Una settimana fa avevamo sostenuto la campagna #loveisnotacrime per chiedere la liberazione di Zakia e Mohammad, due giovani innamorati che – secondo le rigide regole di parte della società afghana – non avevano diritto a condividere il proprio sentimento. Il loro amore era ormai diventato un crimine perché i genitori di lei, una ragazza tajika sunnita, non volevano un hazara sciita come genero.
Mohammad, accusato di rapimento, rischiava la pena di morte; Zakia invece, accusata di bigamia per essere sposata sia con il nipote del padre che con Mohammad, rischiava di dover trascorrere molti anni in prigione, nonché di essere uccisa dai suoi stessi parenti.
La storia si è conclusa con un lieto fine. Ieri infatti i due giovani innamorati sono stati liberati e hanno potuto riabbracciarsi. “Il governo afghano ha fatto la cosa giusta”, ha dichiarato Manizha Naderi, direttrice esecutiva del gruppo Women for Afghan Women il cui avvocato, Shukria Khaliqi, ha ottenuto il decadimento delle accuse contro la coppia. “Vedendo l’ingiustizia in questa situazione, ha deciso di agire”.
I due sono stati chiamati separatamente prima di essere riuniti. “Prima di essere arrestato ero felice al 100%”, ha detto Mohammad Ali. “Ora, che mia moglie è stata liberata, sarò felice al 1000%”. “Spero che dopo la mia scarcerazione”, ha invece detto Zakia, “noi possiamo avere di nuovo una vita felice e stare in un posto sicuro. Se la mia famiglia dovesse prenderci, non ci lascerebbero in vita”.
Le autorità hanno chiesto a Zakia di denunciare il padre per aver provato a farla sposare contro la sua volontà. Questa azione è infatti considerato un crimine dalla legge afgana sull’eliminazione della violenza contro le donne. Ma la giovane ha declinato la richiesta: “So che mio padre e mia madre non vorranno neanche vedermi. Ma non voglio problemi per loro”.
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