A Bumbung, una frazione sperduta di Bengkayang, Borneo Occidentale, le persone malate vengono curate attraverso il rituale Pesiak. Un rito ancestrale tramandato di generazione in generazione dai residenti del villaggio per evocare gli spiriti. Utilizzando le foglie pepas, un gancio o il “risucchio” della lingua del malato da parte dello sciamano.
Si tiene quando una famiglia lo richiede. È parte del Mongi, una grande festa con strumenti musicali tradizionali e uno sciamano per curare i malati designato dal consiglio di tutta la comunità del villaggio.
Vi sono diversi passaggi che devono essere effettuati nel corso del rito Mongi. E ciascuna di queste fasi acquista un grande significato ed una potenza simbolica per le persone che vi credono. Cosicché il riflesso delle attività e lo spirito degli antenati si collegano trascendentalmente con la grandezza della divinità.
Il rito segue regole strettissime: serve un assistente dello sciamano, un’altalena realizzata in corteccia, una lunga sciarpa rossa, del riso giallo, delle fronde di areca. E una ciotola.
“È un oggetto che deve esserci obbligatoriamente per la realizzazione del rituale Mongi. È il mezzo per elevare lo spirito. Dopo che lo spirito viene evocato dallo sciamano, infatti, questo viene raccolto nella ciotola prima di essere distribuito ai residenti locali che assistono alla cerimonia e ai malati”, spiega Desta, 33 anni, abitante del villaggio.
Quando tutti i materiali requisiti per il rituale sono pronti, si suonano gli strumenti musicali tradizionali. È il segno che il rituale Mongi sta per avere inizio. Lo sciamano che condurrà il rituale sale sull’altalena. Leggendo dei mantra, le sue mani stringono la sciarpa rossa lunga più di due metri. La prima fase è ora completata.
In seguito lo sciamano scende dall’altalena e danza attorno al pubblico diverse volte, pronunciando degli incantesimi. Poi chiama l’assistente per trasmettere i precetti ricevuti dagli spiriti. È necessario infatti che tale messaggio venga trasmesso dall’assistente ai residenti che hanno partecipato al rito.
“Il messaggio comporta il fatto che, durante il processo di raccolta dello spirito, lo sciamano perda conoscenza. I residenti che assistono sono invitati a fare attenzione ed afferrare il corpo dello sciamano per evitare che cada a terra,” dichiara Desta.
Quando lo sciamano è svenuto, l’assistente ha l’incarico di prendere lo spirito dalle mani dello sciamano ed introdurlo nella ciotola. Poi richiama lo spirito dello sciamano sino a che questi sembra aver ripreso conoscenza.
“La rapidità o meno con cui lo sciamano si riprende dipende dalla corta o lunga distanza percorsa dallo spirito. Perché nel momento in cui sviene, lo spirito dello sciamano può andare ovunque. Può dirigersi in montagna, al mare, verso l’orizzonte. Questo è ciò che crediamo,” afferma Desta.
Dopo aver ripreso conoscenza, lo sciamano dispensa il Mogi, lo spirito, al pubblico di residenti. In termini di ripartizioni, lo spirito deve essere diviso equamente tra chi ha assistito alla cerimonia. A partire dagli anziani.
È a questo punto che il rituale Pesiak entra nel vivo. In base al tipo di malattia lo sciamano utilizza tre metodi distinti di guarigione. Anche qui, gli ingredienti sono molto precisi. Servono un maiale, un pollo, un cane e delle foglie. Tutti e tre gli animali vengono uccisi con un coltello ed il loro sangue viene prelevato come medicina mediante il ‘pepas’.
Lo strumento pepas è formato da foglie legate assieme. Il sangue, depositato nella ciotola, viene poi applicato al fogliame. Lo sciamano chiama per primi coloro che soffrono di dolori lievi e li copre con un pezzo di stoffa.
Terminata la recita dei mantra, lo sciamano chiede loro di sbarazzarsi del tessuto, poi li colpisce con il pepas sulla parte del corpo in cui sentono dolore. “Lo scopo di questo processo è quello d’interrompere la malattia,” spiega ancora Desta.
Per le persone che soffrono di malattie più serie si utilizza invece il metodo del gancio. Ma non ci si spaventi: “Si tratta solo di una parola. Non si usa un gancio in realtà. È solo che le dita dello sciamano si muovono come un gancio. Naturalmente egli viene aiutato anche dalla forza dello spirito durante questo tipo di processo”, ci rassicura Desta.
A processo ultimato, lo sciamano si occupa delle persone che accusano malattie molto gravi. Il metodo utilizzato in questo caso è l’aspirazione della lingua. Dopo aver letto i mantra, lo sciamano tira la lingua del malato con la propria bocca.
Si propone così di accogliere la malattia all’interno della sua bocca, prima di essere infine sputata. Alla base c’è la credenza che la lingua sia il luogo d’origine delle malattie. Quando tutte le fasi del rituale sono concluse, come finale, si beve del vino e si mangia assieme ai familiari ed ai residenti locali.
Profilo dell'autore
- Sono nato e vivo tutt'ora in Indonesia. Una nazione plurale, multiforme, con migliaia di isole, migliaia di tradizioni, di etnie, di lingue locali. Sono 11 anni che lavoro nel mondo del giornalismo, ho iniziato da un piccolo giornale locale, per poi diventare inviato televisivo per un'emittente nazionale. Ora, oltre a scrivere per Frontiere News, lavoro come giornalista full time per un rivista internazionale, e faccio anche il Freelance. Sono sposato con una donna italiana, che mi continua a dare l'energia per scrivere. Non sono un amante della politica, ma nei miei articoli cerco di trasmettere il mio amore per la natura, le tradizioni e le usanze dei popoli.
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