Gravi le condizioni fisiche del leader del Pkk, Abdullah Öcalan. Numerose ONG richiedono una delegazione di medici che sorvegli sulla salute di “Apo”. Nello sfondo: i 14 anni di prigionia, il processo di pace e i silenzi dei ministeri. In una Turchia attraversata dalla tensioni di Gezi Parkı, ritorna in auge una sua criticità: la situazione di Abdullah Öcalan, della sua formazione, il Pkk, e del suo popolo, quello Curdo.
LO STATO DI SALUTE – Una conferenza del 16 luglio a Batman – nel Sud-est dell’Anatolia – ha risollevato il problema del leader curdo. La sua salute sarebbe “preoccupante”, secondo quanto riferisce un cominciato dell’UIKI (Ufficio d’Informazione del Kurdistan in Italia). Öcalan stesso avrebbe rivelato al fratello la sua preoccupazione, accusando di continuo “gravi bruciori a occhi, gola, bocca e naso” che lo costringono ad asciugarsi gli occhi almeno 100 volte al giorno. Dolori imputabili al carcere d’isolamento a cui Apo, come lo chiamano i suoi sostenitori, è costretto da 14 anni nell’isola-carcere di Imrali. La richiesta è semplice: una delegazione di medici indipendenti che esamini e valuti la condizione di leader del Pkk.
LA POLITICA E I SILENZI – La politica ha avuto reazioni diverse: BDP, principale formazione politica curda, KCK (Consiglio Direttivo dell’Unione delle Comunità del Kurdistan) e DTK (Congresso Popolare Democratico) hanno appoggiato la richiesta delle ONG. Sostegno è arrivato anche dall’Ordine dei Medici Turchi (TTB) e dal sindacato KESK. Le richieste, a oggi, non hanno avuto risposte. Nonostante ad avanzarle al Ministero della Giustizia di Ankara sia stata un’importante mole di realtà eterogenee , dal governo non ci sono state reazioni.
LE RIPERCUSSIONI – Dalla salute di Öcalan dipende la salute del processo di pace avviato nel marzo di quest’anno. La risolvibilità della questione curda dipende dallo stato di salute e dalla capacità di agire del leader del Pkk. Capacità ovviamente limitate dalla sua detenzione in un carcere di massima sicurezza. Non è quindi da escludere che, il persistere di questa situazione, possa deteriorare gli sforzi di entrambe le parti per la pacificazione. Non solo, il silenzio di Ankara potrebbe spostare i voti curdi dall’Akp, alterando uno dei bacini elettorali su cui Erdoĝan punta più: quello curdo, per l’appunto.
Stefano Zambon
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