Apparentemente è solo un abbraccio. Apparentemente è solo un abbraccio dato da una nonna al proprio nipote tornato da un viaggio. Apparentemente, appunto. Perché nella commovente stretta tra Estela de Carlotto e suo nipote c’è speranza, sofferenza, determinazione e soprattutto tanta storia.
Per raccontare quest’abbraccio bisogna fare un passo indietro nel tempo e negli avvenimenti che hanno segnato il passato recente dell’Argentina e la nascita dell’associazione de “Las abuelas de Plaza de Mayo”.
E’ il 24 marzo 1976 quando, con un colpo di Stato, Jorge Rafael Videla dà il via al regime militare noto con il nome di “Proceso de Reorganizaciòn Nacional”, durato fino al 10 dicembre 1983. In questi anni il regime stabilì un metodo di eliminazione di massa degli oppositori durante il quale furono imprigionate e fatte sparire migliaia di persone. In questo contesto di atrocità, violenze e omicidi di massa, i figli neonati dei ‘desaparecidos’ furono trattati dalle forze repressive come vero e proprio bottino di guerra per il quale si pianificò dettagliatamente e per iscritto un sistema di simulazione di adozioni. Durante gli anni della dittatura circa 500 bambini vennero privati della loro identità e, in molti casi, portati a vivere con persone che credevano essere loro genitori e che in realtà furono autori partecipi o occultatori dell’assassinio dei loro veri cari. Questa riorganizzazione, considerata necessaria dal regime per “salvare” la società argentina, esigeva che i figli dei sovversivi fossero separati dai genitori per essere consegnati a ‘buone famiglie’.
Dal rapimento dei piccoli e dalla disperazione di intere famiglie nacque il movimento de “Las madres de Plaza de Mayo”. Il 30 aprile 1977 un piccolo gruppo di madri e nonne si riunì e iniziò a marciare intorno alla Piramide de Mayo sita di fronte il palazzo governativo per chiedere la verità su figli e nipoti spariti. Quasi contemporaneamente, il 15 maggio, Maria Eugenia Casinelli (consuocera del poeta Juan Gelman) e altre undici nonne firmarono una richiesta collettiva di ‘habeas corpus’ sotto forma di lettera, diretta al tribunale di Morón, in cui facevano conoscere l’esistenza dei neonati desaparecidos e sollecitavano la sospensione di tutte le adozioni. La lettera è stata considerata documento storico e precedente immediato della costituzione delle “Nonne di Plaza de Mayo” alla fine di quell’anno. Le fondatrici delle “Nonne di Plaza de Mayo” furono dodici madri-nonne di desaparecidos.
Oggi, a distanza di 37 anni dalla fondazione, quest’associazione non violenta è presieduta da Estela de Carlotto, la abuela di cui si sta parlando su tutti i media nazionali ed internazionali. Estela, la protagonista dell’abbraccio più chiacchierato del web, cercava suo nipote Guido da 36 anni (lo ha sempre chiamato Guido perché sua figlia, in una delle ultime telefonate avute con la madre, appellò con questo nome il feto che portava in grembo). Guido, che all’anagrafe è iscritto come Ignacio Hurban, è un musicista e docente cresciuto e residente a Olivarria (350km a sud di Buenos Aires). E’ stato lui a pretendere la verità e a sottoporsi all’esame del DNA per riscoprire le proprie origini, per conoscere la sua vera famiglia e riabbracciare quella nonna che lo aspettava da troppi decenni.
Il giovane trentaseienne ora dovrà capire cosa fare del suo passato e come approcciare a un futuro fino a pochi giorni fa celato a sua insaputa dietro lo sguardo di Estela, la nonna che non ha mai smesso di sperare e di cercare, e che oggi è stata ripagata appieno dei 36 anni di ricerca.
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