Nel Borneo le donne si uniscono e creano start-up

Sunani lavora con 35 persone, per lo più donne che hanno abbandonato la scuola o che hanno frequentato soltanto le scuole elementari.

Anche il mercato dell’aloe vera è stato colpito dalla crisi. Ma ciò non ha reso questa donna disperata. Ha continuato ed essere creativa, ed a destreggiarsi tra queste piante, trasformandole in un prodotto di qualità. Come risultato, non solo i prodotti con aloe vera hanno iniziato ad essere noti ad un largo pubblico, ma attraverso questo business è stata in grado di raccogliere un fatturato di 100 milioni di rupie al mese.

Quello tra il 1990 e il 2004 è stato un periodo cupo per i produttori di aloe vera (chiamata lingua di alligatore a Pontianak). L’interesse del mercato nei confronti dell’aloe vera era, infatti, ancora molto limitato. Il culmine di ciò si è raggiunto al troncamento del rapporto di cooperazione import-export tra gli agricoltori e gli imprenditori in Malesia. La Malesia, che da parecchi anni faceva rifornimento di aloe vera da Pontianak, è stata costretta a fermare l’importazione a causa dei costi elevati di trasporto e confezionamento delle foglie fresche di aloe.

Così gli agricoltori hanno subito perdite consistenti a causa dello squilibrio tra le quantità di produzione e le opportunità di mercato. Molti terreni di aloe vera pronti per il raccolto sono stati venduti ad un prezzo molto basso, ed i pochi contadini che hanno tenuto le proprie terre in cerca di fortuna sono diventati agricoltori di papaia e verdure.

Tutto ciò è accaduto anche alla 40enne Sunani, abitante del Borneo. In quanto impresaria di prodotti a base di aloe vera, ha vissuto in prima persona l’impatto della crisi di mercato. Ma Sunani non è rimasta zitta a subire la situazione. Al contrario, ha continuato a crescere attraverso nuove scoperte, al fine di riaccendere l’emozione di fare business con l’aloe vera a Pontianak. I risultati ottenuti sono stati meravigliosi. I prodotti con aloe vera sono ormai diventati popolari tra il grande pubblico, sia a livello locale che nazionale, ma non solo, grazie all’aloe vera è divenuta un’imprenditrice di successo.

Inizialmente questa donna di origini cinesi scelse di buttarsi nell’industria degli affari con prodotti in aloe vera quando le condizioni di mercato di questa pianta erano nel bel mezzo di una crisi, nel 2004. “Dal piacere di fare un semplice dolce, ho poi provato a realizzare dei prodotti più raffinati a base di aloe vera, come le gelatine ed i dodol (dolcetti tradizionali indonesiani). E a quei tempi non disponevo di un gran capitale. Soltanto 500 mila rupie avevo in mano, tanto che ero in grado di lavorare soltanto con 2 kg di aloe vera,” spiega la donna, la quale possiede semplicemente un diploma di scuola superiore.

In seguito Sunani ha lavorato con l’aiuto di una zia, a casa sua, utilizzando come materia prima unicamente la polpa interna dell’aloe, per farne gelatine e dodol. Tuttavia, non sono mancati i problemi per Sunani nel lavorare con questa pianta, poiché deve essere lavata per 5-6 volte, in modo da eliminare la mucillagine, per poi farla bollire.

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“Era complicato, e le sfide che ho dovuto affrontare nel primo anno sono state molto pesanti per me, non vi erano altri lavoratori, solo mia zia che aveva deciso di aiutarmi,” aggiunge quella donna dalla pelle chiara. All’inizio Sunani si diede alle gelatine e ai dolcetti tradizionali di aloe vera, come souvenir fatti in casa tipici della città di Pontianak.

Ma tutto saltò a causa della mancanza di risposta da parte dei consumatori ai prodotti in aloe. In altre parole, il mercato non era buono, la comunità ancora non ne sapeva abbastanza in quanto alla raffinazione di tale pianta. “Gli acquirenti non arrivavano, ma ritengo che fosse una cosa naturale. Perché il business degli snack in aloe, come questi, richiede molta pazienza. I consumatori che acquistavano da me tali prodotti a quel tempo erano in genere soltanto coloro che ne conoscevano le proprietà,” dichiara Sunani.

Ma nel mezzo dell’incertezza, alla ricerca di quote di mercato, Sunani si rese conto che effettivamente lei stessa aveva ancora molto da imparare, non solo riguardo alla vendita dei suoi prodotti sul mercato, ma anche per comprendere meglio le caratteristiche proprie dell’aloe. Ha allora frequentato vari corsi di formazione. Ed il risultato non è stato vano.

Sunani iniziò con foga a promuovere la sua attività, facendo spargere la voce, non lasciava i suoi prodotti in un solo luogo, ma li portava con sé in posti diversi, mettendoli in esposizione – esposizioni che si tenevano presso imprese correlate al suo lavoro. Durante il primo anno riuscì così a raffinare ben 200 kg di aloe vera al mese.

Nel 2005 Sunani fu in grado di assumere cinque dipendenti, accrescendo la quantità dei suoi prodotti. Arrivò ad un fatturato di 20 milioni di rupie al mese, ecco quanto guadagnava. Ma nel suo successo ha giocato un ruolo importante anche il marito, Jifung, 42 anni.

Sunani spiega che hanno sempre lavorato aiutandosi l’un l’altro. La manutenzione e la raccolta della piante, anche la consegna dei prodotti nella zona di Pontianak, erano mansioni svolte da suo marito. Mentre la lavorazione del prodotto e la gestione delle risorse umane spettava a Sunani. È comunque su consiglio del marito che la donna ha poi deciso di vendere i suoi prodotti con la marca Isunvera.

“Ringrazio mio marito per avermi dato una motivazione costante, e per la sua cooperazione. È stato lui a suggerirmi di utilizzare il marchio Isunvera, per stabilire una maggiore vicinanza tra me ed i consumatori,” afferma la donna dai capelli lisci.

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Nel 2006 Sunani era sempre più decisa ad acquisire la sua quota di mercato nella città di Pontianak, realizzando diversi tipi di alimenti innovativi a base di aloe vera, come i kerupuk (degli snack croccanti dal gusto simile ai cracker), bevande e tè. Un tè speciale, che Sunani ricava dalla parte esterna della pianta.

“Non riuscendo a trovare un modo per produrre del tè di aloe vera, i miei sforzi hanno portato a non causare alcuno spreco, a non buttare nulla. Tutto viene utilizzato, dalla polpa interna alla pelle esterna. Le parti non usate sono soltanto la punta e le spine. Ma stiamo molto attenti a preservare alcune parti per coltivare al meglio le piante di aloe vera in fase di crescita,” dice Sunani.

Sebbene il ricavato ottenuto avesse già raggiunto una cifra cospicua, Sunani non era ancora soddisfatta. Un suo desiderio ancora irrealizzato era quello di avere un luogo di produzione. Così, nel 2008 decise di costruire una semplice fabbrica.

“La fabbrica non era grande. Era soltanto una costruzione di assicelle e foglie. Ma per me era molto importante perché era lì che tutte le attività vengono svolte,” spiega Sunani. E nel 2012 Sunani ha ricevuto un finanziamento per il capitale di rischio pari a 100 milioni di rupie dal ministero.

Sulla scia del successo ottenuto, Sunani ha iniziato a frequentare ed organizzare mostre non solo a Pontianak, ma anche al di fuori del Borneo Occidentale. Ed ha cominciato a commercializzare prodotti a base di aloe vera anche online. I risultati ottenuti sono stati molto incoraggianti. I prodotti nati dalla sua creatività sono molto ricercati dai consumatori.

Oltre agli acquirenti locali, i prodotti del marchio Isunvera vengono ora distribuiti anche in diverse altre zone dell’Indonesia, come Jakarta, Yogyakarta, Surabaya, Balikpapan, Pangkalanbun, Banjarmasin ed altre ancora. Anche in Malesia e nel Brunei si sono diffusi prodotti estetici a base di aloe. “Inoltre distribuiremo questi prodotti anche a Batam. Ci hanno chiesto di inviare loro 4 tonnellate in una sola spedizione,” dichiara Sunani.

Attualmente, data la grande competenza nel mondo degli affari, Sunani è in grado di utilizzare 2 tonnellate di materie prime al giorno. Da terreni di circa 2 ettari ricava circa 1 tonnellata di materie prime per ogni produzione. Il resto proviene da sei agricoltori che lavorano insieme, fornendo il terreno per piantare l’aloe vera.

Inoltre Sunani ora ha potuto assumere 35 persone alle sue dipendenze. I dipendenti sono per lo più donne che hanno abbandonato la scuola, che hanno frequentato soltanto le scuole elementari. Per quanto riguarda i prodotti, vi sono circa 16 tipi di prodotti a base di aloe vera venduti con successo. Si tratta di gelatine, dodol, tè, cioccolatini, nastar (biscotti ripieni), kerupuk, marmellate, bevande, cibi istantanei, pilus (dolci tradizionali), barrette, saponi, vari pezzi d’artigianato realizzati con la parte esterna dell’aloe, vari tipi di torte e, di recente, anche bakso (palline solitamente di carne, simili a polpette) e riso, tutti a base di aloe vera.

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“Sono 16 i generi di prodotti che già produciamo. Ma io sono determinata a fornirne 20 tipi al mese,” afferma la donna, il cui desiderio è quello di proporre un agro turismo incentrato sull’aloe vera, un giorno.

Non c’è allora stupirsi se, grazie alle sue innovazioni, Sunani è riuscita ad ottenere 2 trofei in competizioni per Imprese Innovative a livello nazionale, organizzate dal Ministero delle Cooperative e dal PMI (Piccole e Medie Imprese) di Jakarta alcuni mesi fa. Vi sarà inoltre un’altra gara a livello asiatico nel 2014.

“Non so ancora bene dove. Forse in Thailandia o nelle Filippine, oppure in qualche altra nazione. Quello che è sicuro è che ho appena ricevuto la notizia che potrò prenderne parte,” dichiara Sunani.

Quando le viene chiesto a quanto ammonta il suo grande giro d’affari mensile, Sunani risponde che grazie al suo successo ora ha un fatturato di più di cento milioni di rupie. “100 milioni di rupie al netto dei costi per i bisogni dell’azienda,” spiega Sunani.

Sunani consiglia ai colleghi che desiderano immergersi nell’imprenditoria in qualsiasi campo di essere costanti, la perseveranza è la chiave. “Siate prima di tutto assidui in ciò che fate, e non abbiate paura di fallire, perché il fallimento potrebbe darvi la giusta motivazione,” conclude Sunani.


Profilo dell'autore

Jemy Haryanto
Sono nato e vivo tutt'ora in Indonesia. Una nazione plurale, multiforme, con migliaia di isole, migliaia di tradizioni, di etnie, di lingue locali. Sono 11 anni che lavoro nel mondo del giornalismo, ho iniziato da un piccolo giornale locale, per poi diventare inviato televisivo per un'emittente nazionale. Ora, oltre a scrivere per Frontiere News, lavoro come giornalista full time per un rivista internazionale, e faccio anche il Freelance. Sono sposato con una donna italiana, che mi continua a dare l'energia per scrivere. Non sono un amante della politica, ma nei miei articoli cerco di trasmettere il mio amore per la natura, le tradizioni e le usanze dei popoli.

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