Più di 400 lavoratori migranti nepalesi sono morti fino ad oggi in tutto il Qatar da quando il paese nel 2010 ha ottenuto l’assegnazione dei mondiali di calcio del 2022. A denunciarlo è il periodico domenicale britannico The Observer che anticipa i dati di un rapporto basato su fonti ufficiali che nei prossimi giorni verrà pubblicato dall’organizzazione nepalese per i diritti umani Pravasi Nepali Co-ordination Committee. Calcolando che i lavoratori nepalesi sono solamente il 20% del totale degli stranieri impiegati in Qatar, in prospettiva i morti potrebbero arrivare entro il 2022 a più di 4 mila, un numero così alto da far tornare in mente le piramidi che vennero costruite grazie al sacrificio di migliaia di schiavi per celebrare la grandezza dei faraoni egizi.
E i nuovi faraoni sono proprio gli emiri del Qatar che utilizzando le infinite risorse economiche accumulate grazie al gas ed al petrolio sono riusciti nell’incredibile impresa di far assegnare i mondiali di calcio ad un paese completamente desertico che in estate registra temperature medie intorno ai 40° con picchi di 50°. Proprio per questo, dopo che la scorsa estate in un solo mese 44 operai nepalesi erano morti stroncati dal sole, la Fifa è stata costretta per la prima volta nella sua storia a spostare la competizione in inverno.
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Le autorità del Qatar hanno recentemente pubblicato delle nuove linee guida che regolano i rapporti di lavoro e la sicurezza sui cantieri. Questo non ha però fermato la carneficina che oltre alla comunità nepalese coinvolge operai provenienti da India, Bangladesh, Pakistan e Sri Lanka. “I datori di lavoro in Qatar hanno mostrato un disprezzo sconvolgente per i diritti umani fondamentali dei lavoratori emigranti – denunciava pochi mesi fa il Segretario generale di Amnesty International, Salil Shetty – Molti stanno approfittando di una legislazione permissiva e lassista per sfruttareli. E’ semplicemente ingiustificabile che in uno dei Paesi più ricchi del mondo ci siano così tanti lavoratori migranti spietatamente sfruttati”.
La Fifa, al contrario, non sembra molto preoccupata per la sorte dei lavoratori stranieri, ingolosita com’è dagli introiti che possono assicurare gli emiri del Qatar. Gli stessi emiri proprietari del club francese Paris Saint-Germain, che in pochi anni hanno costruito un dream team spendendo centinaia di milioni di euro in barba al fair play finanziario caldeggiato dal presidente dell’Uefa Michel Platini. D’altronde il destino di un mondo in cui tutto ha un prezzo è quello di cedere quotidianamente a proposte indecenti come quella di organizzare i mondiali di calcio in Qatar. Perchè, parafrasando De Coubertin, l’importante è guadagnare.
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