Vivere a Nizza dopo l’attentato, tra blindature e fragilità

di Giovanni Gugg

L’eccidio sulla Promenade des Anglais di Nizza, lo scorso 14 luglio 2016, è stato possibile per una serie di concause, dalla singolarità con cui è stato realizzato alla leggerezza della sorveglianza, ma soprattutto per la conformazione urbanistica dello spazio in cui ha avuto luogo. Come proteggere una strada, anzi un lungomare? Come rendere più sicura una piazza?

Da allora sono trascorsi due mesi di cordoglio e tristezza. Nel cuore della stagione più importante dell’anno in Costa Azzurra, la costernazione è stato il sentimento collettivo più diffuso, più dello sconcerto, della paura o della rabbia. Tristezza significa che memoriali spontanei o ufficiali, piccoli o grandi, sono sorti in numerosi angoli della città, ma soprattutto che non si sono tenuti più concerti all’aperto, né gare sportive, né cinema sotto le stelle, né celebrazioni religiose in luoghi pubblici e spettacoli di fuochi d’artificio.

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Come cambia la città

Questa afflizione, però, è stata via via messa di lato, lasciando progressivamente sempre più spazio ad un discorso sulla securizzazione della città. Nelle due piazze principali, place Masséna e place Garibaldi, sono stati apposti numerosi grossi vasi con alberi d’olivo e altre grandi piante: servono a regolamentare il traffico, o meglio, servono a delimitare gli spazi pedonali. Entrambe le piazze sono solo lambite dal flusso automobilistico e l’unico corridoio aperto alla circolazione motorizzata è quello del tram, ai bordi del quale sono spuntate, appunto, tali le “barriere”: quelli che fino ad alcune settimane fa erano ampi spazi aperti, non solo al movimento ma anche alla vista, ora sono luoghi perimetrati, per certi versi chiusi.

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Tra le due piazze si distende la grande area verde della Promenade du Paillon, 12 ettari di parco urbano (che è anche giardino botanico e parco giochi) inaugurato tre anni fa al posto di un parcheggio multipiano e di uno stazionamento degli autobus. Fu un’operazione urbanistica coraggiosa e apprezzata: quel parco ha rivoluzionato il centro cittadino, riempiendosi di centinaia di famiglie che passano lì i pomeriggi tra jogging, passeggio, giochi d’acqua e pic-nic sul prato. La “Coulée verte” – denominazione alternativa che ha assunto nel tempo – è forse lo spazio più multietnico della città, ben più della famosa spiaggia, dove non tutti accedono, al contrario di quanto hanno lasciato intendere i provvedimenti liberticidi di questa estate. Ebbene, le cancellate d’ingresso del parco sono sempre state spalancate, mentre ora invece sono chiuse e solo un’ala è aperta per lasciar entrare e uscire le persone.

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Un camion lanciato a tutta velocità potrebbe abbatterle senza problemi, così come probabilmente potrebbe spostare vasi ancora più grandi, ma allora che fare?

L’amministrazione comunale ha messo in campo anche altri strumenti: una squadra di ispettori ha analizzando circa 400 edifici pubblici (scuole, asili, musei, strutture sportive…) per individuare le ulteriori misure di sicurezza (pulsanti d’allerta, allarmi anti-intrusione…) che possono essere adottate per ciascuna realtà specifica; sono state installate altre 90 videocamere nelle zone di accesso alle scuole e per la fine di novembre questo numero arriverà a 170 (ricordo che Nizza è già la città francese più videosorvegliata, in base al numero di abitanti); inoltre, è stato deciso di affiancare due agenti di polizia municipale ai nonni che aiutano ad attraversare la strada agli scolari; e, infine, per la Promenade des Anglais è annunciata una riqualificazione (già programmata e, in parte, in corso, per un budget è di 16 milioni di euro) che realizzi una «meilleure sécurisation», per un investimento di 3,4 milioni di euro in più.

Come ha spiegato il presidente della regione PACA, Christian Estrosi, ex-sindaco della città (ma attuale vice-sindaco), le misure previste sono l’installazione di «portiques électroniques» (ovvero i metal-detector aeroportuali) e di «bornes rétractables» (cioè paracarri a scomparsa, o pilomat), nonché la piantagione di nuovi alberi, specie palme. Inoltre, è prevista la realizzazione di un memoriale (una «œuvre du souvenir») che sarà simbolicamente installato il 14 luglio 2017.

In zone diverse di Nizza altre amministrazioni hanno assunto ulteriori misure: il centro commerciale “Nicetoile” (uno dei luoghi d’incontro più frequentati del cuore cittadino) ha agenti che controllano borse e zaini in ognuno dei quattro ingressi, così come il campus universitario di “Valrose” (uno stupendo parco di una villa ottocentesca, divenuta rettorato dell’università e area delle facoltà scientifiche) è ormai accessibile solo agli studenti, ai docenti e agli impiegati della struttura, mentre invece prima era usuale trovarvi passeggiare le persone del quartiere.

Effetto placebo

Nel concreto, tutto ciò serve a qualcosa? La sicurezza è aumentata davvero o i vasi da fiore sono solo un effetto placebo? Come stanno cambiando le piazze più frequentate di Nizza? E se questo non fermerà un altro assassino, quale sarà il prossimo livello di sicurezza?

È noto che il “rischio zero” sia un mito, una “finzione sociale”, facilmente individuabile ponendosi la domanda formulata da Mary Douglas: «Quanto sicuro è ciò che è abbastanza sicuro per questa particolare cultura?». La razionalità, in altre parole, ha una natura fortemente sociale e il rischio ha sempre delle declinazioni locali che ne svelano il carattere essenzialmente politico. La questione, tuttavia, si declina anche in termini economici, infatti fin dai primi giorni dopo l’attentato una delle preoccupazioni principali degli amministratori e imprenditori della Costa Azzurra è stata il calo turistico, nonché l’incrinatura dell’immagine della regione. Dei 5 milioni di visitatori annui, la metà proviene dall’estero e, nella sola città di Nizza, produce un giro d’affari di almeno 1,5 miliardi di euro.

Il dipartimento delle Alpes Maritimes, la regione PACA e tutti i comuni della città metropolitana nizzarda ci stanno provando fin dai primi di agosto attraverso un hashtag (#CotedAzurNow) e un sito-web, ma ai primi di settembre si è aggiunta un’altra operazione, specifica per Nizza, che segue lo stesso schema: #ILoveNice + ilove.nice.fr.

In questo secondo caso, l’idea è di convincere abitanti ed ospiti a postare online un video di se stessi in cui spiegare perché si ama Nizza, e le parole scelte per accompagnare l’operazione puntano su aspetti emotivi e coinvolgenti, quasi come se ciò rappresentasse una forma di resilienza o di difesa psicologica dalla crisi post-traumatica: «Dopo l’attentato del 14 luglio è più importante che mai essere uniti contro la barbarie. Per superare l’oscurantismo, ricordiamoci sempre ciò che anima la nostra gioia di vivere. Cosa c’è di più forte che creare una catena di solidarietà per unire e diffondere le energie positive? […]».

Quel che lascia perplessi di tali iniziative è che siano tutte mediatiche e social-mediatiche, ovvero che siano giocate esclusivamente sul virtuale, mentre ciò di cui si sente fortemente la mancanza è un’occasione di incontro reale, vis-à-vis per strada, tra le persone e i luoghi.

L’unica circostanza di riunione in programma è il 24 settembre, ma lontano: quel giorno ci sarà una udienza in Vaticano per le vittime dell’attentato, le quali potranno incontrare in privato Papa Francesco. Le spese di viaggio e alloggio a Roma saranno a carico del comune di Nizza e, come è stato rilevato, questo cozza con il principio della laicità delle istituzioni francesi. Alcuni, infatti, hanno evidenziato la partigianeria di tale iniziativa, dal momento che le persone coinvolte nell’eccidio non sono solo cattoliche, ma di diverse confessioni religiose (musulmane, ebree, protestanti, buddiste) o atee.

Una convivenza fragilizzata

Come hanno mostrato vari reportage giornalistici, l’attentato ha liberato parole razziste ed espressioni di collera: il discorso anti-musulmano si propaga, talvolta in maniera radicale, come tra i rumorosi gruppuscoli di estrema destra, tipo “Nissa Rebela” e “Bloc Identitaire”. Un servizio televisivo del canale all-news LCI ha parlato di «fallimento di integrazione» e di «convivenza fragilizzata», in particolare nei quartieri “difficili”, già marchiati dal provvedimento governativo del 2012 come «zone de sécurité prioritaire».

Anche il centro cittadino, tuttavia, non è esente da provvedimenti sconcertanti che hanno colpito gli artisti di strada. Il caso più eclatante è quello del pianista Steve Villa-Massone, che da anni suona sotto i porticati di place Masséna, cuore della città. Lo scorso 8 settembre è stato fermato e allontanato dalla polizia nel bel mezzo di un suo concerto estemporaneo, probabilmente perché rischiava di assembrare persone, come vieta il sistema di allerta nazionale “Vigipirate”, in vigore dagli attentati contro Charlie Hebdo e l’Hyper Cacher a Parigi nel gennaio 2015. Come ha scritto lui stesso su Facebook, «quattro poliziotti, di cui uno particolarmente virulento nei miei confronti, mi si sono avvicinati [mentre suonavo]. Mi hanno spinto, placcato al muro, poi perquisito completamente come un volgare delinquente. Ho l’abitudine di prediligere la cortesia e il dialogo con le forze dell’ordine e, di questi tempi, sento che cresce la tensione, mentre nessuna soluzione è avanzata dalla città di Nizza […]».

Diplomato al conservatorio cittadino, il pianista è conosciuto da tutti e, infatti, tantissimi lo hanno sostenuto sul web, compreso il caricaturista Molinari, che gli ha dedicato una vignetta. Dopo alcuni giorni, il consigliere comunale Robert Roux ha assicurato il sostegno della Città all’artista, ma resta in dubbio la sorte di tutti gli altri artisti di strada.

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Come ogni disastro – e la strage di Nizza, a suo modo, lo è – anche questo sta durando ben più di quella drammatica sera. Soprattutto, continuerà a durare nel tempo perché lo sguardo va posto anche più indietro al 14 luglio: le cause di questo orrore, infatti, affondano nel passato e hanno preparato quel che è accaduto, per cui riuscire a riconoscerle e sapervi far fronte richiede un lavoro più profondo che va molto oltre le soluzioni in emergenza, specie se queste appaiono dei palliativi.


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