Nel carcere turco di Sincan i bambini vengono picchiati con tubi e manganelli

Un attacco per mano di circa 50 guardie carcerarie nel penitenziario di Sincan e un trasferimento in quello di Şakran: questo è stato l’inizio del 2014 per quattro bambini picchiati con tubi e manganelli dopo che i loro compagni malati non si erano alzati per l’appello. A rendere nota la vicenda è il comunicato stampa congiunto emesso dalle sedi di İzmir dell’Associazione per i Diritti Umani (IHD) e dell’Associazione di Giuristi Contemporanei (ÇHD) e TAYD-DER. Secondo le informazioni fornite da Gurbet Uçar, avvocato della sede dell’IHD di Izmir, le tre associazioni hanno avuto modo di parlare con i bambini solo nei due giorni che seguirono il trasferimento al carcere di Şakran avvenuto il 3 gennaio.

Seguendo la ricostruzione dei fatti riportata dai piccoli, nonostante fosse già un po’ di tempo che si sentivano minacciati da guardie carcerarie e governatore, alla base dell’attacco da parte delle guardie del 1 gennaio c’è stato un non alzarsi di un compagno malato durante l’appello. I rumori causati dall’attacco hanno subito messo in ansia i bambini dell’aula limitrofa che, incuriositi, dopo aver bussato alla porta si sono ritrovati anch’essi ad essere torturati mediante uso di gas al pepe e getti d’acqua a pressione. I bambini raccontano di essere stati poi picchiati con manganelli e tubi di ferro dei bagni diretti agli stinchi per farli cadere. Ad essere coinvolte nell’attacco furono circa 50 guardie carcerarie, tra cui alcune di grado superiore. Tra questi, i bambini ricordano come principale istigatore alla tortura uno “alto, di corporatura grossa, capelli bianchi e occhi castani chiari” il quale disse loro che non avrebbero mai dimenticato ciò che avrebbero subito. Un bambino è stato colpito alla testa con una pentola da cucina e ad altri suoi compagni sono stati coperti gli occhi e bloccate le mani dietro la schiena mentre ricevevano colpi su denti e bocca. Quasi tutti si sono ritrovati a terra, calpestati, ammanettati e gettati con i ceppi ai piedi in celle chiamate “camere spugna” dove sono rimasti per circa due giorni costretti a dormire per terra senza materassi fino alla sera del 3 gennaio. Ad un bambino è stata addirittura spenta una sigaretta addosso.

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Le torture non finirono qui. I bambini, trasferiti dal carcere di Sincan al carcere di Şakran il 3 gennaio, infatti, subirono anche un trattamento umiliante con perquisizione corporale. Chiusi in celle singole munite solo di materasso e bagno alla turca, i piccoli sin dal primo attacco non incontrarono medico nonostante riportassero diverse ferite, fratture, gonfiori e abrasioni visibili anche ad occhio nudo. Gurbet Uçar riporta diversi esempi: un bambino riusciva solo a camminare zoppicando, un altro non poteva muovere tutte le dita della mano, accusava dolori forti quando provava a muovere il pollice e riportava anche una crosta sotto il gomito destro dove era stata spenta una sigaretta. E poi ancora un altro bambino lamentava bozzi sulla nuca, abrasioni su stinchi, occhi e schiena e accusava forti mal di testa; sentiva i denti che ballavano e il suo naso era stato rotto con un colpo. E come loro anche gli altri. La maggior parte avevano escoriazioni sul corpo, abrasioni e riportavano forti dolori a causa dei quali non riuscivano a dormire la notte.

“Noi perseguiremo questi fatti!” conclude l’avvocato della sede dell’IHD di Izmir aggiungendo che la situazione dei bambini torturati nel carcere di Şakran continuerà ad essere monitorata nonostante sia un dato di fatto che “data la cattiva reputazione delle carceri turche, queste pratiche non sono nemmeno una notizia”. Ma è al suo appello di lotta per la giustizia che si farà fede, nella speranza di trovare e denunciare non solo quelli che hanno commesso il reato ma anche tutti coloro che hanno fatto finta di non vedere sicuri del fatto che “le mura del carcere avrebbero messo tutto a tacere”.


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