Una riserva naturale più grande della Svizzera concessa a multinazionali che avranno il permesso di effettuarvi la controversa pratica del “fracking”. Vaste aree della Central Kalahari Game Reserve (CKGR) – difesa allo strenuo dal turismo di massa dagli ultimi cacciatori boscimani dell’Africa – potrebbero subire cambiamenti geologici imprevedibili, come la diminuzione dei livelli idrici e danni irreparabili a un ecosistema fragile, essenziale per la sopravvivenza dei Boscimani e della fauna locale. È quanto rivelato da un’indagine condotta per il documentario ‘The High Cost of Cheap Gas’ e il quotidiano britannico The Guardian.
Le compagnie a cui è stata concessa la licenza (senza consultare i boscimani) sarebbero, tra le altre, l’australiana Tlou Energy e l’African Coal and Gas Corporation. Proprio la Tlou ha già iniziato a scavare pozzi esplorativi per il gas metano (CBM) all’interno del territorio tradizionale di caccia.
Survival International punta il dito contro “l’ipocrisia del presidente del Botswana Ian Khama”, membro del direttivo di Conservation International. “Mentre caccia i Boscimani dalla loro terra nel nome della conservazione – spiega l’ong – il governo di Khama promuove fortemente il turismo nella CKGR”.
“Questa notizia dimostra una volta per tutte che gli sfratti forzati dei Boscimani non hanno nulla a che vedere con la conservazione, e che sono invece motivati dalla volontà di saccheggiare la terra boscimane aprendola alle industrie estrattive” spiega Stephen Corry, Direttore generale di Survival. “Perché il presidente Khama continua a ricevere premi per il suo contributo alla ‘conservazione’? È uno scandalo che Conservation International accetti nel suo consiglio un uomo che ha aperto la seconda riserva naturale più grande al mondo alla pratica del fracking, mentre nel nome della conservazione perseguita i Boscimani, che lì hanno la loro casa”.
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