Uruguay, Mujica contro le armi: “Consegnate pistole e vi daremo pc e biciclette”

Molti lo ricorderanno per il suo straordinario discorso sulla felicità e sulla vita tenuto al summit Rio+20, altri lo ricorderanno per aver ridotto il suo stipendio del 90% a circa 800€ mensili, destinando la restante parte (circa 8.000€) ai più bisognosi, pochi invece si ricorderanno della sua vita da guerrigliero e degli anni trascorsi in carcere. Non stiamo parlando di una persona qualunque ma bensì del Presidente dell’Uruguay, José Pepe Mujica, meglio conosciuto come il “Presidente Povero”.

Dopo essere entrato nel cuore dei suoi cittadini per la sua semplice vita da contadino e per le sue scelte, Mujica, ritorna a far parlare di sé con una nuova iniziativa. Questa volta, il 78enne presidente uruguagio, ha deciso di intraprendere una particolare campagna anti-armi in tutto il territorio nazionale.

Il progetto promosso da Mujica, che dovrebbe contrastare la diffusione e la detenzione di armi da fuoco nel paese, si chiama “Armas para la vida “. In Uruguay, solamente la metà delle armi presenti è regolarmente registrata, mentre si presume che almeno un cittadino su tre ne possiede una. La proposta del Presidente quindi riguarda la consegna volontaria delle armi da fuoco illegali, le quali una volta depositate presso le caserme dell’esercito, possono far sì che il cittadino ricevà in cambio una bicicletta o un computer, oggetti costosi che la maggior parte degli uruguaiani non può permettersi. Con questa manovra, il Governo spera di incentivare il baratto e di riuscire a disarmare la società civile.

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Va specificato inoltre che, la proposta di Mujica è valida solamente per i prossimi sei mesi, scaduto questo termine, il Governo adotterà norme severissime che colpiranno tutti i detentori di armi illegali, i quali potranno essere condannati con la reclusione da uno a dodici anni.

Arber Agalliu


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Arber Agalliu
Odio ripetere il mio nome due volte quando mi presento agli altri, come odio rispondere a chi mi domandano se mi trovo meglio in Italia o in Albania. Io mi sento un italiano albanese a Firenze, ed un albanese italiano a Tirana.

Tra le varie collaborazioni in Italia ed in Albania c'è anche quella con ToscanaTv. All'interno del programma "Toscana senza frontiere" riporto la bella faccia dell'immigrazione, attraverso reportage e interviste da me realizzate.

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