Il documentario intona il canto di redenzione che il guineano Cissoko sogna per la sua gente e la sua terra. Profugo dalla guerra in Libia, giunge in Italia e si rende conto del numero impressionante di persone che continuano a perire nel mare nel tentativo di cercare una vita migliore.
Cissoko è un profugo di guerra che arriva in Italia provando in prima persona l’estrema precarietà di coloro che fuggono verso l’Europa con il miraggio di una vita migliore. La voglia di contribuire al risveglio della sua gente lo spinge a filmare con una piccola telecamera i risvolti poco allettanti di un mondo occidentale in crisi dove spesso le condizioni dei suoi fratelli sono drammaticamente vicine alla schiavitù.
Il suo ritorno in Africa, in Guinea, per proiettare le immagini nelle scuole e nei villaggi, sarà un costante invito alla cessazione dei conflitti interni e all’affrancamento di se stessi e della propria terra. Virtualmente accompagnato nel suo viaggio da artisti che rafforzano il sound emotivo e dal ricordo di Thomas Sankara, dal Senegal di Ilee de Gorée, l’isola della tratta, Cissoko parte per il Brasile, per i quilombi, a rendere omaggio ai discendenti degli schiavi che continuano a lottare per i propri diritti e a mantenere vive le loro origini africane, grazie alla loro unione.
Il documentario Redemption song intona il canto di redenzione che il guineano Cissoko sogna per la sua gente e la sua terra. Profugo dalla guerra in Libia, giunge in Italia e si rende conto del numero impressionante di persone che continuano a perire nel mare nel tentativo di cercare una vita migliore.
Mentre con altri richiedenti asilo si ritrova in un centro d’accoglienza ad attendere, per un tempo infinito, i documenti per lo stato di rifugiato, viene colpito dall’estrema precarietà e dalle forme di schiavitù che spesso sperimentano in Europa i suoi fratelli immigrati.
Cissoko si decide allora a filmare quelle immagini con l’intento di tornare in Africa e proiettarle nelle scuole e nei villaggi per contribuire al risveglio della sua gente.
Da un lato è spinto dall’urgenza di contribuire ad arrestare l’emorragia umana che dissangua l’Africa, dall’altra agisce per invitare il suo popolo alla cessazione dei conflitti interni e all’affrancamento della propria terra; ad adoperarsi insieme per farla crescere senza consegnarla a colonizzatori sempre nuovi o abbandonarla per la chimera dell’Occidente.
Questo inno al riscatto lo fa volare fino a l’Ile de Gorée a carezzare le antiche celle della Casa degli schiavi per evocare una schiavitù che non dovrà più tornare in nessuna forma e in Brasile ad omaggiare i discendenti degli schiavi che tuttora risiedono nelle comunità dei quilombi e che mantengono vive le origini africane grazie alla loro unione.
Alla base del documentario di Cristina Mantis c’è la consapevolezza che sia necessaria un’importante riflessione interna, quella di liberarsi dallo spirito della schiavitù che ha ancora un eco in molte anime e impedisce la piena realizzazione della propria essenza. Un affrancamento interiore che tanto somiglia a quella speciale forma di redenzione che Bob Marley ha affidato ad una delle sue più celebri canzoni e che diventa l’ossessione del documentario e di Cissoko, che si ostina a voler parlare soprattutto all’Africa più povera, quella delle miniere, quella senz’acqua, senza corrente elettrica e senza un vero motivo per restare.
Il viaggio di ritorno è permeato del ricordo di Thomas Sankara (carismatico leader dell’Africa occidentale sub-sahariana che si è impegnato molto per eliminare la povertà) che gli rinnova il sostegno per ribadire ai suoi fratelli la necessità di porre fine ai conflitti interni, causa di guerre e miseria e invitarli all’unione e all’amore per la propria meravigliosa terra.
“Produciamo in Africa e consumiamo in Africa. Vivere all’africana è il solo modo di vivere liberi e degni”
Thomas Sankara
Cissoko Aboubacar, il protagonista – Nato in Guinea nel 1974, è vissuto in diversi paesi Africani, tra cui Mali, Costa d’Avorio e Sierra Leone ed è infine giunto in Libia dove ha vissuto per circa tredici anni. Cissoko parla correntemente tre lingue (francese, arabo, inglese) e differenti lingue/dialetti africani (malenke, fula, soussu, bambara). Un po’ anche l’italiano.
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