Non più complementari. Tra una settimana le donne tunisine potranno essere considerate uguali agli uomini davanti la legge. A sancirlo sarà la nuova Costituzione (entrata in vigore prevista per il 14 gennaio p.v.). Un’eccezione nel mondo arabo, una rivoluzione nella rivoluzione, quella dei gelsomini che scoppiò in Tunisia tre anni fa e portò alla deposizione del presidente Zine El-Abidine Ben Ali e alle primavere arabe dei paesi vicini.
Cancellata la parola complementarietà proposta nell’agosto del 2012 dall’Ennahda, partito islamista vincitore delle prime elezioni dopo un anno di difficile transizione dalla dittatura trentennale di Ben Ali alla tanto desiderata democrazia. A volere questa svolta storica è stata la stragrande maggioranza dell’assemblea nazionale. Ben 159 su 169 votanti, infatti, ha espresso la volontà delle forze laiche tunisine.
«Tutti i cittadini e le cittadine hanno gli stessi diritti e gli stessi doveri. Sono uguali davanti alla legge senza alcuna discriminazione». Così reciterà l’articolo 20, frutto del compromesso raggiunto tra Ennahda e l’opposizione laica, considerato un successo dalle associazioni femministe tunisine. Restano scettiche, però, le organizzazioni per i diritti umani come Amnesty International e Humans Right Watch che considerano il testo insufficiente e riduttivo perché non evocherebbe chiaramente la parità tra uomini e donne e rischierebbe di escludere gli stranieri in Tunisia. «Il principio di uguaglianza e di non discriminazione dovrebbe essere applicato ai cittadini come agli stranieri e dovrebbe riguardare la razza, il colore, il sesso, la lingua, la religione, le opinioni politiche e altro», sostengono le due organizzazioni internazionali.
La nuova Costituzione, inoltre, garantirà le libertà di opinione, pensiero, espressione e informazione, ma non abolirà la pena di morte. L’emendamento infatti è stato bocciato nonostante nel paese non vengano applicate pene di morte dagli anni ’90.
Oggi in Tunisia però gli islamisti hanno accettato un compromesso storico con la società civile. Hanno fatto un passo indietro rinunciando ad iscrivere l’Islam come fonte di diritto. Uomini e donne non saranno più complementari quindi, ma uguali.
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