“Pozor mine” – operazione di sminamento dei pericoli ancora attivi della guerra dei Balcani

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foto di Valeria Scrilatti

In questi giorni in cui i Balcani sono stati messi in ginocchio da devastanti alluvioni (Serbia e Bosnia le zone più colpite), torna fortemente d’attualità il problema delle mine rimaste inesplose della guerra di Bosnia ed Erzegovina.  A causa delle forti piogge, oggi si palesa il rischio che le mine possano essersi spostate con lo smottamento del terreno, diventando veri e propri pericoli per l’intera popolazione bosniaca.

Abbiamo così deciso di proporvi il lavoro fotografico di Valeria Scrilatti, che nel 2012 ha seguito un gruppo di sminatori nella loro ultima attività di sminamento finanziata da ong (ora i cantieri sono stati dismessi) nella città di Ilijaš, a 20km da Sarajevo.

Le aree da sminare in Bosnia sono ancora tantissime. Esiste una mappatura che oggi rischia di essere stravolta completamente. Dalla fine del conflitto degli anni ’90 ad oggi è stato creato un documento, il red folder, sui terreni da sminare; sono state utilizzate informazioni e mappe fatte dai soldati che hanno minato il territorio. Però nel tempo le mine si possono essere spostate, e l’alluvione di questi giorni torna a porre l’attenzione su un problema mai risolto di una guerra che ancora oggi riecheggia nelle memorie di chi l’ha vissuta.

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Tratto dagli appunti della fotografa:

“Si tratta probabilmente dell’ultimo cantiere per questo team di sminatori. Malgrado ci siano ancora molte zone da sminare e diversi morti ogni anno -un bambino di 6 anni proprio qualche settimana prima del mio arrivo- non ci sono più fondi per portare avanti il progetto.

Ogni sminatore lavora per 30 minuti su un mq di terra, alternando altri 30 minuti di pausa. Se il metal detector rileva la presenza anche minima di metallo allora inizia il lavoro “manuale” di ricerca, esaminando ogni singolo centimetro e lavorando su una profondità di 30-40 cm. Quello che rende dura la condizione di questo lavoro non è soltanto il fattore costante di pericolo, ma il fatto di dover lavorare indossando per tutto il giorno un giubbotto antiproiettili che pesa 7 kg e un casco che ne pesa 2“.

Nijaz Memić - ex soldato, ha perso una gamba camminando su una mina

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