Li chiamiamo eroi, ma forse è più proprio definirli esempi. Perché la nostra lista delle venti persone che hanno caratterizzato il 2013 in positivo è composto principalmente da anti-divi, le cui gesta sono state per lo più dimenticate dalla maggior parte dei media. In questa prima parte Lucia Annibali, Emat Burnat, Paolo Dall’Oglio, Carmelo Floridda, Don Andrea Gallo, Erdem Gunduz, Samer Tariq Issawi, Doris May Lessing, Malala Yousefzai, Nelson Mandela.
LUCIA ANNIBALI – Avvocatessa di 36 anni, lo scorso 16 aprile è stata sfigurata con l’acido da due sicari mandati dal suo ex fidanzato. Dopo sette interventi chirurgici al viso ha trovato la forza per incontrare i suoi aguzzini alla prima udienza del processo. “Sarò un’altra Lucia per tutta la vita – ha affermato prima di entrare in aula – non posso continuare a nascondermi. Che vedano pure come mi hanno ridotta, non sono certo io che devo vergognarmi”. Ora ha deciso di impegnarsi a favore delle donne vittime di violenza: “Alle donne voglio dire sappiate che ogni atto di violenza subita non dipende mai da voi che amate l’uomo sbagliato ma da colui che lo commette”.
(di Manuele Petri)
EMAD BURNAT – Regista del documentario “Five Broken Cameras”, ha raccontato la resistenza non violenta degli abitanti del villaggio di Bil’in. Facendo arrabbiare diversi coloni illegali , che per rappresaglia gli hanno distrutto più telecamere. Primo palestinese ad aver ricevuto una nomination agli Oscar, al suo arrivo a Hollywood è stato bloccato all’aeroporto con moglie e figlio di otto anni “perché non idoneo a partecipare”. A tirarlo fuori dalla spiacevole situazione il collega Michael Moore. “Sembra che gli ufficiali dell’Ufficio Immigrazione non potevano comprendere che un palestinese potesse essere nominato per un Oscar”, ha commentato il regista di Fahrenheit 9/11.
PAOLO DALL’OGLIO – Il giorno del suo compleanno abbiamo fatto una cosa insolita: siamo stati noi a chiedere un regalo a lui. Gli abbiamo chiesto di tornare sano e salvo. Vogliamo che resti la nostra bussola nel dialogo interreligioso. Dal 27 luglio non abbiamo più sue notizie certe, era andato a Raqqa per trattare la liberazione di alcuni ostaggi curdi rapiti da jihadisti combattenti nell’area occidentale della Siria. La sua Siria, per cui prova un amore viscerale e per la cui liberazione dal laccio degli Assad ha dato tutto quello aveva, andando contro il regime, contro la cattiva fede dei suoi connazionali “pacifinti”, contro la nostra indifferenza.
(di Joshua Evangelista)
CARMELO FLORIDDIA – Il maresciallo dei Carabinieri Carmelo Floriddia è uno di quegli uomini che veste la divisa perché crede nel suo lavoro. Lo scorso 30 settembre si è gettato nel mare di Scicli per salvare alcuni migranti che annaspavano tra le onde. Ne ha portati a riva nove, se ne sono salvati soltanto tre. A chi, nei giorni successivi, parlava del suo gesto come qualcosa di straordinario ha risposto: “Per non favore non chiamatemi ‘eroe’. Di fronte a queste tragedie tutto diventa superfluo: io ho cercato di fare solo il mio dovere. Vedevo le braccia alzate dei migranti che stavano affogando, sentivo le loro urla disperate… Non ci ho pensato un attimo: mi sono tolto la divisa e mi sono lanciato in mare”. In un momento in cui la fiducia nelle forze dell’ordine è ai minimi storici, persone come Floridda fanno riaccendere la speranza anche ai più scettici. Perché quando ci sono in ballo delle vite umane, anche compiere il proprio dovere diventa qualcosa di straordinario.
(di Ilaria Bortot)
DON ANDREA GALLO – “L’altra faccia della Chiesa” è stato un prete di strada, fondatore della Comunità di San Benedetto al porto di Genova. Missionario e volontario dal 1948, ha trascorso la sua intera vita con gli ultimi, i poveri e gli emarginati sviluppando un metodo educativo lontano da ogni forma di coercizione. Missionario in Brasile, Don Gallo non si è mai limitato a predicare la parola del Signore, ma ha sempre preteso di metterla in pratica, invitando i fedeli a fare altrettanto.
(di Luca La Gamma)
ERDEM GUNDUZ – Restare in piedi a Istanbul, davanti a un immagine di Ataturk in piazza Taksim, per otto ore. Questo semplice gesto ha procurato a Erdem Gunduz, giovane pacifista turco, il soprannome “Duran adam” (Standing man). Questa silenziosa e originale protesta, a cui si sono poi uniti centinaia di altri manifestanti, ha fatto il giro del mondo in pochissimo tempo e anche le piazze di diverse altre città turche sono state riempite da “uomini in piedi”.
(di Valerio Evangelista)
SAMER TARIQ ISSAWI – Membro del Fronte Democratico per la Liberazione della Palestina, venne arrestato la prima volta nel 2002 a Ramallah, durante l’operazione militare “Scudo di Difesa” e condannato a 26 anni per “presunte attività terroristiche”. Rilasciato nel 2011 a seguito degli accordi di rilascio di Gilad Shalit, venne nuovamente incarcerato, nel luglio del 2012, per essere andato dal suo meccanico in Cisgiordania (la liberazione prevedeva l’obbligo di permanenza a Gerusalemme). Un mese dopo iniziò uno sciopero della fame, portato avanti per 266 giorni consecutivi, che attirò l’attenzione della comunità internazionale sulla dura condizione dei detenuti palestinesi nelle carceri israeliane. Il clamore suscitato spinse le autorità di Tel Aviv a rilasciare definitivamente Samer il 23 dicembre, dopo 8 mesi di prigionia dal momento in cui venne sospeso lo sciopero.
DORIS MAY LESSING – La scrittrice inglese icona della letteratura anticoloniale e anti-apartheid ci ha lasciato il 17 novembre a 95 anni. Nata in Iran, ha vissuto gran parte della sua giovinezza nell’Africa britannica. Premio Nobel per la letteratura nel 2007, i suoi romanzi che spaziano dal sufismo al romanzo psicologico, dalla fantascienza ai temi sociali, il Sudafrica e la convivenza tra neri e bianchi. “Sono nata per scrivere, geneticamente. Voglio raccontar storie”, diceva di sé. Scrittrice della libertà e del femminismo (anche se rinnegato da lei stessa).
MALALA YOUSAFZAI – “Non mi importa di dovermi sedere sul pavimento a scuola. Tutto ciò che voglio è istruzione. E non ho paura di nessuno”. La più giovane candidata al premio Nobel per la pace è diventata famosa per il suo attivismo nella lotta per i diritti civili e per il diritto allo studio delle donne della città di Mingora, nella valle dello Swat, nel 2012 viene gravemente ferita al collo e alla testa da talebani pakistani tornando da scuola. Curata a Londra, torna in patria dove decide di proseguire l’attivismo. Il 12 luglio, in occasione del suo sedicesimo compleanno, parla al palazzo delle Nazioni Unite a New York e lancia un appello in favore dell’istruzione per i bambini di tutto il mondo. Il 10 ottobre è stata insignita del Premio Sakharov per la libertà di pensiero.
(di Luca La Gamma)
NELSON MANDELA – Ci ha lasciati questo dicembre a 95 anni Nelson Mandela, premio Nobel per la pace e icona della lotta contro l’apartheid in Sudafrica. Avendo appoggiato la lotta armata dopo l’uccisione dei manifestanti disarmati a Sharpeville nel 1960, “Madiba” venne etichettato come terrorista da parte dei governi Thatcher e Reagan; il governo degli Stati Uniti d’America ha mantenuto il nome del leader sudafricano nella propria lista nera fino al 2008.
(di Valerio Evangelista)
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[…] HaskoningDHV, Snowden, Antonio Valente, Ambrosio Vilhalva, Bassam Youssef e Razan Zeitune (QUI la prima […]
grz grz a chi con il proprio coraggio e grande dignità sa essere di illuminante esempio x tutta l’umanità.
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Da Emat Burnat a Paolo Dall’Oglio, passando per Don Andrea Gallo e Samer Issawi; 20 esempi che nel 2013 hanno lasciato il segno – PRIMA PARTE