di Alessandro Pagano Dritto
(Twitter: @paganodritto)
Martedì 13 ottobre 2015 il parlamento libico internazionalmente riconosciuto – la House of Representatives (Casa dei Rappresentanti, HOR) dovrebbe esprimersi sulla proposta di governo unitario avanzata dalle Nazioni Unite intorno alla mezzanotte tra l’8 e il 9 ottobre precedenti.
Anche il parlamento parallelo, il non riconosciuto General National Council (Consiglio Generale Nazionale, GNC), in una data non ancora diffusa, dovrà fare altrettanto perché il governo unitario possa dirsi effettivamente in carica.
Il diplomatico spagnolo Bernardino Leon, rappresentante delle Nazioni Unite in Libia, ha proposto come Primo Ministro del governo unitario il parlamentare della HOR Fayez Serraj e, nella qualità di componenti del Consiglio Presidenziale che affiancherà il Primo Ministro, Ahmed Meitig, Fathi Mejbari e Musa Kuni come rappresentanti di ognuna delle tre regioni in cui è divisa la Libia, Omar Aswad e Mohammed Ammari come «senior ministers».
Altri nomi sono stati proposti per altre cariche in via del tutto indicativa: tra questi si può notare quello di Abdel Rahman Swehili, noto per la sua opposizione al dialogo e in odore di sanzioni internazionali, a capo dello State Council, l’assemblea che raccoglierà in pratica l’attuale GNC.
Tiepide accoglienze: voci dall’Est.
Com’era stato più volte preventivato dallo stesso Leon nelle sue apparizioni pubbliche, nessuna scelta avrebbe potuto
accontentare del tutto i due parlamenti rivali e così pare sia stato. Naturalmente al momento di scrivere non esiste una posizione ufficiale delle due assemblee sulla questione, ma alcuni pareri di singoli esponenti o enti provenienti dai ranghi civili o militari sono comunque stati resi noti dalla stampa locale e sono utili per misurare ufficiosamente il polso della situazione.
Abubakr Buera: What #Leon did (by announcing #UnityGovernment) was immoral & drives a wedge between us and him. #NationalDialogue #Sijal
— Libyaschannel EN (@LibyaschannelEN) 11 Ottobre 2015
A Est, dalle parti cioè delle autorità libiche riconosciute, il parlamentare della HOR e componente della commissione per il dialogo, Abu Bakr Buera, ha inviato una lettera aperta che accusava Leon di «irregolarità» e che si lamentava del fatto che non uno dei nomi proposti dal parlamento riconosciuto fosse stato preso in considerazione per la carica di Primo Ministro.
Non esistono al momento, a conoscenza di chi scrive, dichiarazioni ufficiali dei vertici militari orientali, nonostante
pare che il Generale Khalifa Hafter si sia espresso pubblicamente indicando una nuova data per la conclusione delle operazioni militari nel principale scenario di guerra della città di Bengasi. In un suo recente articolo per il Middle East Eye, l’analista Mattia Toaldo sostiene che da un accordo nazionale il militare Comandante in Capo avrebbe solo da perderci e che, invece, il Generale potrebbe essere molto più interessato al fallimento delle trattative al fine di imporre al territorio di suo controllo un governo militare che lo mantenga al potere: magari anche un governo dalle apparenze civili, visto il recente prolungamento del mandato della HOR oltre il 20 ottobre.
L’unica eccezione tra i militari dell’Est potrebbe essere quella dei federalisti di Ibrahim Jathran, vicini al governo riconosciuto e importanti perché hanno il possesso militare delle strutture petrolifere orientali; pare che la loro accoglienza alla proposta di governo sia stata positiva e questo potrebbe scavare un serio solco tra le forze militari di Tobruk.
#Libya – armed federalist leader Ibrahim Jathran and his group has apparently welcomed the UN proposed unity Gov – #Libya — Mohamed Eljarh (@Eljarh) 9 Ottobre 2015
Fathi al-Majbri one of the PM’s deputy in the Unity Gov (prez council) is backed by Ibrahim Jathran – explains support from J. #Libya
— Mohamed Eljarh (@Eljarh) 11 Ottobre 2015
Tiepide accoglienze: voci dall’Ovest.
Da ovest, ovvero dal territorio di Tripoli, si è levata invece una significativa voce positiva, che è quella della municipalità di Misurata, realtà cittadina politica e militare non da ora molto più accondiscendente al dialogo mediato dalle Nazioni Unite di quanto non lo sia almeno una parte del parlamento della Capitale.
A questa realtà l’esecutivo di Tripoli ha già risposto in netta contrapposizione, chiedendo alla municipalità di rientrare nei propri ranghi e sostenendo che – come riassume il Libya Observer dall’originale documento in arabo – «il governo di Leon contraddice tutte le costanti e i principi nazionali e pone la fiducia internazionale al di sopra di quella del paese».
GNC MP Abdelsalam Bilashahir on Proposed unity Gov. tells us: We didn’t give names, we r not part of this gov…means nothing to us” #libya
— Rana Jawad (@Rana_J01) 9 Ottobre 2015
Anche le vocidall’interno del GNC, comprese quelle di alcuni presupposti componenti del governo unitario, non
sono state particolarmente concilianti, mentre la principale istituzione religiosa della Libia occidentale – la Fatwa House – ha assunto una posizione significativa sostenendo che le proteste contro la proposta unitaria sorte in alcune città libiche fossero del tutto legittime.
Critico sembra essere stato infine il Consiglio Militare della città di Zintan, città alleata in territorio occidentale del governo orientale, che ha espresso riserve tanto nei confronti delle proposte di Leon quanto nei confronti del parlamento orientale.
Un’accoglienza entusiasta: la comunità internazionale.
Un’accoglienza del tutto positiva alla proposta delle Nazioni Unite è stata invece quella della comunità internazionale, che per mezzo di diversi portavoce si è espressa del tutto a favore: l’Unione Europea ha sostenuto, per mezzo dell’Alto Rappresentante Federica Mogherini, che sarà pronta a finanziare il governo unitario con 100 milioni di euro, mentre un comunicato congiunto di più Stati ha esplicitamente ammesso che «nessuna arma entrerà in Libia se non a richiesta del Governo di Accordo Nazionale», andando così a colpire l’attuale governo riconosciuto sulla questione che più lo tiene legato al dialogo con le Nazioni Unite: appunto, la questione dell’acquisto legale di armi.
Profilo dell'autore
- Il primo amore è stato la letteratura, leggo e scrivo da che ne ho memoria. Poi sono arrivati la storia e il mondo, con la loro infinita varietà e con le loro infinite diversità. Gli eventi del 2011 mi lasciano innamorato della Libia: da allora ne seguo il dopoguerra e le persone che lo vivono, cercando di capire questo Paese e la sua strada.
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