di Sonia Trovato
«Si chiama Matthias Canapini. Non so se lo conosci o ne hai sentito parlare: è un fotoreporter di 23 anni che però ha già viaggiato parecchio, soprattutto nei Balcani e in Siria, e ora se ne va vagando per l’Asia con un nuovo progetto un po’ terzaniano e con mezzi di fortuna, per trovare e raccontare storie». Con queste parole l’amica e blogger Valeria Cagnazzo mi parlò per la prima volta di Matthias, ragazzone solare e garbato, con la passione per il rugby, per i bambini e per i volti di chi, con dignità e coraggio, resiste alla barbarie. Marchigiano, classe 1992, Matthias è uno di quegli attivisti che i triti luoghi comuni sul disimpegno giovanile non contemplano nelle proprie statistiche. Lettore famelico di Terzani e di Kapuscinsky, all’indomani della maturità artistica decide di imbracciare lo zaino e la macchina fotografica e di mettersi in cammino per la Bosnia e per l’Est Europa, raccogliendo i primi appunti di un volume che si chiamerà Verso est. Nell’agosto 2013 arriva in una Siria già sconvolta da una delle più cruente guerre civili del secondo dopoguerra: ne nasce un libro – Siria. Scatti e parole (Miraggi edizioni) – composto con altri tre fotoreporter. Negli stessi anni, il suo sguardo attento e appassionato penetra le lotte turche contro Erdogan a Gezi Park, la resistenza dei valsusini, la guerra in Ucraina.
Il 10 giugno 2015, dopo una campagna crowfunding e grazie alla sponsorizzazione della Schnell, Matthias si rimette in cammino con un nuovo progetto, dal nome, emblematico, Il volto dell’altro. Attraversa nuovamente i Balcani e l’Est Europa, raccontando Srebrenica e i ragazzi di strada a Bucarest; poi l’Ucraina e le dolorose vicende degli sfollati che ogni giorno fuggono dal Donbass. E ancora, la Russia a bordo della Transiberiana, la Cina, il Vietnam, per registrare testimonianze sugli effetti dell’agente arancio sganciato durante la guerra degli anni ’60-‘70. Il viaggio prosegue in Cambogia, in Laos e in Thailandia, sulla tracce del dramma delle mine antiuomo. La rotta, sebbene ogni giorno incerta tra visti e frontiere instabili, lo porta infine in Birmania, India e Nepal. Poi, di nuovo in Europa, per ripercorrere il tragico esodo dei migranti e rientrare nella sua Fano.
Questo libro raccoglie una settantina di foto dei cinque mesi di cammino asiatico. Foto intense, che sembrano arrivare da un mondo estromesso dalla narrazione giornalistica odierna. Matthias ora è in Italia, ma la sua testa è già affollata da nuovi progetti: «I prossimi anni vorrei continuare a viaggiare per tutti i continenti. Lunghi viaggi a bordo di pulmini locali, raccontando progetti di associazioni, storie e volti dal Sud America, dall’Africa, dall’Antartide. Ovviamente con calma, se e quando si potrà. Sicuramente uno dei miei prossimi lavori/reportage sarà relativo all’immigrazione nel Mediterraneo: è da qualche mese che sto prendendo contatti con associazioni e persone in Sicilia e nel Sud Italia. Un altro progetto che ho in mente è fare un viaggio in motorino per l’Italia, raccontando piccole squadrette di rugby e allo stesso tempo sagre e tradizioni. Troppe idee, troppe davvero! Penso anche che un giorno mi fermerò, forse nemmeno tra tanto, mi siederò nella mia casetta in campagna per bere vino e lavorare la terra tra figli e animali. Chissà!» ha dichiarato in un’intervista rilasciata a Prospero Editore per la rubrica “Simun. Il vento dal mondo arabo”. “Fermati ogni tanto. Fermati e lasciati prendere dal sentimento di meraviglia davanti al mondo” ha scritto il compianto Tiziano Terzani. Matthias ha visto la guerra, la povertà, la bestialità; ha conosciuto uomini e donne con arti mutilati dalle armi chimiche, che vivono tra macerie e calcinacci. Eppure continua a profondersi in sorrisi larghi e in ringraziamenti. Matthias è una rarità di intelligenza, entusiasmo e sensibilità.
Affinché le storie e i volti raccontati da Matthias Canapini possano raggiungere più persone, l’editore ha deciso di far partire una campagna di crowdfunding. Il progetto “Il volto dell’altro” può essere sostenuto qui.
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