La fondazione dello Stato d’Israele ha provocato, nella popolazione araba, massacri, terre confiscate, proprietà devastate e centinaia di migliaia di profughi. Una ferita che continua a sanguinare da oltre 60 anni, mostrando la “questione palestinese” come senza soluzione. È effettivamente difficile vedere uno spiraglio di luce nelle tenebre che attanagliano l’area; di certo nessuna speranza può diventare realtà se continuano a essere diffuse menzogne propagandistiche. Storici e opinionisti hanno scritto chilometri di saggi e studi a tal proposito; noi ci siamo limitati a decostruire alcuni miti che vengono tramandati di generazione in generazione.
1) Tra Israele e Palestina è in corso una guerra.
Nulla di più falso. Non esiste una guerra israelo-palestinese, così come non esistono due eserciti. Esiste un’occupazione militare riconosciuta come tale anche dalla Corte Internazionale di Giustizia. (continua a leggere)
2) Il problema di fondo è la convivenza tra religioni diverse.
Questo è il messaggio più pericoloso che possa arrivare. I sostenitori della teoria dello ‘scontro di civiltà’ non fanno menzione della lunghissima e consolidata storia di pacifica convivenza tra musulmani, cristiani ed ebrei. (continua a leggere)
3) I governi arabi sono – sempre e comunque – dalla parte del popolo palestinese.
In molti paesi arabi i palestinesi non possono diventare cittadini e spesso vivono in condizioni spesso disumane e in totale dipendenza dalle erogazioni assistenziali delle agenzie ONU. (continua a leggere)
4) La Palestina era una terra disabitata.
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Scusate se rispondo in ritardo. Anzitutto pur trovando molto interessante cercare le colpe della situazione che si è creata, mi sembra che al momento non possa che rinfocolare gli attriti. Mi sembra più necessario cercare la strada che porti meno danni.Il predominio dell’Occidente è in crisi, soprattutto quello dell’Europa. Anche in tempi passati gli Arabi hanno colto l‘occasione del frantumarsi degli stati europei per avanzare e conquistarne una parte.
Purtroppo oggi la nostra debolezza è evidente nella crisi economica e più ancora nella incapacità di impostare una linea comune. Questo può convincere molti movimenti estremisti arabi che sia il momento opportuno per islamizzare l’Europa.
Proprio delle nostre paure, dell’indecisione ad assumere una linea di opposizione e una politica unitaria si fanno forte questi gruppi che da tempo si sono preparati attendendo il momento opportuno. La loro tattica non è colpire tanto le grandi Istituzioni, quanto molti piccoli centri significativi diffusori di idee, centri che colpendoci al cuore possano diffondere terrore ovunque anche perché non localizzabili non sono difendibili. E sollevano da parte nostra reazioni di intolleranza che fanno il gioco del terrorismo.
Non è la religione la sacra fonte dell’intolleranza se non forse per la manovalanza dei terroristi. Il piano è ampiamente politico e quindi ancora più pericoloso, gestito da lontano con notevole preparazione.
Per difendersi occorre una politica occidentale oculata e lungimirante che ancora non siamo stati capaci di impostare
La nostra reazione oggi deve essere dura e chiara: restituire forza ai nostri ideali salvaguardando la nostra idea di libertà di pensiero, non cadendo perciò nella provocazione di spingerci all’ intolleranza,( questa non è una guerra di divise ),e allearci invece con tutta la popolazione araba integrata o meno che condivide il desiderio di pace e condanna la violenza. Proprio da parte loro possiamo trovare chi meglio combatte in seno all’islamismo la violenza e il terrorismo.
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[…] La barbarie dei bombardamenti su Gaza rappresenta il punto più disumano di una quotidianità non meno brutale che però viene spesso ignorata. Una quotidianità fatta di occupazione militare, di privazioni, di soprusi e di bugie; e la narrativa del “miracolo degli israeliani, che hanno fatto fiorire di nuovo il deserto” rappresenta una delle più abiette menzogne sulla questione israelo-palestinese (clicca qui per conoscere le altre bugie). […]
Non è stata la fondazione dello Stato d’Israele, ma le varie guerre che gli Arabi gli hanno mosso nel tentativo di distruggerlo, a provocare, “nella popolazione araba, massacri, terre confiscate, proprietà devastate e centinaia di migliaia di profughi”. Va ricordato che nel ’47 gli Arabi respinsero la risoluzione ONU che sanciva la spartizione del territorio fra Ebrei ed Arabi palestinesi, (che invece Ben Gurion se pur a malincuore era disposto ad accettare) e preferirono puntare sulla guerra, con l’intenzione di “ributtarli tutti in mare”. Guerra che mossero l’anno successivo, senza averne alcun diritto, e che inaspettatamente persero. La pretesa che il territorio fosse “tutto loro e solo loro” era sbagliata, perché la Comunità Ebraica Internazionale aveva acquistato e pagato, a partire dagli anni ’20, varii appezzamenti di terreno in Palestina, agli sceicchi Arabi che all’epoca li possedevano. Quindi già solo per questo, senza nemmeno scomodare motivazioni di carattere religioso o di storia antica, non era affatto vero che quel territorio fosse tutto e solo dei Palestinesi. Poi in quel momento estremamente critico il neonato Stato d’Israele dovette accettare di cedere una fetta enorme di territorio alla Giordania, in cambio della sua neutralità in quel conflitto del ’48; il che significa che se gli Arabi nel ’47 invece di preferire la guerra avessero accettato quella spartizione del territorio disposta dall’ONU, entrambe le parti Israeliana e Palestinese avrebbero da allora avuto una parte di terra, in cui poter vivere e costruire ognuna il proprio Stato ed il proprio progresso in pace, ben maggiore di quel territorio decisamente striminzito che ora si contendono ferocemente. E la maggior parte dei profughi Palestinesi non furono quelli cacciati dagli Israeliani, ma furono quelli che si erano accampati temporaneamente in Giordania prima del conflitto solo per dar luogo alle operazioni militari in Palestina, e che dopo che la guerra del ’48 fu persa dagli Arabi non tornarono alle loro case in Palestina per paura di ritorsioni da parte degli Ebrei, e preferirono restare lì. Tutto questo discorso significa, per chi non l’avesse capito, che mentre l’imbarbarimento del conflitto Arabo-Israeliano è reciproco, mentre l’escalation del conflitto è reciproca, la colpa dell’INIZIO di tutto questo è degli Arabi e non è degli Israeliani. Anche il fatto che i profughi Palestinesi siano stati spietatamente respinti dagli altri paesi Arabi e ributtati verso Israele, ha avuto le sue conseguenze e la sua importanza. Voglio aggiungere che questo sito è chiaramente fazioso e propaga informazione distorta.
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Salve a tutti,
in questo periodo leggo molte analisi su Israele, la Palestina, i Palestinesi che subiscono la nakba, le colpe di Israele e viceversa quelle dei palestinesi…che poi tornano puntualmente ad ogni escalation politica e militare…ogni volta tutti puntano il dito contro questo o quell’attore politico…tutti condannano indignati e poi
…… tutto ritorna nel silenzio.
Fino alla successiva escalation.
Pensiamo di fare grandi cose analizzando fino all’ultima virgola la storia, diversa, di questi due popoli, di queste due civiltà diverse..attribuendo le nostre sentenze da grandi statisti, quali sicuramente siamo?
Sembra di si…ma poi? Non accade nulla.
Mi piacerebbe tanto sentire offerte delle soluzioni…e non le solite chiacchiere da bar ad un problema ultra decennale di difficilissima soluzione.
Nell’offrire una mia personale convinzione vorrei chiedervi se secondo voi questi due popoli..che entrambi soffrono e subiscono quotidianamente questa difficile situazione hanno bisogno di queste nostre chiacchiere e di questo nostro sterile tifo da stadio?
Gli Israeliani e i palestinesi esistono entrambi…e nessuno dei due gruppi se ne andrà o smetterà di esistere. Assodato questo, vi chiedo se secondo voi non sarebbe più costruttivo smetterla di analizzare fino all’ossessione le storie e le colpe dell’uno o dell’altro…malcelata e ipocrita forma di mancanza di volontà nel risolvere veramente questa ultra-decennale questione?
I detrattori di Israele o o dei Palestinesi escano fuori per quello che sono e lo dichiarino pubblicamente…vogliono la distruzione e la morte degli Israeliani oppure dei palestinesi.
Dico loro che nessuno dei due gruppi ha veramente bisogno di questo né i loro nemici ne la loro “fazione del cuore”…
questi popoli hanno bisogno di dialogo e confronto costante, quotidiano, di apprezzarsi a vicenda, di superare l’odio che li tiene intrappolati da decenni e li condanna al rango di bestie, di viversi ogni giorno, nelle difficoltà come nei momenti felici…ed è questo che dovremmo contribuire a fare noi, “popoli civili” d’Europa. Dovremmo incoraggiare praticamente il dialogo, il confronto; a partire dalle generazioni più giovani, dai piccolissimi, ai più grandi…
Solo di questo hanno bisogno questi due gruppi…solo cosi si può risolvere la tensione, solo cosi si può costruire vita, solo cosi Israele potrà fidarsi dei palestinesi e allentare la terribile morsa permettendo compiutamente la nascita di uno Stato Palestinese, solo cosi gruppi politici attivi nella striscia di Gaza non troveranno più terreno fertile per fomentare l’odio, per proclamare la distruzione dell’avversario e per tirare continuamente missili nel territorio dell’altro.
Questi popoli hanno bisogno solo di questo…tutto il resto sono chiacchiere e ipocrita malizia contraria alla pace, a cui “tutti” però sicuramente ambiamo.
Saluti a tutti.
Mentre muoiono centinaia di persone e altre migliaia sono costrette ad una vita disumana, il resto del mondo pensa ai mondiali di calcio.
La verità, quando non è utile, va combattuta!
ma perché ci sono anche paesi arabi che odiano i palestinesi? non riesco a capire questo odio verso un popolo che ha subito e continua a subire ingiustizie e sofferenze incredibili…
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Non mi riferivo al popolo palestinese, ma al fatto che gli ebrei non si resero conto di fronte a Hitler del pericolo a cui stavano andando incontro e furono sorpresi quasi senza reazioni. Questo credo che li spinga a concedere sempre meno ai diritti dei palestinesi, sarei d’accordo perfettamente sui ritiri dalle colonie occupate e alla concessione dei territori che permetterebbe alla Palestina di formare un paese non frazionato. Ma vedo l’accordo molto difficile e questo mi addolora non poco, e come potrebbe essere diversamente?
Molte terribili verità che non cancellano il rischio del futuro di Israele a sopravvivere in una terra di popoli arabi. Rischio che non trova certo soluzione nella sua durezza, ma è cementato nel ricordo di un passato ( di cui i palestinesi non hanno alcuna colpa) che fu caratterizzato dall’inerzia e arrendevolezza del popolo seviziato. Mai più, temo, Israele, si mostrerà arrendevole senza l’intervento di mediatori molto ma molto potenti.
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