Senegal, 9mila persone in pericolo a causa delle aziende italiane

di Alex Bizzarri

“In Senegal un’azienda italiana sta facendo #Terrabruciata: il futuro di 9.000 persone è in pericolo”. Così inizia l’appello urgente promosso da ActionAid nei confronti di Giovanni Tampieri, amministratore delegato della Tampieri Financial Group, società italiana operante in Senegal, nella regione di Ndiaël. L’azienda, beneficiando di una concessione governativa, attraverso la sua controllata Senhuile SA sta portando avanti un progetto la cui realizzazione costerà la sottrazione di ventimila ettari di terra a 9mila abitanti di 37 villaggi, i quali vivono di pastorizia e agricoltura, togliendo loro ogni possibilità di sussistenza.

Il progetto è osteggiato dalla maggior parte delle comunità locali le quali, impotenti di fronte al land grabbing, ora possono tuttavia beneficiare della cassa di risonanza fornita dalla petizione on-line lanciata da Actionaid che al momento ha raggiunto 18.732 firme. Petizione che rivolgendosi all’amministratore delegato Giovanni Tampieri, chiede che l’azienda cessi le sue attività e si ritiri dalla zona dell’investimento.

In passato il progetto agro-industriale era stato annullato in seguito alla morte di due persone durante una manifestazione delle popolazioni che si oppongono all’investimento. In seguito, tuttavia, l’autorizzazione è stata nuovamente concessa dalle autorità senegalesi.

Qualche dato sulla situazione in Senegal:
• 20.000 sono gli ettari di terra destinati al progetto Senhuile-Senéthanol
• 9.000 persone che subiranno le conseguenze negative di questo progetto
• 37 i villaggi che si oppongono all’investimento organizzati nel Collettivo per la difesa della riserva di Ndiaël
• Il 50% del cibo consumato in Senegal viene importato
• Il 29,7% della popolazione senegalese è affamata

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Cronologia:
• 2010: l’azienda Senéthanol avvia una coltivazione su una superficie di 20.000 ettari ottenuta in concessione dal Consiglio Rurale di Fanaye.
• 2011: La Tampieri Financial Group entra nell’investimento come socio di maggioranza della Senhuile SA che vede la partecipazione anche della Senéthanol.
• Ottobre 2011: in una manifestazione delle popolazioni che si oppongono all’investimento, 2 persone rimangono uccise. A seguito di questi tragici eventi, i rappresentati del Collettivo di difesa per la terra di Fanaye incontrano l’allora Presidente Abdoulaye Wade, ottenendo l’annullamento del progetto.
• Marzo 2012: Wade ritorna sui suoi passi, dando in concessione per 50 anni 20.000 ettari di terra per la realizzazione di un progetto agro-industriale.
• Aprile 2012: il nuovo Presidente senegalese Macky Sall annulla il decreto che dava in concessione i terreni.
• 6 Agosto 2012: il Presidente ci ripensa, e concede nuovamente i 20.000 ettari alla Senuihuile-Senéthanol.
• 9 Agosto 2012: ignari della nuova autorizzazione, i rappresentanti delle comunità locali incontrano i vertici dell’azienda per negoziare un compromesso. La Senhuile-Senéthanol si impegna a limitare l’investimento a 10.000 ettari.
• Settembre 2012: la Senhuile-Senéthanol avvia il progetto al di fuori dei 10.000 ettari accordati.

Da allora il Collettivo per la difesa della riserva dello Ndiaël chiede che il progetto sia fermato e si rinegozino le condizioni di concessione dei terreni, per tutelare gli interessi e i diritti delle comunità locali. Firma la petizione


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