Elezioni in Afghanistan, in testa Abdullah con il 42% dei voti

La fila ad un seggio. Foto di Scott Peterson/The Christian Science Monitor

A quasi 10 giorni dalle elezioni presidenziali del 5 aprile, dall’Afghanistan arrivano i primi risultati ufficiali seppure molto parziali, in quanto riguardanti solamente il 10% delle sezioni scrutinate. L’ex ministro degli esteri Abdullah Abdullah sembra essere in testa con il 42% dei voti, seguito dall’ex ministro delle Finanze ed ex funzionario della Banca Mondiale Ashraf Ghani, con il 38%. Si prefigura quindi un ballottaggio in quanto nessun candidato sembra in grado di superare la soglia del 50%.

“Probabilmente ci saranno cambiamenti nei prossimi giorni quando annunceremo ulteriori risultati – ha affermato Ahmad Yusuf Nuristani , presidente della Commissione elettorale indipendente – Stiamo controllando i risultati parziali in modo da assicurare che il risultato finale sia chiaro”.

Se i risultati saranno confermati, al secondo turno saranno determinanti i voti degli altri candidati esclusi dal ballottaggio. In primo luogo il grande sconfitto Zalmai Rassoul, ex ministro moderato considerato il preferito del presidente uscente Hamid Karzai, al potere da oltre un decennio. Con il 10% delle preferenze potrebbe essere l’ago della bilancia. Molto indietro, con il 5% dei voti, Abdul Rasul Sayyaf, l’uomo che per primo ha invitato Osama bin Laden in Afghanistan.

Il voto è stato funestato da una serie di attentati che però non hanno frenato gli afghani accorsi inaspettatamente numerosi ai seggi. Ora le schede dovranno essere tutte portate a Kabul ed è per questo che a quasi 10 giorni dal voto ancora non si conoscono i risultati. Si prevede che per avere un responso definitivo bisognerà attendere il 24 aprile.

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Nel complesso gli osservatori internazionali ritengono che ci siano stati meno brogli rispetto alle elezione del 2009, quando furono annullati più di 1 milione di voti. Tuttavia ci sono state molte accuse di brogli da parte di tutti i candidati con 1.900 denunce ufficiali di cui quasi la metà ritenute abbastanza gravi da influenzare i risultati.


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