di Alessandro Pagano Dritto
(Twitter: @paganodritto)
Al di là del contenuto specifico, l’anomala procedura con la quale è stata presentata l’ultima bozza di accordo ai parlamenti di Tripoli e Tobruk, che sono chiamati a votarla insieme ai nomi del governo unitario, potrebbe essere, già di per sé, un motivo di rancore nei confronti del rappresentante delle Nazioni Unite Bernardino Leon e delle sue proposte per il Governo di Accordo Nazionale.
Al momento di scrivere né il parlamento internazionalmente riconosciuto della House of Representatives (Casa dei Rappresentanti, HOR) né quello invece non riconosciuto del General National Council (Consiglio Nazionale Generale, GNC), si sono ufficialmente espressi in merito alla delicata questione del Governo di Accordo Nazionale proposto nella notte tra l’8 e il 9 ottobre dal rappresentante locale delle Nazioni Unite Bernardino Leon: pur riunendosi, entrambi i parlamenti hanno sospeso le loro sedute con un nulla di fatto.
L’interruzione di una prassi consolidata.
A critical meeting today wth Leon & all parties setting the final stage in the coming 48 hours,the aim is to announce the Gov by late Wed.
— Taher El-Sonni (@TaherSonni) 6 Ottobre 2015
@Rana_J01 the Gov names are in annex 1 of the main agreement, the full package will be then sent for final endorsement by both parties. — Taher El-Sonni (@TaherSonni) 6 Ottobre 2015
Fino ad ora la prassi seguita dal diplomatico spagnolo nel condurre il dialogo nazionale era stata la seguente: si proponeva una bozza di accordo che le rispettive delegazioni trasmettevano a Tripoli e a Tobruk, questa bozza veniva
giudicata da entrambi i parlamenti e si procedeva con gli emendamenti che si ritenevano necessari per la bozza successiva, sperando potesse essere quella definitiva. In caso poi di bozza definitiva e concordata da entrambi i poli politici libici, si sarebbe proceduto alla nomina del governo unitario sulla base di un testo dal valore condiviso. Era stata seguita questa traccia, per esempio, a luglio, quando una delle tante bozze presentate in un anno di lavoro era stata addirittura suggellata – caso unico – dalla conferma scritta di Tobruk e di diversi elementi che avevano partecipato al dialogo in percorsi diversi ma paralleli a quello principale: solo il parlamento di Tripoli in quell’occasione non aveva firmato e aveva invece chiesto, ascoltato, ulteriori emendamenti. Ma nell’occasione era ancora chiaro che il discorso sulle nomine avrebbe seguito l’approvazione del testo: non essendoci allora stata approvazione totale, non si discussero ufficialmente – né tanto meno fu chiesto di approvarli – candidati per il già previsto governo unitario.
Così facendo, il dialogo nazionale libico è stato però costellato di date conclusive puntualmente rinviate; fino all’ultima attualmente stabilita per il 20 ottobre, giorno della conclusione del mandato originario della HOR. Non intendendo rinviare ulteriormente, le Nazioni Unite hanno proceduto questa volta ad una sequenza diversa da quelle in precedenza sperimentate: come descrive il componente della delegazione di Tobruk Taher el Sonni nel tweet di risposta alla domanda della giornalista della BBC Rana Jawad – abituata per l’appunto a una prassi differente – questa volta l’organizzazione internazionale avrebbe chiesto a entrambi i parlamenti di votare in un unico momento il testo dell’accordo e le nomine proposte del Governo di Accordo Nazionale e non più queste ultime sulla base di un già raggiunto accordo nei riguardi del primo.
Così è stato, anche se le anticipazioni più o meno ufficiose di questi giorni sembrano mostrare che l’anomala strategia non ha assicurato il consenso dei due poli politici libici.
Disaccordo e nomine: le «irregolarità» di Leon.
GNC MP Abdelsalam Bilashahir on Proposed unity Gov. tells us: We didn’t give names, we r not part of this gov…means nothing to us” #libya
— Rana Jawad (@Rana_J01) 9 Ottobre 2015
Sia Tripoli che Tobruk hanno avuto da ridire delle nomine proposte da Leon. La Capitale non ha presentato all’ultima sessione disponibile alcuna candidatura, chiedendo invece invano nuovi emendamenti, e pertanto nessun
suo nome – diciamo così – definitivo sarebbe stato utilizzato per la composizione finale presentata nella notte tra l’8 e il 9 ottobre scorsi; tuttavia, ultime notizie stampa riportano che il presidente del parlamento tripolino Nuri Abu Sahmain avrebbe lamentato il fatto che Leon abbia preso in considerazione una lista non ufficiale presentata da alcuni componenti della sua camera. Tobruk ha invece presentato le nomine richieste, ma ha lo stesso lamentato il completo disinteresse dimostrato da Leon per questa lista al momento di scegliere Fayez Sarraj come Primo Ministro, pur essendo questo un componente della HOR.
Altro motivo di discrepanza è stata la licenza che Leon sembra essersi concesso all’ultimo momento di allargare a sei il numero dei componenti del Consiglio Presidenziale: «Tutte le parti del dialogo sono rimaste sorprese dagli emendamenti fatti da Leon alla bozza finale in pochissimo tempo, senza alcun precedente coordinamento con nessuna di loro», ha detto in conferenza stampa il presidente della delegazione tripolina Awad Abdul Sadiq secondo il Libya Observer. I critici dello spagnolo hanno infatti sostenuto che questo atto non era stato previsto: «irregolarità», le aveva chiamate il dimissionario componente della delegazione al dialogo della HOR Abu Bakr Buera. Che ha sostenuto, parlando col sito d’informazione libico Al Wasat, che proprio il comportamento di Leon dopo l’ultimo vertice era stato una delle ragioni delle proprie dimissioni: al sito avrebbe detto che una sola sessione è bastata ad annullare un anno di lavoro.
Abubakr Buera: What #Leon did (by announcing #UnityGovernment) was immoral & drives a wedge between us and him. #NationalDialogue #Sijal
— Libyaschannel EN (@LibyaschannelEN) 11 Ottobre 2015
Criticità di un testo da rendere definitivo.
In realtà è possibile che le «irregolarità» di Leon, ovvero le sue iniziative personali prese all’ultimo momento, siano almeno in parte giustificabili col carattere assolutamente provvisorio del testo inviato alle camere rivali: provvisorio nel senso che al momento dei cambiamenti dell’ultimo minuto Leon non andava di fatto a violare nessuna legittimazione della bozza, che invece attendeva – e attende – per l’appunto la rettifica dei parlamenti per diventare definitiva. Sono le Nazioni Unite, e nessun altro, a legittimare la bozza dell’accordo prima che le camere si esprimano in merito, visto che sono le Nazioni Unite e la loro delegazione in Libia (United Nations Support Mission in Libya, Missione di Supporto delle Nazioni Unite in Libia, UNSMIL) a redarla e proporla.
Il punto è che, per ammissione dello stesso diplomatico spagnolo, non esiste al momento alcuna possibilità di rivedere il testo a così poco tempo dalla data fatidica: sia Tripoli che Tobruk sono così di fatto chiamate ad approvare una bozza nella quale non necessariamente si riconoscono e che comunque, al di là dell’ovvia impossibilità per entrambe le parti di riconoscervisi mai completamente, non rappresenta per nessuna delle due una rinuncia volontaria e consensuale ad una parte delle proprie posizioni in favore di una mediazione con le posizioni rivali. Si pensi per esempio che il GNC stesso si è visto bloccare la possibilità di ulteriori emendamenti per un testo che probabilmente non è comunque il più lontano mai proposto dalle proprie posizioni.
Ciò che potrebbe spingere le due camere ad approvare un testo almeno in parte sgradito potrebbe allora essere, più che una propria convinzione nei confronti del testo stesso, l’assenza di alternative sempre più chiaramente prospettata dalla comunità internazionale e dalle stesse Nazioni Unite e la prospettata revoca di ogni legittimità agli organismi non unitari dopo il 20 ottobre. In pratica, la prospettiva di un pressoché totale isolamento politico: inedito per la oggi riconosciuta camera di Tobruk, di prospettiva per la comunque irriconosciuta Tripoli.
Profilo dell'autore
- Il primo amore è stato la letteratura, leggo e scrivo da che ne ho memoria. Poi sono arrivati la storia e il mondo, con la loro infinita varietà e con le loro infinite diversità. Gli eventi del 2011 mi lasciano innamorato della Libia: da allora ne seguo il dopoguerra e le persone che lo vivono, cercando di capire questo Paese e la sua strada.
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