Sudafrica, farmaci per i malati di Aids tra le baracche di Marikana

E’ un accordo importante quello siglato a Rustenburg, cuore dell’industria estrattiva del Sudafrica nord-occidentale nonché terra di aspri conflitti sociali. “Finalmente il governo ci dà una mano” gioisce monsignor Kevin Dowling parlando al Misna; da ora in avanti infatti i nove centri per l’assistenza ai malati di Aids situati nelle baraccopoli intorno ai giacimenti di platino e gestiti dalla sua diocesi, riceveranno i farmaci dallo Stato e non più grazie a finanziamenti americani.

E’ previsto per le prossime settimane l’arrivo dei primi pacchi di farmaci antiretrovirali ai centri d’assistenza delle “township” intorno a Marikana e alle altre miniere.

“Finora, puntualizza monsignor Dowling, l’acquisto delle medicine, la spesa più significativa per la diocesi, era finanziato dalla Chiesa e da altre organizzazioni caritatevoli statunitensi attraverso la Conferenza episcopale del Sudafrica”.

E’ grazie a degli accordi sottoscritti lo scorso ottobre con alcune società indiane che l’aiuto del governo si può spiegare, questi accordi consentiranno di risparmiare in due anni l’equivalente di 193 milioni di euro. La sfida ora è quella di estendere la copertura degli aiuti a due milioni e mezzo di persone in Sudafrica, il paese con il numero di malati aids più elevato al mondo.

“Invece di tre pasticche due volte al giorno ne basterà solo una” afferma monsignor Downling spiegano come i progressi riguarderanno anche le modalità di cura. Nei centri della diocesi di Rustenburg si comincerà in poche settimane, non appena saranno terminate le scorte del vecchio tipo di antiretrovirali. “Siamo pieni di speranza” confida il vescovo, prima di porre l’accento sugli ultimi scioperi e sul rischio di nuove violenze a Marikana.
Di fronte ai cancelli di questa miniera infatti, il 16 agosto 2012 la polizia aprì il fuoco uccidendo 34 lavoratori. Oggi lo Stato ritorna con le medicine, senza pistole e fucili.

Alex Bizzarri


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