Storia di una volontaria in Burundi

di Agnese Castellarin

Dopo gli studi in Scienze internazionali e diplomatiche a Gorizia e in Gestione dei progetti internazionali a Roma capii che per conoscere a fondo cosa significasse veramente cooperazione, e nello specifico il volontariato, dovevo dedicare un anno della mia esistenza ad un’esperienza sul campo.

La sorpresa arrivò a fine novembre 2012, dopo un colloquio con la Caritas di Udine: “Signorina si prepari a partire!”. In un battibaleno, il 19 gennaio 2013 io e Silvia, un’altra ragazza di Udine, atterrammo a Bujumbura.

Partii non sapendo molto sul Burundi, sulla sua storia insanguinata da un conflitto etnico, sul suo popolo e sulla sua cultura. Devo dire che questo mi ha giovato, perché ho potuto scoprire piano piano le ricchezze di questo paese piccolo se lo giudichiamo dal punto di vista geografico ma grande se ci soffermiamo a scrutare le sue particolarità, le sue bellezze, le sue fragilità politiche e socio-economiche. Un paese meraviglioso e difficile che si appresta ad incontrare il decisivo appuntamento elettorale del 2015. Vivendo nei quartieri nord di Bujumbura, quelli maggiormente colpiti dalla guerra e da una povertà diffusa, ho avuto l’occasione irripetibile di lavorare a contatto diretto con i suoi giovani e con la sua popolazione, apprezzandone danze, gesti, voci ed espressioni di un’umanità e di una solidarietà differenti dalle nostre, capaci di coinvolgerti immediatamente. Nella struttura ho insegnato inglese, tedesco, arabo e italiano e redatto articoli sulle attività realizzate dentro e fuori la struttura e collaborato con i responsabili delle attività organizzate presso gli stessi quartieri nord come fotoreporter.

Il Centro è attivo oramai da ventidue anni e con ottocento attività annuali proposte (sportive, teatrali, musicali, didattiche, di informatica, di educazione domestica, di studio delle lingue straniere e di scrittura creativa e di giornalismo) è in grado di coinvolgere 42.200 iscritti, in continuo aumento. Una speranza per i suoi giovani membri e ai 400.000 residenti dei quartieri nord. Durante l’estate fornisce una possibilità di contatto e scambio umano ed interculturale incredibile tra giovani provenienti dal Nord del mondo e giovani burundesi nei campi di lavoro e di formazione.

Mi sono immersa del tutto tra i frequentatori del centro e gli abitanti di questi quartieri. Persone solari, solidali, rispettose. Attenti ascoltatori e aperti al confronto durante e dopo la conclusione delle lezioni. Dibattiti che porterò con me dovunque. Il francese, la mia lingua di comunicazione diretta con tutti, non ha rappresentato un problema e mi ha aiutato a stringere molte amicizie che continueranno grazie a Facebook.

Una parola in kirundi o in swahili, un momento per memorizzarla un ulteriore secondo per cercare di ripeterla con lo stesso accento ed un sorriso che ti diceva grazie di averci provato! A chi cerca un’occasione per scoprirsi davvero e mettersi alla prova a 360 °, a coloro che sentono l’impulso interiore di partire ma non osano farlo perché temono di avere difficoltà a fronteggiare l’ ignoto, dico sinceramente: FATELO!

Chiunque ne voglia sapere di più può consultare il sito web del Centro (http://www.cejeka.org). Scrivetemi, vi aspetto!


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