La Corte di Minya ha emesso una sentenza di condanna a morte per 529 sostenitori del deposto presidente Mohammed Morsi. Le accuse sono molteplici, tra cui l’uccisione di alcuni poliziotti e di attacchi a persone e proprietà private. Sarà il Gran Mufti d’Egitto, la suprema autorità religiosa dell’Egitto, ad approvare o respingere il verdetto. Lo riporta la corrispondente BBC in Egitto Orla Guerin.
Non ci sarà sentenza definitiva fino al 28 aprile e, nelle prossime settimane, i condannati andranno in appello. Il portavoce della Fratellanza a Londra, Abdullah el-Haddad, ha dichiarato che le sentenze dimostrano che l’Egitto è diventata una dittatura. “Potrebbe essere solo un messaggio di minaccia, ci saranno ricorsi al tribunale e la sentenza potrebbe cambiare, ma è questo il nuovo Egitto dopo il colpo di stato. Questa è la nuova dittatura che al-Sisi sta tentando di stabilire”.
La corte ha emesso la sentenza dopo due sole udienze, in cui – stando a quanto hanno dichiarato i legali degli imputati – non è stata data la possibilità di difendere gli assistiti. Gli avvocati hanno accusato il giudice di “violare tutte le norme legali” e di aver negato giustizia agli accusati. E dei 529 condannati soltanto 150 erano presenti in tribunale, gli altri sono stati condannati in absentia. Domani ci sarà il verdetto riguardo un secondo gruppo di circa 700 sostenitori di Morsi.
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