Zijo Ribić è miracolosamente sopravvissuto alla strage della sua famiglia e di tutti gli abitanti di Skocić, piccolo villaggio della Bosnia orientale, avvenuta nel luglio 1992. È il primo rom che ha portato in tribunale la questione del genocidio subito dal suo popolo durante la guerra in Bosnia-Erzegovina.
La storia di Zijo è il soggetto della mostra fotografica Io non odio/Ja ne mrzim, di Andrea Rizza Goldstein e a cura di Ziyah Gafić (editing e post-produzione).
Il reportage è un long-term project, che attraverso trenta immagini in bianco e nero, scattate tra il 2013 e il 2016, racconta la storia di Zijo. «La sua battaglia per la verità e per la giustizia, la sua attenzione a definire con precisione le responsabilità senza generalizzare e soprattutto la sua scelta di perdonare hanno aperto nuove prospettive nel difficile tentativo di dialogo e confronto con il passato – afferma Andrea Rizza Goldstein – La sua storia e il suo messaggio hanno costruito dei ponti e hanno avuto la potenza, concreta, basata sulla tragedia vissuta, di dimostrare che è possibile non odiare».
La mostra, ospitata dagli Spazi Bomben di Treviso, inizia venerdì 8 aprile alle 17.30 con un incontro pubblico con Zijo Ribić, Andrea Rizza Goldstein (Fondazione Alexander Langer Stiftung, Bolzano), coinvolge il giornalista Alberto Bobbio e la sociologa Nataša Kandić (Humanitarian Law Center, Belgrado). «Io non odio/Ja ne mrzim sono le tre parole di Zijo Ribić alle quali maggiormente teniamo – afferma Patrizia Boschiero, che segue questo lavoro in Fondazione Benetton – che ogni volta ci sorprendono e ci sfidano, e rinforzano la voglia di raccontare la sua storia, di sostenerlo nel dare voce alla sua battaglia per la verità e la giustizia, e per la dignità dell’essere umano».
Organizzata nel solco della campagna culturale del Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino 2014 conferito ai villaggi di Osmače e Brežani, Srebrenica, Bosnia-Erzegovina, la mostra è dedicata a Ismet, Ševka, Zlatija, Zijada, Suvada, Almasa, Ismeta, Zlata e Sabrija, i genitori, le sorelle e il fratello di Zijo; è accompagnata da un quaderno con una selezione delle fotografie e alcuni testi che, con la sua storia, affrontano il contesto della guerra in ex-Jugoslavia degli anni novanta e la questione delle “pulizie etniche” e dello slow motion genocide. Tra gli autori anche Irfanka Pašagić (Tuzlanska Amica/Premio Internazionale Alexander Langer 2005), Nataša Kandić (Humanitarian Law Center di Belgrado/Premio Langer 2000), Valentina Gagić (Adopt Srebrenica), Bekir Halilović (Adopt Srebrenica).
Inaugurazione pubblica venerdì 8 aprile 2016 alle ore 17.30, aperta da sabato 9 aprile a domenica 1° maggio 2016. Spazi Bomben, via Cornarotta 7, Treviso
Per maggiori informazioni: Fondazione Benetton Studi Ricerche, tel. 0422.5121, fbsr@fbsr.it, www.fbsr.it.
Andrea Rizza Goldstein, dal 2010 lavora per la Fondazione Alexander Langer Stiftung come coordinatore del progetto Adopt Srebrenica in Bosnia-Erzegovina e con il gruppo bosniaco, negli ultimi anni, si è occupato della creazione del Centro di documentazione Adopt Srebrenica. Da sempre interessato alle dinamiche della narrazione e al suo ruolo nella trasmissione di memoria individuale e collettiva, ha declinato principalmente con il linguaggio fotografico nel genere del reportage il racconto di alcuni percorsi di ricerca.
Principali esposizioni fotografiche: 2007 Ne zaboravimo. Don’t forget Srebrenica, Circolo Fotografico Tina Modotti Bolzano/Muflone Rosa; 2010 Huruma, Nairobi, Bolzano Teatro Cristallo; 2012 Dosta! Bosnia-Erzegovina venti anni dopo, Venezia Scoletta de’ Calegheri; 2015 Musa Dagh. Sui luoghi della resistenza armena, Bolzano Teatro Cristallo. Collabora con la rivista “Una Città” di Forlì con reportage e approfondimenti sulla Bosnia-Erzegovina e nel 2014 è stato co-curatore del dossier Osmače e Brežani, pubblicazione di approfondimento della Fondazione Benetton Studi Ricerche sul Premio Internazionale Carlo Scarpa per il Giardino 2014, assegnato ai due villaggi della Municipalità di Srebrenica.
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