Sono ufficialmente iniziate le consultazioni del premier incaricato per formare il nuovo esecutivo che non si conoscerà prima della prossima settimana. Nel Paese aumentano le proteste, ma intanto arrivano nuove promesse di aiuti. Oltre a Emirati e Arabia Saudita, infatti, anche il Kuwait ha annunciato quattro miliardi di dollari tra aiuti finanziari e forniture energetiche, mentre gli Stati Uniti confermano l’invio di 4 aerei da combattimento F16.
APPELLO – Al Cairo non cessa la resistenza però, e Amnesty International ha chiesto l’apertura di un’indagine urgente e indipendente sull’uccisione di almeno 51 persone, avvenuta l’8 luglio 2013 di fronte alla sede della Guardia repubblicana. “Occorre un’inchiesta che abbia la fiducia di tutte le parti. Le autorità egiziane, in passato, hanno dimostrato assai poco di essere in grado di fornire verità e giustizia per le violazioni dei diritti umani – ha commentato Hassiba Hadj Sahraoui, vicedirettrice del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty International – in passato, le inchieste interne all’istituzione militare hanno assolto l’esercito da ogni violazione dei diritti umani e le autorità hanno cestinato le conclusioni delle commissioni d’inchiesta da loro stesse istituite, rifiutando di renderle pubbliche. I pubblici ministeri stanno investendo maggior tempo a incriminare chi critica le autorità invece di indagare sulle violazioni dei diritti umani commesse dalla polizia e dalle forze armate”, ha aggiunto la vicedirettrice.
“In un’atmosfera polarizzata e pregna di sfiducia – ha detto ancora Sahraoui – dev’essere fatto ogni sforzo per garantire che le indagini annunciate dalle autorità siano imparziali e siano giudicate come tali. Decenni d’impunità hanno eroso lo stato di diritto in Egitto. Indagini efficaci e trasparenti, in grado di fornire giustizia alle vittime e ai loro familiari, potrebbero essere lo strumento per restituire fiducia e fare un passo avanti verso la riconciliazione nazionale. Qualunque forma l’indagine assumerà – ha concluso Sahraoui – dovrà essere in linea con gli standard internazionali, che prevedono tra l’altro il potere di chiamare l’esercito o altre autorità a fornire prove sulla loro condotta”.
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