documentati dall’inizio del conflitto che sono passati da circa mille al mese, nell’estate del 2011, a una media di più di 5 mila al mese da luglio 2012. “Questo tasso estremamente elevato di omicidi, mese dopo mese, riflette il drastico deterioramento del conflitto in corso”, ha commentato la Pillay, “Come chiaramente indicato nella recente relazione della Commissione d’inchiesta sulla Siria, i civili stanno sopportando il peso di attacchi indiscriminati diffusi, violenti e devastanti sia nelle grandi città che nei villaggi periferici. Le forze governative stanno bombardando e lanciando attacchi aerei sulle aree urbane giorno dopo giorno e stanno anche utilizzando missili strategici oltre che bombe cluster e termobariche. Anche le forze di opposizione hanno bombardato le zone residenziali, pur se con meno potenza di fuoco. C’è stato, inoltre, un aumento del numero degli attentati che hanno causato molte vittime, in particolare a Damasco”.
Migliaia di minori uccisi. Il maggior numero di uccisioni documentate è stato registrato nel governatorato di Damasco Rurale (17.800) seguito da quelli di Homs (16.400), Aleppo (11.900) Idlib (10.300), Daraa (8.600), Hama (8.100), Damasco (6.400) e Deir ez-Zor (5.700). Nonostante il fatto che nel 75% dei casi l’età della vittima sia ignota “è stata dimostrata l’uccisione di almeno 6.561 minori, di cui 1.729 bambini sotto i dieci anni”, ha proseguito l’Alto Commissario, “Ci sono anche casi ben documentati di singoli bambini torturati e giustiziati e di intere famiglie, compresi i neonati, massacrate”.
L’appello. “Di fronte a questi dati esorto le parti a dichiarare un cessate il fuoco immediato”, ha proseguito la Pillay, “Questa carneficina senza senso non giova a nessuno. Le Nazioni più influenti, agendo collegialmente, potrebbero fare molto di più per portare il conflitto ad una rapida conclusione risparmiando così innumerevoli altre vite. L’unica risposta è una soluzione politica negoziata”, ha concluso la Pillay.
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