La marcia globale contro Monsanto

Il pianeta ha sfidato Monsanto. Più di due milioni di persone in tutto il mondo si sono infatti unite, lo scorso 12 ottobre, in 432 città di 52 paesi per manifestare contro la sovranità di Monsanto. Il mondo si sta opponendo agli eccessi della compagnia di biotecnologia (contro la natura, contro gli agricoltori e contro i consumatori); in particolare si critica la multinazionale perché considerata la più grande produttrice di sementi transgeniche.

Viene spontaneo chiedersi perché Monsanto abbia speso 930 milioni di dollari, nei giorni scorsi, per acquistare la Climate Corporation, un’impresa che si occupa di provvedere assicurazioni a contadini. Se prima si pensava che l’unico l’obbiettivo di Monsanto fosse l’approvvigionamento di milioni di ettari di terreni per coltivare i suoi “mostri”; ci siamo dimenticati la capacità di prevedere i fenomeni della natura e della qualità del suolo per aiutare gli agricoltori con i loro raccolti. La Monsanto cerca di creare quello che un dirigente lo ha definito “il prossimo livello di agricoltura”.

La grande corporazione è stata inoltre – e rimane – una delle aziende che hanno creato più polemiche in tutto il mondo a causa del pericolo potenziale o effettivo dei suoi prodotti sulla salute umana, gli animali, le piante e l’ambiente in generale . Negli anni ’60 Dow Chemical, Uniroyal, Ercole, Diamond Shamrock, Thompson chimica, TH e Monsanto sono state assunte dal governo degli Stati Uniti per produrre il diserbante “Agent Orange” usato nella guerra del Vietnam per distruggere la giungla vietnamita e le coltivazioni. L’Agent Orange è stata una potente sostanza chimica che ha causato tra la popolazione vietnamita circa 400mila morti e 500mila bambini nati con difetti alla nascita, così come la diminuzione dello stesso esercito USA.

Alessandro Galipoli di “Fondazione Anima Mundi“, da Panama


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