Ibrahim Boubacar Keita, detto ‘Ibk’, l’ex Primo Ministro, è il candidato in testa secondo risultati non ufficiali diffusi nei media nazionali.
Domenica scorsa si sono aperte le urne per le elezioni presidenziali in Mali. Un paese che cerca a fatica di uscire da una crisi politica e sociale iniziata nel gennaio del 2012, con il conflitto scoppiato tra le forze governative, i ribelli tuareg e vari gruppi islamisti, e continuata con il golpe contro Amadou Toumani Touré, l’intervento dell’esercito francese e di altri stati africani e la successiva presidenza ad interim di Dioncounda Traoré.
Solo un mese fa, le parti che si contendevano il controllo del Paese hanno firmato un cessate il fuoco che l’Ue ha definito “storico”. Questo accordo ha dunque eliminato ogni ostacolo alle elezioni presidenziali che cercano ora di ripristinare un quadro legale al governo di Bamako.
Tornare alle urne era una delle condizioni necessarie perché il Paese ricevesse centinaia di milioni di dollari in aiuti internazionali, ma proprio per questo in molti hanno parlato di elezioni organizzate in modo frettoloso e prematuro. In effetti, il rischio che le elezioni fossero considerate incostituzionali era alto (sembra che il registro degli elettori fosse stato basato sul censimento del 2009 e che per questo molti giovani che hanno raggiunto la maggiore età in questi ultimi quattro anni siano stati privati dei loro diritti costituzionali). Inoltre, dopo il colpo di stato militare dell’anno scorso, la situazione in Mali non si è ancora stabilizzata: le truppe francesi sono ancora occupate nel Paese; il governo non ha ancora ripreso totalmente il controllo del territorio; ci sono migliaia di sfollati e rifugiati che non hanno ricevuto i documenti per partecipare al voto. L’International crisis group, una Ong impegnata nel Paese, aveva, proprio per questi motivi, chiesto di posticiparle, ma il presidente uscente, Dioncounda Traoré, ha fatto pressione perché si tenessero il prima possibile: «prima si forma un nuovo governo, prima di ci può occupare della crisi del Paese».
Dopo il primo turno sembra che le operazioni di voto si siano svolte regolarmente e senza “incidenti”. Sette milioni sono stati i cittadini chiamati alle urne per votare i 27 candidati, tra cui una donna, Haïdara Aïssata Cissé (detta Chato), che si contentevano il posto di presidente del Mali. Nonostante il Ramadan l’affluenza è stata alta.
I primi dati non ufficiali, diffusi dai media nazionali, vedrebbero in testa Ibrahim Boubacar Keïta, detto “Ibk”, Primo Ministro tra il 1994 e il 2000, e presidente dell’Assemblea nazionale tra il 2002 e il 2007. In vetta sotto a Keita si posizionerebbe Soumaïla Cissè, ex-Presidente della Commissione dell’Unione Economica Monetaria dell’Africa Occidentale. Se questi dati saranno confermati non ci sarà il ballottaggio che era stato previsto per l’11 agosto.
Si dice soddisfatto per il “buono svolgimento dello scrutinio presidenziale” anche il Presidente Hollande, che in una nota diffusa a Parigi dichiara che queste elezioni, le prime dopo l’intervento militare della Francia in Mali, segnano il ritorno all’ordine costituzionale.
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