Dal Salento ai campi Saharawi, nel segno del Rock

Dall’8 al 22 marzo 9 pugliesi (coordinatori, medici, musicisti e volontari) partiranno verso i campi profughi nei pressi di Tindouf (Algeria) per dare continuità agli interventi di sostegno sociosanitario di un gruppo di bambini Saharawi disabili o affetti da malattie realizzati ormai da 4 anni dall’associazione Tregiriditè onlus di Tricase.

Il progetto “Saharawi medical care” è realizzato grazie al contributo dell’Otto per Mille della Tavola Valdese e del partner locale Rio De Oro Onlus. È un viaggio-missione per incoraggiare lo scambio culturale, uno dei tasselli fondamentali dell’esperienza di conoscenza e reciproco scambio che le associazioni Tregiriditè e Zig_listen to diversity hanno innescato ormai da anni.

Un processo di cooperazione di comunità capace di creare un ponte sanitario e interculturale tra il Salento e il popolo Saharawi. Tra i partecipanti alla missione ci saranno anche tre musicisti, Mauro Semeraro, Pierluigi Bello e Alberto Piccinni, che creeranno una band aperta insieme ai rifugiati con attività di jamming, co-songwriting, interviste e storytelling nell’ambito del progetto Desert Session dell’associazione Zig.

Il viaggio è una modalità di incontro e monitoraggio dei bambini che negli anni sono stati ospitati nel Capo di Leuca grazie all’impegno di una rete locale che include il Comune di Tricase, A.S.L. di Lecce, l’Istituto Padri Trinitari di Gagliano, l’ospedale Cardinale G. Panico, la cooperativa sociale L’Adelfia e una lunga fila di soci e partner che negli anni hanno creduto nell’efficacia del progetto. I frutti dell’accoglienza organizzata ogni anno dai volontari del Capo di Leuca sono resi visibili dai concreti miglioramenti che Addad, Gleila, Nasra, Mahomud, Mohammeddu e gli altri bambini hanno avuto grazie alla loro permanenza in Italia.

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Ospitati dalle famiglie locali, infatti, fanno ormai fanno parte della comunità, frequentano la scuola e la vita cittadina. Ad oggi Addad (11 anni – Sindrome del grido del gatto) insegue il sogno di camminare autonomamente e Gleila (osteosarcoma femorale) è diventata la prima della classe a scuola con una capacità incredibile di assorbire l’italiano. Il viaggio è un’occasione per incontrare i bambini che saranno ospiti del progetto estivo e le famiglie a cui la Onlus fornisce sostegno, effettuare visite e monitoraggi medici e lavorare insieme ai partner locali nell’individuazione di strategie di sostenibilità e implementazione, l’attivazione di un sistema integrato per la fisioterapia nei campi profughi e l’integrazione socio-lavorativa dei soggetti svantaggiati.

“Dare l’opportunità ai nostri bambini di essere autosufficienti attraverso percorsi e operazioni mediche ci riempie di soddisfazione – spiega Massimo, uno dei volontari in partenza – ma è nel momento in cui le famiglie italiane cercano di comunicare in hassania (la lingua berbera) e i bambini, con la loro spontaneità, ci invitano a pregare con loro o organizzano le festicciole ballando la pizzica, che ci rendiamo conto del vero valore del processo che abbiamo attivato. Esperienze dirette di diversità che ci permettono di sconfiggere i pregiudizi e ripensare alla fragilità della condizione umana a tutte le sue latitudini”.

LA CAUSA SAHARAWI OGGI

Oggi, in un clima di nuove tensioni e guerre, l’emergenza dei rifugiati ritorna ad essere centrale negli equilibri internazionali da Calais alla Giordania fino al Salento e ai Saharawi che, ormai da 40 anni, conoscono bene il limbo e la fragilità della condizione del profugo, senza terra, senza casa e senza la possibilità di immaginare un futuro differente. A causa del vuoto di potere avutosi con la decolonizzazione spagnola, il Sahara Occidentale è stato occupato, a suon di napalm e mine dal Marocco che ha costretto circa 200.000 persone a trovare rifugio nell’Hammada, la parte di deserto più arida e ostile, dove vivono di aiuti umanitari dal 1976.

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STRATEGIE INTERCULTURALI E PRATICHE MUSICALI CON DESERT SESSION

Il grande merito del giovane gruppo salentino è quello di aver creduto fino in fondo nella cooperazione come relazione e cambiamento reciproco e non come un processo unilaterale che nel tempo ha accresciuto la dipendenza dagli aiuti. Proprio da queste basi si muove il progetto Desert Session dell’associazione Zig che si occupa di individuare strategie interculturali e pratiche musicali utili nell’empowerment e cioè nella ricostruzione di processi identitari e connessioni emotive. L’intento è di permettere il rafforzamento delle comunità specie nei contesti d’emergenza e difficoltà come i campi profughi o i centri di accoglienza. Della missione infatti fanno parte anche tre musicisti che creeranno una band e lavoreranno sulla scrittura partecipata di alcuni testi su temi di utilità sociale. Un progetto basato sullo scambio interculturale che è partito grazie a un finanziamento regionale nel 2013 e ha permesso in questi anni alla Puglia di ospitare workshop, residenze e performance mettendo in relazione oltre 30 artisti tra cui la grandissima cantante Mariem Hassan scomparsa lo scorso anno, Aziza Brahim, Ali Mohammed, Anna Cinzia Villani, Stephane Rougier e tanti altri.

ABLE DISPLACED. IL ROCK DEL CAPO DI LEUCA NEL DESERTO DEL SAHARA

In occasione della missione in Algeria, è stato diffuso il video Able Displaced realizzato lo scorso anno da Desert Session in supporto alla rete di cooperazione partecipata italiana verso i rifugiati Saharawi attivata dalle onlus Rio De Oro e Tregiriditè. Able Displaced la cui traduzione può suonare come “rifugiati in grado”, è il video musicale di Manassas, una canzone del collettivo artistico Calignano, maestri del rock nel Capo di Leuca e da sempre sperimentatori dei linguaggi musicali contemporanei. Un pezzo di storia locale la cui carica musicale è equivalente all’energia che Mohammeddu, Hammadi e gli altri bambini riescono a trasmetterci durante i nostri incontri: un senso di riscatto e una felicità incredibile nonostante siano nati speciali e in un contesto speciale come quello dei campi.


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