Mamadee balla come se nulla fosse a ritmo di Azonto, musica tipica del Ghana che fa muovere anche i sassi. E ride, compiacendosi dei suoi passi, come se invece di essere tra le tende di un ospedale da campo fosse su un palco. Siamo nel Centro di Trattamento per l’Ebola di Medici Senza Frontiere a Foya, in Liberia, dove 2 persone su 3 muoiono a causa dell’ebola. Mamadee invece ce l’ha fatta. Era arrivato lo scorso 15 agosto dal lontano villaggio di Sarkonedu e ad un primo test era risultato negativo. Poi, però, ha sviluppato i sintomi tipici dell’ebola: nausea, febbre, dolori muscolari, affaticamento, dolore addominale e diarrea. A quel punto i medici hanno eseguito un secondo test che è risultato positivo.
“Mamadee era chiaramente affetto da Ebola – racconta Roberta Petrucci, medico di MSF appena rientrata da Foya – Ed è risultato positivo anche alla malaria”. I medici lo hanno curato con multivitamine, paracetamolo, soluzioni orali per reidratarlo, antibiotici e pastiglie antimalaria. La cosa incredibile è che Mamadee ha continuato a ballare per tutto il tempo del suo ricovero.
“Non ci potevamo credere – prosegue Roberta Petrucci – Pensavamo fosse un errore”, ma quando l’equipe medica gli ha fatto un nuovo test alcuni giorni dopo, si sono finalmente convinti che non esisteva alcun errore. Mamadee era positivo. “Il laboratorio solitamente non commette errori, soprattutto due volte di seguito con lo stesso paziente. Non avevamo altra scelta che tenerlo nel Centro finché il risultato fosse rimasto positivo”.
Ma il Centro di Trattamento Ebola non è ovviamente il posto dove un bambino vorrebbe stare, ci si annoia facilmente. “Voglio andarmene” diceva Mamadee. “Due settimane sono abbastanza. Mi manca la mia casa, mi mancano i miei amici, mi manca persino andare a scuola”. Purtroppo il desiderio di Mamadee di uscire dal Centro non poteva essere assecondato poiché anche il terzo test, effettuato il 30 agosto, è risultato positivo.
“Il suo quadro clinico era notevole ma non eccezionale – afferma Roberta Petrucci – ma era il suo atteggiamento ad essere decisamente eccezionale. Ogni giorno il ragazzo diffondeva uno spirito positivo sia tra i pazienti sia tra il personale di MSF. Era sempre sorridente e felice. Tutti lo amavano e sapevano che sarebbe stato tutto molto più triste una volta che fosse uscito dal Centro, anche se ovviamente ci auguravamo che ne uscisse il prima possibile”.
Il Centro di Trattamento Ebola non è un parco giochi. Mamadee ha visto cose terribili nella zona dei pazienti confermati. “Questo posto è pieno di gente morta. L’Ebola è una malattia che causa vomito, ti fa sanguinare dal naso e poi muori “, racconta Mamadee. “Questo è ciò che dirò ai miei amici quando ritornerò a casa”.
Una settimana dopo, anche Maya la sorella di Mamadee viene ricoverata nel Centro. La ragazza di 14 anni muore dopo pochi giorni dal suo arrivo, a solo una tenda di distanza da quella di suo fratello. Quando sua madre con le lacrime agli occhi lo avvisa della morte di Maya, Mamadee rimane forte e semplicemente dice: “Non piangere, mamma“.
Il 4 settembre, il quarto test di Mamadee torna dal laboratorio della vicina Gueckedou, in Guinea. Finalmente è negativo. Appena apprende la bella notizia, Mamadee corre fuori dal Centro. “Sono molto felice oggi” dice il giovane sopravvissuto, non rendendosi veramente conto della battaglia che è riuscito a vincere.
Mamadee è sopravvissuto, ma il virus dell’Ebola sta rapidamente sconfiggendo molte altre persone. Fino al 4 ottobre è possibile donare al 45507 per sostenere i progetti di MSF in Liberia e Sierra Leone, dove la Ong ha attualmente 41 operatori internazionali e 444 operatori nazionali impegnati a Foya, nel nord della Liberia, dove gestisce un Centro di Trattamento per l’Ebola da 100 posti-letto. MSF sta svolgendo anche una serie di attività di sensibilizzazione come la promozione della salute, le pratiche di sepoltura in sicurezza e un servizio di ambulanza. Nell’ospedale della vicina Voinjama, MSF sta formando il personale del Ministero della Salute sulle corrette procedure per la visita e il ricovero dei pazienti.
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