Libia, due bombardamenti in due giorni a Derna

di Alessandro Pagano Dritto

(Twitter: @paganodritto)

 

(*Immagine di copertina: struttura ospedaliera danneggiata dai bombardamenti a Derna, 7 febbraio 2016. Fonte: www.libyaherald.com)

 

Mentre la comunità internazionale aspetta che il parlamento della Libia orientale approvi, dopo la prima bocciatura, il governo unitario che dovrebbe poi chiedere l’intervento esterno contro lo Stato Islamico, bombardamenti aerei tanto dell’aviazione orientale quanto di origine ignota colpiscono nell’Est la città di Derna; nel primo caso, avvantaggiando forse la stessa formazione terroristica di origine siro-irachena e quasi sicuramente contravvenendo alle indicazioni fino ad ora emerse in seno alla coalizione alleata.

 

Tra il 7 e l’8 febbraio 2016 la città di Derna, Libia orientale, è stata oggetto di bombardamenti. Secondo fonti militari locali ascoltate dal sito d’informazione filotripolino Libya Observer e dall’agenzia di stampa turca Anadolu Agency, il 7 le bombe avrebbero colpito un ospedale e alcune abitazioni nei distretti di Bab Tobruk e al Hilah, portando alla morte di quattro civili, e in più avrebbero danneggiato alcune sedi del gruppo del Derna Mujahidin Shura Council (Consiglio della Shura dei Mujahidin di Derna, DMSC) uccidendone due militanti: proprio a questo gruppo appartenevano le fonti militari citate in precedenza.

 

 

Gli autori dei bombardamenti del 7 sarebbero ancora ignoti, mentre l’aviazione libica, che avrebbe colpito posizioni dello Stato Islamico, sarebbe responsabile delle operazioni del giorno seguente, durante le quali avrebbe perso, abbattuto, un aereo.

 

 

Derna, lo Stato Islamico e i bombardamenti: una sintesi di storia recente.

Dalla fine del 2014, quando in ottobre rivelò per la prima volta la sua presenza in Libia, lo Stato Islamico aveva fatto di Derna la sua prima sede nel paese nordafricano riunendosi attorno ad un nucleo di miliziani reduci dal conflitto siriano. Non tutti i combattenti presenti in città avevano però deciso di unirsi a quel gruppo, così il DMSC, pur mantenendo una forte identità islamista, aveva conservato la sua indipendenza. I rapporti tra i due gruppi divenivano presto tesi e all’ennesimo confronto militare,  nel giugno 2015, lo Stato Islamico di Derna si trovò a fronteggiare un’inedita coalzione tra le suddette milizie islamiste e le forze militari di Tobruk di per sé caratterizzate da una decisa caratura antiislamista, ma evidentemente disposte ad adeguarsi entro certi limiti alla situazione contingente dei diversi scenari di battaglia. Verso la metà del mese lo Stato Islamico perdeva dunque il controllo della sua prima, storica, roccaforte libica, mantenendo sul terreno regionale una limitata presenza clandestina e avendo invece nel frattempo ottenuto il possesso, a livello nazionale, della città di Sirte e di alcuni territori limitrofi.

 

[Per approfondire sulla sconfitta dello Stato Islamico a Derna: Cronache Libiche, Il giugno di Derna, 29 giugno 2015]

 

Non è la prima volta che Derna viene fatta oggetto di bombardamenti aerei. Nel febbraio 2015, prima dunque dei conflitti appena ricordati, era stato l’Egitto in collaborazione con l’aviazione del governo libico riconosciuto, a intervenire con l’intenzione di colpire le postazioni cittadine dello Stato Islamico. L’operazione non aveva avuto seguito e anche nell’ipotesi che Il Cairo avesse voluto scatenare allora una più ampia azione internazionale nei confronti delle milizie nere pericolosamente stanziatesi a non troppa distanza dai suoi confini, nulla di tutto questo si verificò.

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Chi ha bombardato e chi è stato bombardato il 7 febbraio.

In merito ai bombardamenti attuali, al momento di scrivere non è chiaro dunque chi abbia bombardato Derna il 7 febbraio, così come non è chiaro che cosa questo autore anonimo intendesse effettivamente colpire. Per quanto riguarda la seconda questione, lo Stato Islamico non ha infatti alcun alleato che possa ufficialmente schierarsi dalla sua parte e avvantaggiarlo colpendo di proposito i suoi nemici: a sentire infatti le già citate fonti interne al DMSC, i combattenti uccisi durante il raid sono stati colpiti nel pieno di un’operazione contro lo Stato Islamico che sarebbe iniziata venerdì 5 febbraio. I bombardamenti avrebbero dunque indirettamente avvantaggiato lo Stato Islamico a Derna, piuttosto che svantaggiarlo. Per quanto invece riguarda l’autore dei raid, l’aviazione libica, che nel caso egiziano aveva invece subito rivendicato la collaborazione, si è detta all’oscuro di quanto è accaduto, allontanando da sé ogni responsabilità.

 

 

Il giornalista Aimen Amzein, firma del Libya Herald certamente alieno da ogni particolare simpatia per i gruppi islamisti di Derna, descrivendo i fatti sostiene che chi ha colpito non volesse colpire lo Stato Islamico ma i suoi oppositori, mentre l’ubicazione delle aree colpite dimostrerebbe «che chiunque sia stato coinvolto [nei bombardamenti] non conosceva Derna». Inoltre, sempre secondo l’articolista, «le morti tra i civili facilmente rinforzeranno l’opposizione a ogni intervento straniero nell’opinione pubblica, persino contro gli interventi ai danni dello Stato Islamico. C’è una crescente convinzione che, per quanto ben condotti, tutti gli interventi porteranno con sé danni collaterali. E questo, per i libici, è inaccettabile».

Colpire a Derna il DMSC vuol dire colpire un gruppo militare che non è certo uno dei più vicini né alle tradizioni politiche degli Stati europei o degli Stati Uniti né, soprattutto, alle possibili amicizie della Capitale egiziana: e questo in virtù non solo del suo islamismo, ma soprattutto di non chiari ma sospetti vincoli alle formazioni qaediste del Nord Africa, che pur opponendosi generalmente allo Stato Islamico, costituiscono lo stesso un nemico pubblico di non scarsa rilevanza. Va detto comunque che su questi legami non sembrano esserci certezze e le stesse Nazioni Unite, nella loro cosiddetta Qaeda list aggiornata al momento di scrivere al 17 gennaio 2016, non contemplano la presenza del DMSC tra i gruppi terroristici attivi in Libia: il DMSC non è infatti identificabile con certezza e nel suo complesso né con Ansar al Sharia in Derna, presente nella lista dal novembre 2014, né tanto meno, come si è visto, con lo Stato Islamico.  

 

La questione delle «azioni non coordinate» e l’accoglienza della politica unitaria libica.

 

 

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Su Twitter, il presidente della United Nations Support Mission in Libya (Missione di Supporto delle Nazioni Unite in Libia, UNSMIL) Martin Kobler, si è detto preoccupato dei fatti di Derna: segno che con molta probabilità le stesse Nazioni Unite ignorano o comunque non hanno legittimato i bombardamenti di questi giorni.

 

[Per approfondire sulla risoluzione 2259: Cronache libiche, La Risoluzione 2259 riconosce la possibilità di un intervento internazionale, 28 dicembre 2015]

 

Sono tempi, questi, in cui si parla con una certa frequenza di azioni militari in Libia. Dopo il via

La Ministra italiana della Difesa Roberta Pinotti ha indicato la necessità di evitare, tra alleati, azioni non coordinate in Libia in un'intervista del gennaio 2016. I bombardamenti del 7 febbraio a Derna di autori ancora ignoti, però, potrebbero contraddire questa indicazione.  (Foto: www.ansa.it, Maurizio degl'Innocenti; foto d'archivio)
La Ministra italiana della Difesa Roberta Pinotti ha indicato la necessità di evitare, tra alleati, azioni non coordinate in Libia in un’intervista del gennaio 2016. I bombardamenti del 7 febbraio a Derna di autori ancora ignoti, però, potrebbero contraddire questa indicazione. (Foto: www.ansa.it, Maurizio degl’Innocenti; foto d’archivio)

libera teorico dato dalla risoluzione 2259 delle Nazioni Unite, che permetteva un intervento in terra libica senza entrare nel merito delle sue caratteristiche, i diversi Stati interessati alla questione del paese nordafricano hanno convenuto diverse volte sul tema, rimanendo di fatto concordemente in attesa di una richiesta ufficiale del non ancora formatosi governo libico unitario presieduto da Fayez Serraj. Al momento sembra che le diverse realtà nazionali siano di fatto concordi, aspettando questa richiesta, nell’evitare azioni belliche univoche. Come ha detto la Ministra italiana della Difesa Roberta Pinotti in un’intervista a Paolo Valentino del Corriere della Sera lo scorso 28 gennaio: «non parlerei di accelerazioni, tanto meno unilaterali: siamo tutti d’accordo che occorre evitare azioni non coordinate, che in passato non hanno prodotto buoni risultati. Ma c’è un lavoro più concreto di raccolta di informazioni e stesura di piani possibili di intervento sulla base dei rischi prevedibili». Chiaramente la Ministra Pinotti può parlare solo per l’Italia, ma visti i tentativi di trovare una politica comune nei confronti della Libia, si può ritenere che le parole citate possano valere, almeno sulla carta, più o meno per tutti: Stati Uniti, Italia, Francia, Regno Unito, Germania, Egitto, Algeria e Tunisia per citare i paesi più interessati alla situazione libica. Al momento si vocifera di un invio di truppe speciali con funzioni logistiche e di coordinamento, di raccolta di informazioni di intelligence sulle posizioni dello Stato Islamico, ma i bombardamenti unilaterali sono dunque al di fuori di ogni approvazione ufficiale.

Eppure qualcuno Derna la sta bombardando. Qualcuno sta agendo da solo come da solo qualcuno agì qualche tempo fa, senza essere mai individuato con sicurezza, nell’area di Sirte, quando furono bombardate, lì sì, alcune posizioni dello Stato Islamico. Posto che l’azione di Sirte non sia stata libica, non è dato al momento sapere se le bombe sganciate nei due casi provengano dagli stessi aerei. L’ultimo bombardamento autonomo – di cui si ha notizia è quello che nel novembre 2015 colpì una figura di spicco dello Stato Islamico in Libia e fu condotto dagli Stati Uniti. Poi più nulla fino ai casi di attribuzione incerta già indicati; in precedenza, alcuni attacchi a presunti obiettivi terroristici diversi dallo Stato Islamico erano già stati condotti, sempre dall’aviazione statunitense, nell’estate del 2015. Secondo alcune teorie tutte da verificare, le operazioni di intelligence e di coordinamento condotte sul terreno dalle forze speciali straniere potrebbero già dividere la Libia in diverse zone di influenza militare: italiana sarebbe la zona costiera tripolitana a ovest tra Zuwara e Sebratha, francese il Fezzan a sud, mentre la regione orientale della Cirenaica potrebbe andare in mano agli inglesi che potrebbero stanziarsi tra Derna e Tobruk; infine un appoggio statunitense potrebbe essere la base, anche questa nella Libia occidentale, di al Wattiyah.

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E’ troppo presto, adesso, per dire se il Regno Unito sia coinvolto nei bombardamenti di Derna solo in virtù di questa possibile geografia e le stesse prudenze varrebbero, in assenza di prove concrete, per qualsiasi altro attore internazionale: di certo la stampa britannica ha denunciato di recente alcuni rischi di poca limpidezza nei confronti delle eventuali operazioni militari di Londra in Libia, quando – come bene riassume Tom McTague per l’Independent – il Ministro della Difesa Michael Fallon è sembrato ben poco desideroso di coinvolgere il parlamento britannico nel relativo – e necessario in un’istituzione democratica – dibattito; e anche nelle istituzioni statunitensi l’ipotesi dell’apertura di un nuovo fronte militare in Libia sembra essere oggetto di discussioni interne.

Fino ad ora nemmeno alcuni tra i massimi rappresentanti della politica unitaria libica si sono dimostrati troppo disposti ad accettare precipitosamente un intervento militare straniero: riferendosi proprio alla possibile presenza di truppe britanniche e di altre nazionalità sul territorio libico – truppe che alcune fonti militari locali per altro già confermano – uno dei vicepresidenti del Consiglio Presidenziale presieduto da Fayez Serraj, l’ex tripolino Ahmed Meitig, ha dichiarato a Colin Freeman del Telegraph che, per quanto gli inglesi siano certamente considerati dai libici degli alleati, la presenza britannica – o di altra nazionalità – direttamente sul suolo libico sarebbe considerata eccessiva: molto meglio se l’aiuto nella lotta allo Stato Islamico venisse sotto forma di «supporto logistico e tecnico». Difficile pensare che i bombardamenti rientrino in questa forma di supporto, e infatti il Libya’s Channel riporta che in un suo programma il rappresentante libico alla Lega Araba Ashur Abu Rashid ha chiesto alle istituzioni unitarie e a quelle di Tobruk di aprire un’indagine sui bombardamenti di Derna.

 


Profilo dell'autore

Alessandro Pagano Dritto
Il primo amore è stato la letteratura, leggo e scrivo da che ne ho memoria. Poi sono arrivati la storia e il mondo, con la loro infinita varietà e con le loro infinite diversità. Gli eventi del 2011 mi lasciano innamorato della Libia: da allora ne seguo il dopoguerra e le persone che lo vivono, cercando di capire questo Paese e la sua strada.

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