Reportage di Antonio Angelucci
1963-2013
La frana causata dalla diga della Sade non aveva lasciato molto dei nuclei abitativi di Erto e Casso, ma solo sopravvissuti da ricollocare. Nel 1971 fu decisa quindi la costruzione ex-novo del comune di Vajont, nella piana di Maniago. Lo studio urbanistico venne affidato al Prof. Giuseppe Samonà dell’Università di Venezia, il quale dovette creare dal nulla un centro abitato. Vajont risulta così essere una new town ante-litteram, persino all’avanguardia in termini di servizi. Grande attenzione fu posta per garantire agli abitanti un’elevata qualità di vita, tenendo conto della progettazione di spazi aggregativi, economici e sociali. Oggi a 40 anni dalla loro costruzione, quelle abitazioni appaiono una uguale all’altra e in molti casi vuote. Sui confini esterni del centro abitato iniziano ad apparire nuovi edifici, frutto di un’edilizia spontanea, non più legata ai criteri che sottostavano alla costruzione dei primi. La storia del comune di Vajont resta indissolubile dai centri abitati di Erto e Casso; nonostante la loro distanza vi è una sorta di continuità territoriale fra questi.
Questo lavoro guarda al passato, ad uno dei più grandi “disastri naturali” italiani del XX secolo, e a quello che negli anni successivi è stato fatto per cercare di far tornare le cose alla normalità. A quasi cinquant’anni dal disastro del Vajont uno sguardo sugli effetti della ricostruzione, edile e sociale.
*Antonio Angelucci nasce in Abruzzo. Nel 2010 si diploma al corso triennale della Fondazione Studio Marangoni di Firenze. Negli anni partecipa a diversi workshop con fotografi internazionali. Uno di questi, quello tenuto da Arno R. Minkkinen, gli consente di esporre in una mostra collettiva a Helsinki e Boston.
Rubrica a cura di Teodora Malavenda
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ho trovato le foto e l’articolo molto interessanti.
le foto descrivono a mio avviso un senso di abbandono e di disperazione struggenti.