Non è certo una novità che popolazioni, specie se minoritarie e più deboli, vengano “sfrattate” dai luoghi dove hanno vissuto per migliaia di anni in favore di persone bramose di accaparrarsi terre e risorse.
Questo è quello che sta succedendo, non da tempi recenti, in Botswana, paese dell’Africa australe ricco di risorse naturali e con un tasso di crescita economica tra i più alti del continente. I Boscimani, un popolo di cacciatori e raccoglitori del deserto del Kalahari che vivono in quella terre da migliaia di anni sono minacciati dallo sfruttamento turistico massiccio. In alternativa alle tradizionali entrate economiche derivanti dall’ industria mineraria, il governo del Botswana sta cercando di attirare i turisti i pubblicizzando il territorio boscimano come “una natura davvero incontaminata”, costringendo però la popolazione a trasferirsi in riserve.
Questo è quanto denuncia Survival International, che, in occasione della giornata Internazionale del turismo, ha proposto a centinaia di tour operator in tuttol il mondo il boicottaggio turistico del paese africano; è stato chiesto inoltre alle migliaia di sostenitori della campagna di inviare una mail al Ministero del Turismo del Botswana scrivendo: “Non verrò in Botswana finché la questione boscimana non verrà risolta”.
Naturalmente, sui depliant turistici la questione non viene neanche accennata, ma la cosa che più sorprende è che l’attuale presidente Ian Khama, ha iscritto il suo paese nell’organigramma di varie organizzazioni a livello mondiale impegnate per la conservazione della natura.
Lo scontro governo – Boscimani non è certamente una novità : questo popolo è stato sfrattato dalle proprie terre già numerose volte in passato, ma una sentenza storica del 2006 aveva confermato il loro diritto ad abitare in quelle zone, compreso il diritto di cacciare gli animali (fonte di sostentamento primaria in un territorio con nessuna possibilità di praticare l’agricoltura, ma diritto negato più volte dal governo). Di recente, tuttavia, lo storico avvocato difensore dei Boscimani non aveva ricevuto il permesso di entrata nel Paese.
Stephen Corry, direttore di Survival international, spiega come sia irritante per i Boscimani sentire parole di elogio per il presidente Khama da parte di organizzazioni turistiche internazionali, che più volte hanno lodato il governo per come gestisce le attività turistiche e la promozione del proprio paese. Il tutto mentre il loro popolo boscimano soffre e stenta a sopravvivere perché privato delle terre. “L’unico modo per far sentire la propria voce” spiega Corry “è quello di boicottare il più possibile i viaggi in Botswana ed andare in vacanza altrove”.
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