In un anno che ha segnato per sempre la storia delle politiche comunitarie sull’immigrazione e l’immaginario collettivo sull’accoglienza e sui motivi intrinsechi delle migrazioni, gli attivisti di Alarmphone sono stati sempre vigili affinché sempre più imbarcazioni in difficoltà sul Mediterraneo potessero venire recuperate.
Così l’11 ottobre 2015 il telefono di allarme pensato e animato da decine di attivisti di tutta Europa e Nord Africa ha festeggiato il suo primo compleanno. Una data scelta deliberatamente per lanciare il progetto, in ricordo del naufragio che ha causato la morte di oltre 200 persone. Una tragedia che poteva essere evitata se le autorità maltesi e italiane fossero state meno riluttanti nel rispondere alla difficoltà di più di 400 persone nel Mediterraneo Centrale. Gli attivisti si sono chiesti: “Che cosa sarebbe successo se le persone sulla barca fossero state in grado di inviare una seconda chiamata a una linea telefonica indipendente attraverso la quale un gruppo di membri della società civile lanci l’allarme e faccia subito pressione sulle autorità per attuare le operazioni di salvataggio?”
In un anno la rete di attivisti è cresciuta fino a contare più di cento persone, grazie al sostegno di molte comunità di migranti e di attivisti e organizzazioni in difesa dei diritti umani che operano nel settore da anni.
“Quando abbiamo lanciato il telefono di allarme – si legge nel comunicato che “festeggia” l’anniversario del progetto – eravamo lontani dall’immaginare come la situazione delle frontiere marittime d’Europa sarebbe diventata drammatica nel 2015, con più di mezzo milione di persone passate attraverso il mare alla fine del mese di settembre e, ancora una volta, più di 3.000 persone scomparse, annegate e morte”
Ma il telefono non è assistenza fine a se stessa. È anche una denuncia politica evidente, verso un’Unione Europea che “non ha intrapreso nessuna azione per prevenire le morti ma ha solamente esteso la sua politica di dissuasione lanciando una campagna militare “anti-scafisti” chiamata EUNAVFOR Med e triplicato il bilancio dell’operazione Triton dell’agenzia di controllo dei confini europei Frontex. Diverse navi militari di soccorso umanitario, come MSF, MOAS e Sea-Watch hanno cercato di colmare questo vuoto e hanno salvato migliaia di vite”.
Per saperne di più: http://alarmphone.org/it/faq-3/