“L’India ha vinto“. Con queste parole Narendra Modi ha accolto il risultato elettorale che vede lui e il suo partito (il Bharatiya Jenata Party – Bjp, schierato a destra ndr.) trionfare nettamente alle elezioni legislative indiane. Era da 30 anni che un partito indiano non riusciva ad arrivare da solo alla maggioranza parlamentare, ma il Bjp guidato da Modi strappa agli avversari del Partito del Congresso (guidati storicamente dalla famiglia Nehru-Ghandi, che a queste legislative ha presentato come Leader il figlio della Presidente Sonia Ghandi, Rahul) ben più dei 272 seggi che costituiscono la maggioranza assoluta del Parlamento. Contando i voti della coalizione con a capo appunto il Bjp si arriva infatti a circa 360 seggi su un totale di 543.
Mea culpa dei Ghandi, con Sonia e Rahul che si assumono personalmente la responsabilità dell’accaduto, e che si congratulano con il nuovo governo: “Spero solo – conclude la Presidente del Partito del Congresso, la cui posizione è adesso in discussione – che questa nuova compagine governativa non comprometta i valori centrali della nostra Nazione”.
Particolare interesse assume per noi italiani la vittoria nel Kerala del candidato del Congresso, Shashi Tharoor, che dopo un lungo testa a testa riesce ad avere la meglio sul diretto rivale O. Rajagopal. In questo stato dell’India meridionale sono infatti detenuti i due ormai tristemente celebri Marò italiani, che hanno costituito il fulcro del dibattito elettorale nella regione, con Modi che accusava tutto il Parlamento indiano di non aver mosso un dito contro i militari accusati, lo ricordiamo, di omicidio.
Modi, 63 anni, governatore dal 2001 del Gujarat, gode di una grandissima popolarità nonostante le svariate critiche che gli vengono mosse. Durante il suo governo in Gujarat le imprese rifiorirono grazie a sgravi fiscali e ad indovinate mosse gestionali (va sottolineato, però, che a questa crescita non si accompagnò un’adeguata ridistribuzione della ricchezza, come evidenziato da svariati esperti), ma l’etichetta di estremista fa temere a molti l’inizio di un periodo più violento e meno democratico per il Paese. Emblematico è l’episodio della strage di Godhra, dove nel 2002 morirono migliaia di musulmani nella più completa indifferenza del governo Modi.
di Gioacchino Andrea Fiorentino
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