Lo scorso 7 dicembre milizie forse riconducibili al Ministero della Difesa di Tripoli attaccano invano l’area dei terminali petroliferi. L’azione, che rimane di non sicura attribuzione, è però condannata dalle autorità della Capitale
di Alessandro Pagano Dritto -@paganodritto
Il giorno dopo il fallito attacco ai terminali petroliferi, nessuno pare volersi prendere la responsabilità di rivendicarlo ufficialmente e nella Capitale tutti, compresi i principali sospettati, sembrano prenderne le distanze: alcuni di sicuro, altri probabilmente. Forse perché l’azione, se confermata, potrebbe gettare ombre non lievi sui possibili responsabili e sulle autorità appoggiate dalle Nazioni Unite.
Dichiarata la liberazione di Sirte dallo Stato Islamico il 5 dicembre 2016, dopo sette mesi di combattimenti, la sirtica rimane comunque una zona di conflitto.
7 dicembre 2016, attacco ai terminali petroliferi: coinvolto il Ministero della Difesa di Tripoli?
[Per sapere di più sull’importanza strategica dell’area dei terminali e di Ajdabiya: Cronache libiche, Ajdabiya, la bilancia libica, 27 giugno 2016]
Il 7 dicembre, infatti, pochi chilometri a est dell’ex roccaforte baghdadista, le città di Bin Jawad e Nawfaliya venivano in mattinata prese da alcuni gruppi armati, che puntavano poi verso il terminale petrolifero di Sidra, con altri da settembre sotto il controllo dell’esercito della Libia orientale. Venivano respinti senza danni per le strutture, perdendo in poco tempo le conquiste fatte.
Non si può, al momento di scrivere, accertare la responsabilità dell’attacco, condannato sia dalle Nazioni Unite sia dalle autorità che a Tripoli dalle Nazioni Unite stesse traggono legittimità. Però numerosi osservatori libici e di cose libiche ne attribuiscono la paternità al Ministro della Difesa Mahdi al Barghathi e a gruppi militari a lui più o meno associati: le Benghazi Defence Brigades (Brigate per la difesa di Bengasi, BDB) e le Petroleum Facilities’ Guards (Guardie delle installazioni petrolifere, PFG) di Ibrahim Jathran, queste ultime in controllo dell’area dei terminali fino allo scorso settembre. Rappresentanti militari e politici della Libia orientale hanno confermato a Reuters e Associated Press la presenza del primo dei due gruppi, anche se il comandante delle PFG rivali di nomina orientale, Muftah Magarief, avrebbe invece smentito, a quanto si riporta, di esservisi direttamente scontrato.
@Rana_J01 Barghathi, Ismail Sallabi, Jadran, various anti-Haftar army officers from the East were preparing this for months. Open secret.
— Wolfram Lacher (@W_Lacher) 7 dicembre 2016
Sembra infatti che, da settimane, qualcosa si sia mosso sotto la superficie a Jufra, un distretto della Libia centrale che, carta geografica alla mano, si trova in uno snodo importante di vie nel pieno del deserto libico: dal crocevia di Jufra, sede per altro di una base militare, si raggiunge infatti Sirte e poco distante da Sirte c’è il primo terminale petrolifero un tempo in mano alle PFG, Sidra. Il Primo Ministro e presidente del Consiglio Presidenziale Fayez Serraj vi si era recato a metà novembre, poco dopo lo stesso Barghathi, ritornando con l’assicurazione che il distretto non sarebbe diventato un’area di battaglia.
I comunicati diffusi sui social: la questione irrisolta dell’attendibilità.
Nei social network, condiviso anche da fonti attendibili, è preso a circolare nella giornata del 7 dicembre un comunicato che pretenderebbe di provenire da una sala operazioni militare costruita per sottrarre i terminali a quelli che descrive come dei gruppi armati stranieri controllati dall’esercito del Maresciallo Khalifa Hafter, uomo forte delle strutture militari orientali: accusa, questa delle forze straniere, ribadita nel corso della giornata anche dalla stampa più ostile all’uomo d’armi. Quanto detto dalla sala operazioni sembrerebbe confermato da un altro comunicato, questa volta attribuito allo stesso Ministero della Difesa di Tripoli e sempre condiviso sui social da fonti attendibili.
Non pare possibile, al momento, stabilire però l’originalità e la sicura paternità di nessuno dei due comunicati, che in tutta la giornata non sono mai stati ripresi dalla pagina Facebook del Governo di Accordo Nazionale né dal sito di riferimento: quanto al primo, una non meglio precisata «fonte informata» citata dalla giornalista della BBC Rana Jawad ha sollevato la possibilità che si tratti di un falso. Per i sostenitori della tesi di Barghathi, questa potrebbe comunque essere una prova a suo sfavore. Il comunicato del Consiglio Presidenziale, così come quello della National Oil Company (Compagnia Petrolifera Nazionale, NOC) e quello del rappresentante delle Nazioni Unite Martin Kobler, rimangono reticenti nell’attribuire responsabilità e dunque non aiutano a dirimere la questione; sembra comunque che il Ministero della Difesa di Tripoli, pur confermando come si è detto l’esistenza di una sala operazioni nell’area, abbia a sua volta preso le distanze dall’operazione.
Le possibili perplessità politiche suscitate dall’attacco.
Una questione, questa del possibile coinvolgimento di Baghdadi, che per altro rischia di diventare importante nel momento in cui, se fosse effettivamente confermata la sua responsabilità, Tripoli si troverebbe ad avere un Ministro della Difesa i cui movimenti sono, non solo autonomi, ma persino contrari al percorso tracciato dalle Nazioni Unite e, di riflesso, dalle autorità unitarie della Capitale: che dal loro canto intendono risolvere il conflitto civile libico con il dialogo e non con le stesse armi con le quali invece si sta affrontando, un po’ in tutta la Libia che ne è interessata, la questione terroristica.
Col senno di poi rimane dunque questione sensibile, sollevata non per niente dall’osservatrice Claudia Gazzini, quanto Serraj e i suoi uomini sapessero – se sapevano – di quanto si andava muovendo a Jufra: non sapevano e non hanno visto o sapevano e hanno chiuso gli occhi? In entrambi i casi, una colpa non lieve.
In past weeks #Libya PM Serraj denied any offensive being prepared to take oil terminals. Even visited Jufra. Blissful Ignorance or denial?
— Claudia Gazzini (@ClaudiaGazzini) 7 dicembre 2016
[Per sapere di più sulla conquista dei terminali petroliferi da parte dell’esercito della Libia orientale lo scorso settembre: Cronache Libiche, La lotta interna per i terminali petroliferi e la missione italiana, 18 settembre 2016]
Immagine di copertina: il Ministro della Difesa di Tripoli Mahdi al Barghathi, al centro della foto in abiti civili, visita la base aerea del distretto di Jufra, Libia centrale. Fonte: Libya Observer, 2 novembre 2016.
Profilo dell'autore
- Il primo amore è stato la letteratura, leggo e scrivo da che ne ho memoria. Poi sono arrivati la storia e il mondo, con la loro infinita varietà e con le loro infinite diversità. Gli eventi del 2011 mi lasciano innamorato della Libia: da allora ne seguo il dopoguerra e le persone che lo vivono, cercando di capire questo Paese e la sua strada.
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