Ajdabiya, la bilancia libica

di Alessandro Pagano Dritto – @paganodritto

 

Ora che la battaglia contro lo Stato Islamico a Sirte sembra potersi risolvere a favore della coalizione guidata da Misurata e dalla Capitale e Tobruk sembra poter vincere contro il Consiglio dei Rivoluzionari della Shura di Bengasi grazie al Generale Khalifa Hafter, i più delicati equilibri politici libici potrebbero giocarsi in una terza, meno nota città: Ajdabiya, feudo di Ibrahim Jathran.

 

Quando si parla di Libia, l’attenzione internazionale è probabilmente puntata oggi quasi totalmente sulla città costiera di Sirte, dove dal maggio 2016 le truppe leali al Consiglio Presidenziale di Fayez Serraj hanno mosso guerra allo Stato Islamico.

L’attenzione è certo giustificata. Da un punto di vista geopolitico è difficile credere infatti che gli autori della sconfitta – che parrebbe imminente, secondo le informazioni che giungono – dello Stato Islamico nella sua roccaforte libica non chiederanno un riconoscimento particolare nella futura Libia, quando la si avrà, politicamente riunificata. In particolare, da questo punto di vista sarà utile osservare la sostanziale assenza dallo scenario sirtico delle truppe del Generale Khalifa Hafter – per altro rilevata in Italia dal Ministro degli Esteri Paolo Gentiloni – e quindi della House of Representatives (Camera dei Rappresentanti, HOR) dell’Est, che sembrano ad oggi molto più concentrati a concludere a loro favore l’ormai biennale guerra di Bengasi.

 

Ajdabiya, una città per decidere gli equilibri.

Da un punto di vista orientale, infatti, la prima questione sembra essere, piuttosto che Sirte, l’ormai avvenuta perdita del controllo territoriale della Libia centro settentrionale, ovvero del territorio che fa riferimento alla cittadina di Ajdabiya: non che Hafter abbia in verità mai controllato direttamente queste zone, ma fino alla fine del 2015 erano comunque nella sua sfera di influenza poiché a controllarle direttamente era invece l’allora alleato Ibrahim Jathran, ex ribelle antigheddafiano a capo delle Petroleum Facilities Guards (Guardie delle Strutture Petrolifere, PFG).

Uno sguardo alla mappa delle strutture petrolifere e del gas libiche, così come a quella geografica e

Mappa delle infrastrutture energetiche libiche. La municipalità di Ajdabiya comprende buona parte del gruppo di infrastrutture orientale, il più denso del paese. (Fonte: www.eia.gov)
Mappa delle infrastrutture energetiche libiche. La municipalità di Ajdabiya comprende buona parte del gruppo di infrastrutture orientale, il più denso del paese. (Fonte: www.eia.gov)

viaria, sarà sufficiente a rendersi conto dell’importanza economica e politica di questo territorio: Ajdabiya è infatti una città della Libia orientale, posta nell’estremità settentrionale del bacino della Sirtica, il più denso di strutture dell’intera Libia. Non è lontana dai terminali costieri di Zuetina e Brega e, provenendo da Tobruk o da Bengasi, le città controllate – almeno in buona parte, nel secondo caso – dal governo della Libia orientale, si può vedere come proprio Ajdabiya sia una tappa obbligata per raggiungere gli altri terminali petroliferi, Ras Lanuf e Sidra, che pur non trovandosi a rigore nel territorio della Municipalità di Ajdabiya sono al momento controllati dalle PFG di Jathran . Nell’area di Ajdabiya passano numerose condutture di gas e petrolio e un ramo di queste condutture giunge, trasportando gas, fino all’area della Capitale Tripoli. Non tutte queste strutture sono ad oggi utilizzabili a pieno regime, ma la loro importanza, anche solo potenziale, rimane notevole: basti solo dire che delle cinque raffinerie presenti nel paese, quella di Ras Lanuf produceva nel 2014 – secondo i dati prodotti dalla statunitense Energy Information Administration (EIA), 220.000 barili di petrolio al giorno, esattamente dieci volte più di quella presente a Tobruk.

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[Per approfondire sui contrasti tra Khalifa Hafter e Ibrahim Jathran: Cronache libiche, Milizie orientali contengono lo Stato Islamico, ma la coalizione sembra a rischio, 6 gennaio 2016]

Un primo, grande, contrasto tra Hafter e Jathran – che proprio nell’Ajdabiya di cui è sindaco il cugino Salam Abdullah Jathran ha il proprio feudo – era avvenuto nel gennaio 2016 quando il Generale era stato accusato dal suo alleato di non essere intervenuto in suo soccorso in occasione di un attacco dello Stato Islamico alle strutture petrolifere dell’area; attacco che Jathran aveva invece provveduto a respingere con l’aiuto dei misuratini. Nel 2015, al tempo dell’opposizione tra la Tobruk internazionalmente riconosciuta e la Tripoli invece priva di ogni consenso internazionale, era stato proprio Jathran a respingere le milizie di Misurata alleate della Capitale nel loro fallito tentativo di approcciarsi alle strutture petrolifere della Libia centrale.

In seguito il comandante delle PFG è passato ad appoggiare la fazione del Consiglio Presidenziale, che Hafter e la HOR non riconoscono come legittima in virtù – volendo dare una spiegazione politica della faccenda – del mancato voto di fiducia alla seconda proposta governativa di Fayez Serraj. Di fatto, dopo il vertice di Vienna del 16 maggio 2016 questa proposta è comunque diventata pienamente operativa e i Ministri della Capitale hanno preso possesso dei Ministeri: se agli inizi di maggio sembrava che Jathran avesse trovato un accordo con Hafter in seguito a un incontro con uno degli uomini del generale, Wanis Bukhamada, a Ras Lanuf, il primo dei due si è di recente fatto fotografare proprio con il proposto Ministro della Difesa di Tripoli, Mahdi al Barghathi, non riconosciuto come tale dalle strutture politiche e militari orientali, mentre ispezionava alcune aree sottratte dalle sue forze allo Stato Islamico nei territori a est di Sirte.

Proprio il contrasto allo Stato Islamico ha permesso a Jathran di spingersi verso ovest ai danni della formazione nera e riprendere, il 30 maggio, la cittadina di Ben Jawad occupata dalle milizie terroriste in gennaio. Quasi contemporaneamente a queste conquiste territoriali il sindaco di Ajdabiya e cugino di Ibrahim Jathran visitava il Consiglio Presidenziale a Tripoli.

 

18 giugno, scontri ad Ajdabiya: tutti dicono la propria.

La questione di Ajdabiya è diventata evidente in seguito a uno scontro avvenuto nell’area lo scorso

Ziad Balam, capo delle Benghazi Defence Brigades (Brigate per la Difesa di Bengasi, BDB), che il 18 giugno si sono scontrate con le truppe di Hafter nelle vicinanze di Ajdabiya. (Fonte: www.libyaherald.com)
Ziad Balam, capo delle Benghazi Defence Brigades (Brigate per la Difesa di Bengasi, BDB), che il 18 giugno si sono scontrate con le truppe di Hafter nelle vicinanze di Ajdabiya. (Fonte: www.libyaherald.com)

18 giugno tra alcune milizie di Hafter e una nuova formazione vicina al Benghazi Revolutionaries’ Shura Council (Consiglio della Shura dei Rivoluzionari di Bengasi, BRSC), ma proveniente da Tripoli. Il nome del gruppo, significativo, è quello di Benghazi Defence Brigades (Brigate per la Difesa di Bengasi, BDB) e uno studio del 2014 dell’Arab Centre for Research and Policy Studies indicava nel suo leader Ziad Balam «uno dei leader ribelli più importanti e un comandante tenuto in alto conto da tutti i combattenti» (p. 3) di cinque delle maggiori brigate antihafteriane di Bengasi: la Rafallah al Sihati, che si ritiene sia vicina alla Fratellanza Musulmana, la 17 Febbraio, la Martiri di Zintan e la Omar al Mukhtar. Il perché il gruppo provenga dall’Ovest e non dall’Est lo spiega forse un articolo del Libya Herald a firma di Motaz Mathi, dove si legge che Balam «era a capo della brigata Omar al Mukhtar di Bengasi, dove fu seriamente ferito in un tentativo di assassinio nell’ottobre 2014. Volò quindi in Turchia per trattamenti, fece ritorno a Misurata, si spostò a Tripoli e non tornò più a Bengasi. A quanto si riporta, è stato attivo nella parte orientale del distretto di Jufrah […]».

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Pur essendo accusate di complicità – lo riporta ancora l’articolo di Mathi – con le BDB dagli hafteriani, le milizie di Jathran hanno inizialmente mantenuto, rispetto ai fatti, un atteggiamento neutrale, fino a quando, il 25 giugno, non hanno reso noto di voler combattere le BDB; pochi giorni prima avevano anche condannato un attacco dell’aviazione di Hafter su un loro campo di addestramento, promettendo una conseguente vendetta. In precedenza sia il Consiglio Presidenziale aveva condannato gli scontri e il proposto Ministro della Difesa Mahdi Barghathi, che Jathran aveva incontrato proprio il 18 giugno a Ras Lanuf, aveva accusato le BDB di essere un gruppo terrorista vicino alla formazione bengazina antihafteriana di Ansar al Sharia.

Ma, scontato il favore con cui quanto rimane delle vecchie autorità tripoline guarda le BDB, la condanna mossa dal Consiglio Presidenziale ha avuto un critico più importante, anche perché interno, in Mohammed Ammari, proveniente dall’esperienza del General National Council (Consiglio Generale Nazionale, GNC) di Tripoli e dunque a sua volta movimento ostile ad Hafter. Da parte loro, invece, mentre la HOR di Tobruk ha provveduto a indicare tutta la Libia orientale, compreso il territorio di Ajdabiya, come una zona militare affidata al comando diretto del suo Capo di Stato Maggiore Abdel Nazzaq al Nadhuri, un comandante delle BDB, Mustafa al Shirksi, ha espresso la propria vicinanza a coloro che a Sirte muoiono per combattere lo Stato Islamico – smarcandosi dunque dalle accuse di terrorismo – e al contempo ha anche condannato l’operazione militare di Khalifa Hafter.

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Conclusioni. Importanza di Ajdabiya alla luce della «battaglia madre» di Bengasi.

Gli ultimi eventi sottolineano l’importanza strategica del territorio di Ajdabiya: importanza economica, vista l’abbondanza di strutture petrolifere che sorgono sul suo territorio; militare, vista la partecipazione alla lotta contro lo Stato Islamico a est di Sirte sotto le bandiere del Consiglio Presidenziale; infine politica, visti i pesanti riflessi sulla questione Hafter. Ma anche, al contempo, sottolineano l’importanza che quella che si può forse definire la «battaglia madre» di questa seconda guerra libica continua a rivestire: a Bengasi e in nome di Bengasi, infatti, gruppi di ex ribelli antigheddafiani combattono ancora con un preciso e percepibile, immutato, sentimento di ostilità, percependo Hafter come un pericolo equivalente allo stesso Stato Islamico. E chi ha lasciato Hafter per unirsi al Consiglio Presidenziale di Tripoli sembra non aver del tutto rinunciato ai trascorsi ideologici di quella battaglia, come sottolinea l’ostilità di Mahdi al Barghathi e dello stesso Ibrahim Jathran alle BDB e la diversa concezione che di questi scontri sembrano avere, invece, i componenti del Consiglio provenienti dall’esperienza politica della Tripoli internazionalmente isolata e dell’alleanza militare di questa con Misurata. E’ importante osservare tra l’altro che negli ultimi tempi il BRSC ha tentato di stornare da sé l’accusa di complicità con lo Stato Islamico – dal quale è a sua volta e da tempo guardato con un certo sospetto – e dunque di complicità con il terrorismo; il gruppo, però, sembra non aver ancora preso serie distanze da Ansar al Sharia, compagine indicata come terrorista dalle stesse Nazioni Unite nel novembre 2014.

 

*Immagine di copertina: da sinistra, il capo delle PFG Ibrahim Jathran e il proposto Ministro della Difesa del governo Serraj Mahdi al Barghathi visitano Nawfliyah, città sottratta allo Stato Islamico. Entrambi sono due ex alleati di Khalifa Hafter. (Fonte: www.libyaherald.com)


Profilo dell'autore

Alessandro Pagano Dritto
Il primo amore è stato la letteratura, leggo e scrivo da che ne ho memoria. Poi sono arrivati la storia e il mondo, con la loro infinita varietà e con le loro infinite diversità. Gli eventi del 2011 mi lasciano innamorato della Libia: da allora ne seguo il dopoguerra e le persone che lo vivono, cercando di capire questo Paese e la sua strada.

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